Esiste un diritto all’abitazione?*



 Introduzione

La mancanza di abitazioni adeguate è uno dei problemi più urgenti che l'umanità deve affrontare. Nel 1995 il Centro delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani ha stimato che oltre un miliardo di persone in tutto il mondo vive in abitazioni inadeguate e che la popolazione mondiale dei senzatetto supera il totale di 100 milioni. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, dal canto proprio, ha evidenziato come l'abitazione sia il più importante fattore ambientale singolo associato con condizioni di malattia ed aspettativa di vita. In molte nazioni del mondo, poi, la mancanza di alloggi adeguati è stata messa in relazione con epidemie, crimini e malessere sociale. Le spese complessive dei governi per l'abitazione risultano sensibilmente più basse rispetto a quelle per altre aree. Il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite stima che nel 1990 la spesa governativa per l'abitazione fosse pari al 3.32 per cento del totale dei fondi pubblici disponibili. Per contro, all'istruzione era destinato il 15 per cento, mentre alla sanità spettava il 6.4 per cento.

Diritto ad un'abitazione adeguata

Il bisogno di un alloggio adeguato viene citato in numerosi trattati internazionale sui diritti umani, incluse la dichiarazione Universale dei Diritti Umani (articolo 25), il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (articolo 11), la Convenzione Internazionale per l'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Razziale (articolo 5), la Convenzione per l'eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (articolo 14) e la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia (articolo 27). La Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo contiene anche un importante riferimento (articolo 8). La realizzazione a livello nazionale di questi patti e convenzioni viene monitorata da comitati di esperti su basi continuative.

Durante il dibattito alla 15a sessione della Commissione sugli Insediamenti Umani ed il Secondo Comitato Preparatorio a Nairobi, nell'Aprile - Maggio 1995, tutti i paesi si sono detti d'accordo sul fatto che la disponibilità di alloggi adeguati per tutti rappresenta un importante obiettivo per cui battersi. Tuttavia, alcune nazioni si sono dette contrarie sul fatto che il diritto all'abitazione venga considerato alla stregua di un diritto umano riconosciuto dalle leggi internazionali.


A Nairobi, molti Stati Membri delle Nazioni Unite hanno espresso il parere che l'abitazione sia una componente essenziale di quei diritti fondamentali richiesti da ogni individuo per partecipare pienamente, e quindi beneficiare, della società. Senza di esso, gli individui non sarebbero in grado di godere di molti dei diritti umani riconosciuti dalla comunità internazionale.

Il diritto alla privacy, il diritto ad essere liberi dalle discriminazione, il diritto allo sviluppo, il diritto all'igiene ambientale ed il diritto a conseguire il più alto livello possibile di salute mentale e fisica, tra gli altri, dipendono dalla disponibilità di un alloggio adeguato.

Molte nazioni sostengono l'opinione che il diritto umano ad un alloggio adeguato venga riconosciuto in vari documenti internazionali sui diritti umani. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che venne adottata nel 1948, afferma nel suo articolo 25. 1:

Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Forse la più forte affermazione legale internazionale per il diritto all'alloggio può essere trovata nel Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali del 1966, che al 1o Dicembre 1995 era stata ratificata da più di 133 nazioni. Questo patto consiste di una raccolta di documenti legali che richiedono agli Stati che ratificano il Trattato di rendersi legalmente responsabili nei confronti dei propri cittadini, degli altri Stati che lo hanno sottoscritto e della comunità internazionale in genere. Il Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali verifica la realizzazione di questi diritti mediante l'esame di rapporti statali, valuta gli sforzi dei Governi per assicurare la disponibilità di abitazioni adeguate e fa delle raccomandazioni in merito alle iniziative da realizzare per il futuro. Secondo quanto recita l'articolo 11.1 del Patto: "Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sè e per la propria famiglia, che includa un'alimentazione, un vestiario ed un alloggio adeguati, nonchè al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita. Gli Stati parti prenderanno misure idonee ad assicurare l'attuazione di questo diritto, e riconoscono a tal fine l'importanza essenziale della cooperazione internazionale, basata sul libero consenso".

L'articolo 2 continua, "gli Stati parti... si impegnano a garantire che i diritti in esso enunciati verranno esercitati senza discriminazione alcuna, sia essa fondata sulla razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, l'opinione politica o qualsiasi altra opinione, l'origine nazionale o sociale, la condizione economica, la nascita o qualsiasi altra condizione".

Uno dei testi delle Nazioni Unite sui diritti umani più ampiamente ratificati, la Convenzione Internazionale sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Razziale include, nel suo Articolo 5, l'obbligo per gli Stati parti di garantire il diritto di ognuno, senza alcuna distinzione di razza, colore, origine nazionale od etnica, all'eguaglianza di fronte alla legge, segnatamente per quanto riguarda il godimento dei... diritti economici, sociali e culturali, in particolare... il diritto all'abitazione...." Alla data del 1o Dicembre 1995, 145 nazioni avevano ratificato il Trattato. La Convenzione sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Contro le Donne, che è stata adottata nel 1979, punta l'attenzione sulle necessità abitative delle donne che vivono nelle zone rurali. L'articolo 14.2 dichiara che "gli Stati parti prendono ogni misura adeguata per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne nelle zone rurali al fine di assicurare, su base di parità tra uomo e donna, la loro partecipazione allo sviluppo rurale ed ai suoi benefici, in particolare garantendo loro: .. h) di beneficiare di condizioni di vita decenti, in particolare per quanto concerne l'alloggio...." Alla data del 1o Dicembre 1995, 147 nazioni avevano ratificato la Convenzione.

Alle speciali necessità dei bambini si riferisce la Convenzione sui diritti dell'Infanzia, che è stata adottata nel 1989. L'articolo 27, che provvede al diritto dei bambini ad un adeguato livello di vita, recita "gli Stati parti, sulla base delle condizioni nazionali e dei loro mezzi, devono prendere le misure opportune per assistere i genitori del fanciullo o chi ne sia responsabile nell'attuazione di questo diritto e, in caso di necessità, devono fornire un'assistenza materiale e programmi di supporto in particolare per quel che riguarda la nutrizione, il vestiario e l'alloggio". Alla data del 1o Dicembre 1995, la Convenzione era stata ratificata da 185 paesi.

Le obbligazioni legali della comunità internazionale

Il riconoscimento del diritto all'abitazione come un diritto umano, ha importanti implicazioni per la comunità internazionale, inclusi tutti i Governi degli Stati e le agenzie internazionali. Gli articoli 55 e 56 dello Statuto delle Nazioni Unite e molti precedenti nel diritto internazionale, obbligano tutti gli Stati a cooperare nella protezione e nella promozione dei diritti economici, sociali e culturali. Questa responsabilità incombe in particolare su quegli Stati che sono nella condizione di poter assistere gli altri.

Il Centro per i Diritti Abitativi e gli Sfratti (COHRE) enfatizza il fatto che i diritti all'abitazione hanno più a che fare con la volontà politica che con la logistica di assicurare in breve tempo abitazioni alla popolazione. Il COHRE rileva che, pur se la struttura fisica di una casa, incluse le infrastrutture ed i servizi circostanti, con la sicurezza dei diritti di possesso sono dei temi importanti, essi dipendono largamente dal fatto che i terreni siano disponibili, accessibili ed acquistabili ad un prezzo equo, dal fatto che siano disponibili materiali edili a basso prezzo e dal fatto che le persone abbiamo il diritto di scegliere dove vogliono vivere. Tutti questi fattori, a turno, dipendono dal fatto che i Governi rendano queste condizioni possibili.


L'UNCHS (Habitat), ritiene che qualunque tentativo per migliorare le condizioni abitative debba largamente basarsi su di un "approccio che metta in grado" che incoraggi i Governi a promulgare le cornici di supporto legislativo, costituzionale e finanziario che mettano in condizione le aziende del settore industriale e terziario, le organizzazioni non governative, le comunità e le famiglie individuali a contribuire in maniera più efficace allo sviluppo abitativo. Il Centro Habitat considera che la garanzia di forme di possesso sicure rappresenti il passo più importante che i Governi debbano intraprendere nell'inseguire l'obiettivo politico di un'abitazione adeguata per tutti.

La concessione di diritti comprende i diritti abitativi

L'assenza di una definizione largamente accettata e riconosciuta dell'insieme dei diritti che attualmente comprende i diritti abitativi, è stato sottolineato dal Commento Generale n. 4 sul Diritto ad un'Abitazione Adeguata, rilasciato dal Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali.
Esso ha rilevato come, nel diritto internazionale, i seguenti diritti vengano riconosciuti ad ogni persona.

  1. Sicurezza legale del possessoA tutte le persone viene garantita protezione legale contro sfratti illeciti, molestie ed altri pericoli. Agli Stati partecipanti viene richiesto di prendere misure immediate per assicurare sicurezza legale del possesso a quanti non godono di tale garanzia, dopo una approfondita consultazione con la persona danneggiata.

  2. Disponibilità di servizi, materiali ed infrastrutture
    Ognuno ha diritto ad un accesso sostenibile alle risorse comuni, acqua potabile, energia per cucinare, riscaldare ed illuminare, servizi sanitari e di lavanderia, immagazzinamento del cibo, raccolta dei rifiuti, fognature e servizi di emergenza.

  3. Offerta di abitazioni
    Tutti i costi associati con l'abitazione dovrebbero essere ad un livello tale da assicurare che il raggiungimento e la soddisfazione di altri bisogni essenziali non vengano posti a rischio, o compromessi. Sussidi per l'abitazione dovrebbero essere a disposizione di quanti non siano in condizione di ottenere un'abitazione e gli inquilini dovrebbero esser protetti da livelli degli affitti che siano irragionevoli. In aree in cui le sostanze naturali sono le fonti principali per i materiali da costruzione, gli Stati dovrebbero assicurare la loro disponibilità.

  4. Case abitabili
    Abitazioni adeguate implicano che agli abitanti vengano assicurati spazi adeguati, che siano protetti dagli elementi e da altri pericoli per la salute quali rischi strutturali ed agenti infettivi. La sicurezza fisica degli occupanti deve esser garantita.

  5. Case accessibili
    Quanti hanno diritto ad una casa adeguata debbono anche esser capaci di ottenere accesso ad essa. Gruppi svantaggiati quali anziani, bambini, persone con handicap fisici, persone che abbiano problemi medici cronici, malati mentali, vittime di disastri naturali, persone che risiedano in aree a rischio di disastri ed altri gruppi, debbono aver garantito un qualche grado di considerazione prioritaria nella sfera abitativa.

  6. Località adeguate
    Le abitazioni debbono trovarsi in località che permettano di usufruire di possibilità lavorative, servizi sanitari, scuole, centri per la cura dei bambini ed altre strutture sociali. Le abitazioni non debbono essere situate in aree nelle quali l'inquinamento ponga a rischio il diritto alla salute.

  7. Abitazioni culturalmente adeguate
    Case adeguate debbono consentire l'espressione di identità e diversità culturali. Lo sviluppo della modernizzazione nella sfera abitativa non deve sacrificare la dimensione culturale della casa.

Questi sono alcuni dei diritti associati con il diritto ad un'abitazione adeguata. Essi mostrano la complessità del tema ed illustrano le numerose aree che debbono venire pienamente considerate dagli Stati sotto l'obbligo legale della Convenzione per i Diritti Economici, Sociali e Culturali, per soddisfare i diritti abitativi delle loro popolazioni. Qualsiasi persona, famiglia, gruppo o comunità che vivano in condizioni che non soddisfino pienamente i termini dei diritti possono ragionevolmente reclamare che un diritto umano, il loro diritto ad una casa adeguata, viene violato in spregio del diritto internazionale. Tuttavia, considerato lo status legale non troppo chiaro della maggior parte dei diritti economici, sociali e culturali, è poco verosimile che il diritto all'abitazione possa esser fatto valere, specialmente nelle nazioni in via di sviluppo, nelle quali la maggioranza delle persone non possiede i mezzi per acquistare una casa adeguata. Diviene quindi evidente che la graduale realizzazione dei diritti abitativi è strettamente legata ad avanzamenti complessivi nello sviluppo economico e sociale.

*Tratto da www.onuitalia.it