Diritto all’identità culturale


Tale diritto trova una formulazione indiretta nell’articolo 27 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che prevede che le persone appartenenti alle minoranze hanno il diritto di godere della propria cultura. Durante la Conferenza mondiale sulle politiche culturali organizzata dall’Unesco a Città del Messico nel 1982, i delegati hanno sottolineato la crescente consapevolezza che i popoli hanno della propria identità culturale, del pluralismo che ne deriva, del loro diritto ad essere diversi e del rispetto reciproco fra le diverse culture, ivi comprese quelle delle minoranze. Nella sua Raccomandazione sulla identità culturale, la Conferenza ha invitato gli stati al rispetto e all’impegno a preservare l’identità culturale di tutti i paesi, regioni e popoli, e a opporsi a qualsiasi discriminazione attinente all’identità culturale di altri paesi, regioni e popoli e a incoraggiare lo sviluppo dell’identità culturale attivando tutti i mezzi appropriati. La Dichiarazione di Città del Messico sulle politiche culturali enuncia, inter alia, che l’affermazione dell’identità culturale contribuisce alla liberazione dei popoli. Inoltre, l’identità culturale costituisce un patrimonio a cui l’umanità può attingere per lavorare per un futuro migliore, incoraggiando ogni popolo e ogni gruppo a riscoprire le proprie radici, ad accettare di buon grado i contributi esterni compatibili con le proprie caratteristiche, ed a alimentare così il proprio processo creativo.La Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose o linguistiche (1992) prevede che: "gli stati dovranno tutelare l’esistenza e l’identità nazionale o etnica, culturale, religiosa e linguistica delle minoranze all’interno dei rispettivi territori e dovranno incoraggiare le condizioni atte a rafforzare tale identità" (art. 1, par.1). La Convenzione quadro per la tutela delle minoranze nazionali adottata dal Consiglio d’Europa nel 1995 prevede che "gli stati parte s’impegnano a favorire le condizioni necessarie affinché le persone appartenenti a minoranze nazionali possono mantenere e sviluppare la propria cultura e conservare gli elementi essenziali della propria identità, vale a dire la loro religione, lingua, tradizione e patrimonio culturale" (art. 5).

Il diritto all’identità culturale è riconosciuto negli strumenti sui diritti umani. L’art. 29 (c) della Convenzione sui diritti dell'infanzia (1989) prevede che l’istruzione del bambino o della bambina sia mirata a: "sviluppare il rispetto per la sua identità culturale, la sua lingua e i suoi valori....". Il diritto al rispetto dell’identità culturale vuol dire che chiunque, da solo o in unione con altri, potrà scegliere liberamente la propria identità culturale nei suoi vari aspetti, lingua, religione, patrimonio artistico, tradizioni, ecc. Chiunque può avere una o più identità culturali e può decidere liberamente se identificarsi o meno con una o più comunità culturali. Nessuno può essere sottoposto ad assimilazione forzata contro la sua volontà.

Questo punto è di particolare rilevanza nel momento in cui si affronta il complesso nodo dell'intreccio fra diritto all'identità culturale e libertà femminile, spesso affrontato in termini di conflitto fra un diritto collettivo (il diritto del gruppo ad una propria identità) e diritto/libertà della donna di non essere costretta a subire gli aspetti di quella tradizione culturale fondati sulla subordinazione delle donne. In realtà il problema è assai meno complesso se affrontato dal punto di vista del diritto non del gruppo ma della persona: cioè il diritto di ogni donna a scegliere quale interpretazione dare della propria identità culturale, quali aspetti valorizzarne, quali invece respingere o rimodellare in base alle proprie autonome convinzioni e scelte di vita.

Anche in termini di diritti collettivi (ad esempio i diritti delle minoranze ad una propria lingua e una propria cultura), è sempre importante aver presente che l'identità culturale non è mai un blocco monolitico, ma un insieme complesso e spesso conflittuale, in continua evoluzione. Anche all'interno delle tradizioni culturali apparentemente più ostili ai diritti e alla libertà delle donne, infatti, convivono filoni di pensiero ed esperienze di lotta per l'autodeterminazione e di libertà femminile: e tutte le diverse facce di ogni tradizione culturale, minoritarie o maggioritarie che siano, hanno lo stesso diritto di esistenza, in un ottica di rispetto dei diritti umani.

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