Ingredienti di una politica sanitaria sensibile alle differenze di genere



Una politica o un programma sanitario sensibile alle differenze di genere dovrà riconoscere che la discriminazione sessista contribuisce alle condizioni di salute delle donne e rappresenta un ostacolo al godimento dei diritti umani da parte delle donne. Tale programma o politica dovrà affrontare non soltanto il rapporto fra l'autonomia delle donne, i rapporti fra i sessi e la famiglia, ma inserire anche i diritti umani che consentono alle donne di controllare la propria fecondità e sessualità. Tali diritti includono, ma non sono limitati al diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale, all'eguaglianza e i diritti a fondare una famiglia, a prendere decisioni libere e responsabili sul numero dei figli e gli intervalli fra le nascite, ad avere accesso all'informazione e all'istruzione, a godere di un ambiente sano e ad accedere all'assistenza sanitaria. Pertanto, una politica sanitaria sensibile alle differenze di genere, che integri l'attenzione ai diritti umani garantirebbe la buona qualità dell'assistenza, l'esperienza tecnica, la tecnologia moderna, la scelta di metodi contraccettivi, una informazione completa sulle scelte disponibili e altri servizi che consentono alle donne di tutelare e prendere decisioni in merito alla loro sessualità, fertilità e ai loro obiettivi riproduttivi.

  1. L'intersezione dei diritti umani con la tutela della salute delle donne
  2. Ronda Copelon ha presentato un modello per l'intreccio (intersection) delle gravi preoccupazioni per i diritti umani coinvolti nella tutela della salute della donna. Le sue osservazioni si basavano su un testo, di cui è stata autrice, insieme a Sofia Gruskin e a Nahid Toubia. Il testo propone un contesto interdisciplinare molto ampio in cui inserire l'analisi di un problema sanitario particolare o in risposta a tale problema che possano impegnare i treaty bodies e le agenzie programmatiche competenti. Identifica quattro categorie, distinte, ma correlate fra loro — che le autrici descrivono come "fasci" di diritti — in cui si possono raggruppare le norme esistenti sui diritti umani, desunte dai vari trattati e applicabili alla salute delle donne:

I diritti contenuti nel "fascio dell'autonomia" coinvolgono la capacità e i mezzi di operare decisioni riguardo al proprio corpo e alla propria vita, riconoscendo che ciò non coinvolge un individualismo isolato, ma piuttosto l'interconnessione della vita delle donne con altre persone, così come la loro dipendenza dalle condizioni economiche, sociali, culturali e politiche. I diritti di autonomia coprono una vasta gamma, dalla libertà dalla schiavitù, dalla tortura e dai trattamenti disumani fino alla libertà, alla sicurezza personale, alla privacy, al rispetto della vita familiare, alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di espressione e al diritto di ottenere, ricevere e impartire informazioni. Al nucleo stesso dei diritti di autonomia troviamo l'integrità del proprio corpo. Per le donne, la sessualità e la riproduzione costituiscono gli elementi centrali della integrità fisica. I diritti di autonomia coinvolgono la responsabilità dello Stato, in chiave sia positiva che negativa. I governi devono non soltanto astenersi dall'ostacolare l'esercizio di tali diritti, ma anche prendere decisioni costruttive sia per proteggere l'esercizio di tali diritti da interferenze private, che per garantire che esistano le condizioni necessarie per l'esercizio di tali diritti.

Il diritto alla salute riguarda il conseguimento del livello di salute più elevato possibile. Gli elementi della salute sessuale e riproduttiva delle donne sono stati definiti nei documenti della Conferenza. Vi sono tre componenti principali:

Rispetto al diritto alla salute, come si è visto a proposito di altri diritti sociali ed economici, è responsabilità dello Stato fornire un livello minimo essenziale di protezione (core minimum), eliminare la discriminazione e, gradualmente, intervenire in modo da elevare al massimo il godimento della salute. Per questo motivo, le riduzioni degli stanziamenti per la sanità presentano un problema evidente di violazione del diritto alla salute, e verosimilmente provocheranno violazioni anche di altri "fasci di diritti". Pertanto è di particolare importanza che i treaty bodies valutino le politiche di adeguamento strutturale, le riduzioni dei bilanci nazionali e altre politiche di privatizzazione, in base alle conseguenze che hanno sul graduale miglioramento delle condizioni di salute.

Il terzo "fascio" di diritti — l'eliminazione della discriminazione — richiede che si prendano in considerazione tutte le categorie riconosciute di discriminazione inammissibile (discriminazione in base alla razza, al colore della pelle, al sesso, alla lingua, alla religione, alle opinioni politiche o di altra natura, all'origine nazionale o sociale, al censo e alla nascita) e "altri status" quali l'età, la vita in zone rurali rispetto a quelle urbane, l'orientamento sessuale, lo status coniugale, le condizioni di salute, quali per esempio l'AIDS, e il numero di figli. La discriminazione, come è stata definita nella Convenzione delle Donne, riguarda il trattamento discriminatorio e l'impatto, sproporzionatamente dannoso per le donne in vari contesti. È responsabilità dello Stato eliminare le proprie pratiche discriminatorie e assicurare altresì l'eliminazione della discriminazione privata in tutti gli aspetti della vita. Per quanto riguarda i diritti alla salute sessuale e riproduttiva, la responsabilità degli Stati di eliminare la discriminazione richiede una grande attenzione alle differenze specifiche fra i sessi e alle misure costruttive che consentano alle donne di realizzare una condizione di eguaglianza.

Il "fascio" di diritti finale — che riguarda i diritti a una partecipazione paritaria e completa in tutte le sfere della vita — attira l'attenzione sia sui processi che sulla sostanza della tutela dei diritti delle donne alla salute e alla cittadinanza. Tale categoria comprende i diritti delle donne a parità di accesso all'istruzione; il rispetto delle decisioni prese nella vita intima — la scelta dei partner sessuali e dei compagni di vita, e la procreazione; e la condivisione paritaria con gli uomini delle responsabilità per la cura dei figli e del nucleo familiare. Comprende, inoltre, i diritti di partecipazione politica e democratica, in particolare i diritti alla libertà di espressione e di associazione, ad opporsi alle violazioni e ad elaborare programmi sensibili alle differenze di genere, e a partecipare in misura eguale alla selezione di rappresentanti e di persone con incarico pubblico. Come è stato sottolineato dai documenti della ICPD e della Conferenza di Pechino, tali diritti comprendono la partecipazione alla pianificazione, attuazione e valutazione dei programmi concernenti la salute sessuale e riproduttiva. Infine, il "fascio" dei diritti di partecipazione include lo sviluppo e il ricorso a meccanismi di riparazione, che prevedono meccanismi particolari, previsti per facilitare l'accesso delle persone che hanno motivi di lamentarsi riguardo all'attività programmatica.

2. Discussione

La discussione si è incentrata sul valore di questa impostazione basata sui "fasci di diritti" ai fini di un'analisi della salute in una prospettiva di diritti umani. Tale impostazione è stata apprezzata da alcuni esponenti dei treaty bodies, come pure da un certo numero di partecipanti delle agenzie e delle ONG. Tale impostazione, inoltre, è particolarmente interessante per quanti desiderino avere un quadro di riferimento olistico o indivisibile dei diritti umani nel loro lavoro programmatico. Altri partecipanti hanno preferito un'impostazione basata sui singoli trattati, che rifletteva meglio le loro preoccupazioni all'interno dei rispettivi treaty bodies. Si è preso atto che un'impostazione basata sui singoli trattati è di fondamentale importanza allorché si lavora su treaty bodies particolari, su aspetti del problema che rientrano nel loro ambito di competenza giuridica.

Virginia Bonoan Dandan, Relatore del Comitato sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR) ha commentato le interconnessioni esistenti fra diritti economici, sociali e culturali e un concetto indivisibile del diritto delle donne alla salute, con particolare riferimento alla salute sessuale e riproduttiva. Ha sottolineato che il diritto alla salute è un elemento fondante di tutti i diritti umani. Una concezione olistica della salute, in conformità con la piattaforma d'azione di Pechino, non si limita all'assistenza sanitaria, ma richiede che si prendano in considerazione altri elementi determinanti della salute, fra cui alloggi, istruzione e servizi igienici adeguati e la tutela dalla discriminazione.

Virginia Bonoan Dandan ha sottolineato che la ICESCR (Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali) copre una vasta gamma di diritti essenziali per la tutela della salute delle donne. Ha sottolineato che il diritto fondamentale dell'ICESCR, che richiede un'attuazione immediata e non semplicemente graduale da parte degli Stati firmatari, è l'ampio diritto alla non discriminazione esplicitato all'Articolo 2(2). Il diritto alla non discriminazione richiede che si esaminino con occhi diversi le condizioni di salute e di vita e le politiche sanitarie, ed è di particolare importanza per le donne delle comunità migranti, le popolazioni indigene o qualsiasi gruppo svantaggiato o vulnerabile.

Shanthi Dairiam ha parlato dei mezzi atti a portare avanti l'applicazione dei diritti umani concernenti la salute delle donne, ponendo in luce le sfide che si pongono nell'applicare una prospettiva di genere e nel superare una discriminazione sessista riguardo ai diritti delle donne alla salute sessuale e riproduttiva. Per portare avanti il riconoscimento e l'accettazione dei diritti umani, è importante tenere sempre presenti i principi dell'eguaglianza, della universalità e della indivisibilità. Il principio della universalità è in gioco in particolare quando si devono risolvere conflitti di diritti, soprattutto in materia di diritti alla salute riproduttiva e sessuale. Il principio della interdipendenza dei diritti è chiamato a risolvere la dicotomia fra pubblico e privato.