Demografia delle persone anziane*



Ci troviamo nel mezzo di una rivoluzione silenziosa, che va ben al di là del fattore demografico, con importanti implicazioni di carattere economico, sociale, culturale, psicologico e spirituale.

Kofi Annan Segretario Generale delle Nazioni Unite 1 ottobre 1998

La longevità: una rivoluzione

La rivoluzione della longevità è, infatti, una rivoluzione "paragonabile alle altre grandi rivoluzioni della storia, il Rinascimento e la Rivoluzione Industriale…….che hanno trasformato ogni aspetto della vita sul nostro pianeta" -- ha affermato, in un recente intervento alle Nazioni Unite sull’invecchiamento il Dott. Bernard Starr, Professore di Gerontologia al Marymount Manhattan College. I cambiamenti demografici mondiali risultano nel numero e nelle percentuali crescenti di persone ultrasessantenni.
L’invecchiamento della popolazione mondiale è il risultato della continua diminuzione dei tassi di fertilità e della crescita dell’aspettativa di vita. Fin dall’inizio del secolo le regioni più sviluppate del mondo sono state al primo posto nell’invecchiamento della popolazione. Anche in altre parti del globo l’invecchiamento della popolazione è in rapido aumento. Secondo "Lo Stato della popolazione nel mondo 1998", il rapporto pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), questi cambiamenti, attualmente, stanno avvenendo ad un tasso senza precedenti. Oggi, le società si trovano ad affrontare la necessità di soddisfare i fabbisogni delle persone anziane, al fine di assicurare una maggiore equità tra le generazioni.
"Possiamo sicuramente affermare che mai nella storia del genere umano si è verificata una situazione simile. L’Anno Internazionale delle Persone Anziane è il momento giusto per accettare le sfide della rivoluzione della longevità e per cogliere ogni opportunità per far fronte a queste sfide", ha esortato Helen Hamlin, Presidente del Comitato ONG sull’Invecchiamento, New York.
Nel 1992 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di commemorare l’Anno Internazionale delle Persone Anziane nel 1999, nell’intento di fronteggiare la sfida del crescente invecchiamento della popolazione. L’obiettivo dell’Anno è quello di accrescere la consapevolezza dei fattori demografici, in rapido cambiamento, delle persone anziane nel mondo, così come di stimolare il dibattito, di incoraggiare la ricerca e lo scambio di informazioni e di promuovere le strategie di azione.

La popolazione mondiale

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite a metà del 1998 la popolazione mondiale era di 5,9 miliardi di persone e ci si aspettava che raggiungesse il traguardo dei 6 miliardi entro la metà del 1999. I tassi di fertilità più bassi, le migliori condizioni di salute e la longevità hanno generato numeri e proporzioni crescenti di persone anziane nella maggior parte delle regioni del mondo. L’età media è aumentata dai 23,5 anni nel 1950 ai 26,1 nel 1998. Si stima che, entro il 2050 essa raggiungerà i 37,8 anni. La struttura della popolazione mondiale si sta trasformando da una tradizionale piramide con una larga base in una piramide capovolta. Il mondo si sta, letteralmente, capovolgendo in termini demografici. Abbiamo bisogno di prepararci per il "terremoto dell’età", secondo l’Ambasciatrice della Repubblica Dominicana Julia T. Alvarez. Man mano che ci si avvicina al ventunesimo secolo, l’invecchiamento della popolazione è destinato a emergere come fenomeno mondiale preminente. (v. Tab. 1).


TABELLA 1: ETÀ MEDIA SECONDO LE AREE PIÙ IMPORTANTI
1950, 1998 e 2050
(Proiezioni varianti medie)

1950 1998 2050
Totale mondiale 23,5 26,1 37,8
Regioni più sviluppate 28,6 36,8 45,6
Regioni meno sviluppate 21,3 23,9 36,7
Africa 18,7 18,3 30,7
Asia 21,9 25,6 39,3
Europa 29,2 37,1 47,4
America Latina e Caraibi 20,1 23,9 37,8
America del Nord 29,8 35,2 42,1
Oceania 27,9 30,7 39,3

Fonte: United Nations Population Division, World Population Prospects: The 1998 Revision


Il processo di invecchiamento risulta ancor più drammatico se si considera la crescita del numero delle persone anziane. In altri termini, ci sarà un aumento del numero degli anziani da 580 milioni nel 1998 a quasi 2 miliardi nel 2050. Il cambiamento sarà relativamente moderato nelle regioni maggiormente sviluppate: da 226 milioni nel 1998 a 376 milioni nel 2050. Laumento risulterà più drammatico nelle regioni meno sviluppate, dove la popolazione di sessantanni e più aumenterà dai 354 milioni del 1998 a 1,6 miliardi nel 2050 (Vedere fig.1 ).
Si stima che l`Europa sarà larea del mondo maggiormente colpita dal fenomeno dellinvecchiamento. La percentuale delle persone anziane crescerà dal 20% del 1998 al 35% nel 2050. Entro quella data una persona su tre avrà sessantanni o più. Entro il 2050 i paesi più anziani del mondo saranno la Spagna e lItalia, rispettivamente con 3,6 e 3,4 persone di sessantanni o più per ogni persona sotto i quindici anni. Le altre aree più colpite dallinvecchiamento saranno, in ordine decrescente, il Nord-America, lOceania, lAsia, lAmerica Latina e i Caraibi. LAfrica è la regione più giovane del mondo, con una percentuale di persone anziane che, nel 1998, raggiungeva il 5% della popolazione. Entro il 2050 lAfrica avrà ancora una struttura di età giovane, con un numero di bambini ( 24%) due volte maggiore rispetto a quello degli anziani (12 %).


L'invecchiamento della popolazione anziana

La demografia dell’invecchiamento, adesso, sta iniziando ad essere misurata in termini di due diverse dimensioni : la prima riferentesi a ciò che può essere definito la demografia dell’invecchiamento della popolazione e la seconda in riferimento alla demografia delle persone anziane. Non solo la popolazione totale sta invecchiando, ma stiamo assistendo anche all’invecchiamento delle persone anziane. Le persone di 80 anni o più, definite "i più anziani tra gli anziani", sono ancora una parte veramente piccola della popolazione mondiale attuale, solo l’1,1 per cento; tuttavia, è la fascia di popolazione con il tasso di crescita più rapido. Ad esempio, mentre la popolazione totale è aumentata del 60% dal 1970 al 1998, questa categoria è cresciuta più del doppio, da 26,7 a 66 milioni, con un aumento del 147%. Entro il 2050 si prevede che questo gruppo di popolazione sarà almeno sei volte più numeroso di oggi.
La percentuale dei "più anziani tra gli anziani" era più estesa nell’Europa del Nord (3,9 %), seguita dall’Europa Occidentale (3,7%) e dall’Europa del Sud (3,2%). I tre Paesi con la più alta percentuale dei più anziani tra gli anziani nel 1998 erano la Svezia (4,8%), la Norvegia (4,2%) e il Regno Unito (4,1 %). Le percentuali più basse, equivalenti allo 0.5% o meno, appartenevano all’Africa, alla Melanesia, alla Polinesia e alla Micronesia.
A livello nazionale la Cina aveva il numero più consistente di persone nel gruppo dei "piu`anziani tra gli anziani", con 10,5 milioni di persone. Oggi, il 16 % di tutte le persone del mondo dell’età di ottantanni o più vive in Cina ( 30 milioni), 8,6 milioni vivono negli Stati Uniti d’America, 5,7 milioni in India, 4,3 milioni in Giappone, 3,1 milioni in Germania e 3 milioni nella Federazione Russa.
Entro il 2050, si prevede che dodici Paesi avranno più del 10% di persone "più anziane tra gli anziani". Tra essi l’Italia, che si stima avrà una percentuale del 14% , l’Austria , il Belgio, la Cina, la Germania, la Grecia, il Giappone, l’Olanda, Singapore, la Spagna, la Svezia e la Svizzerra. Cinque Paesi avranno 10 milioni o più di persone ultraottantenni: la Cina, che ne avrà 100 milioni; l’India, 47 milioni; gli Stati Uniti, 27 milioni; il Giappone, 12 milioni; e l’Indonesia, 10 milioni.
Si prevede che il numero assoluto dei "più anziani tra gli anziani" cambierà drasticamente. La Tavola 2 illustra l’incremento previsto degli ottantenni, dei novantenni e dei centenari tra il 1998 ed le proiezioni del 2050.
Si prevede che, globalmente, il numero degli ottantenni aumenterà a 311 milioni nel 2050, cioè 5,3 volte il suo ammontare nel 1998. Il numero dei novantenni aumenterà di quasi otto volte, fino a 57 milioni. Il numero delle persone che vivranno fino a cent’anni e più aumenterà più velocemente. Nel 2050 si prevede che il numero dei centenari sarà 16 volte più consistente rispetto al 1998, ossia di 2,2 milioni di persone.


I centenari

Le persone che hanno superato il loro centesimo compleanno hanno, da sempre, attirato molta attenzione, poichè il superamento di quell’età è un evento eccezionale. Nel 1998 c’erano 135.000 centenari al mondo. Entro il 2050 ce ne saranno 2,2 milioni, cioè uno ogni 5.000 persone. Si prevede che, nel 2050, la maggior parte della popolazione centenaria vivrà in Cina (472.000 persone), negli Stati Uniti (298.000), in Giappone (272.000) e in India (111.000). Entro il 2050 il Giappone avrà la più alta percentuale di centenari, il 2,6 per mille della popolazione totale, o il 2,2 per cento dei "più anziani tra gli anziani". Il numero totale di centenari ammonterà a 272.000: 40.000 uomini e 232.000 donne. La Finlandia, l’Italia, la Norvegia, Singapore, e la Svezia raggiungeranno un numero leggermente al di sotto del due per mille.


Le donne

L’invecchiamento della popolazione comporta anche importanti implicazioni sull’equilibrio tra i sessi, dato che la percentuale più alta dei "piu`anziani tra gli anziani" è rappresentata dalle donne. La femminizzazione dei gruppi più anziani della popolazione è un fenomeno osservato in tutto il mondo perché le donne vivono più a lungo degli uomini. Nel 1998 il rapporto era di 190 donne su 100 uomini tra i "più anziani tra gli anziani". Più specificamente, il rapporto era di 181 su 100 tra gli ottantenni, di 287 su 100 tra i novantenni e di 386 a 100 tra i centenari.
La Tavola 3 mostra il rapporto uomo-donna, il numero delle donne di ogni gruppo di età per ogni 100 uomini. Essa illustra due fenomeni caratterizzanti dei più anziani tra gli anziani: più alta è l`età del gruppo, più il rapporto uomo-donna è alto e cresce velocemente.
A causa della loro elevata speranza di vita, la maggior parte delle donne delle "più anziane tra le anziane" sono vedove. Inoltre, il numero di donne ultrasessantanni che hanno subito la perdita dei loro compagni supera di gran lunga quello degli uomini. L’Africa Sub-Sahariana, gli Stati Arabi del Nord-Africa, l’Asia occidentale e l’Asia del Sud hanno il più elevato numero di vedove ultrasessantenni. L’Algeria, il Bangladesh , il Botswana , il Burkina Faso, il Burundi, il Camerun, la Côte-d’Ivoire, l’Egitto, la Giordania, il Mali, il Marocco, il Senegal la Tunisia e lo Zimbabwe sono tra i Paesi che hanno un numero di vedove almeno 5 volte superiore a quello degli uomini.
La percentuale dei vedovi tra gli uomini oltre i sessantanni di età è, generalmente, al di sotto di un quinto nella maggior parte dei Paesi, ma solo al di sotto di un quarto in Cina. In contrasto con questi dati, dal 40% al 60% delle donne oltre i sessanta può rimanere vedova, eccetto in America Latina ed in alcuni Paesi europei, dove la percentuale è superiore al 30%. Sia nei Paesi in via di sviluppo sia in quelli sviluppati la proporzione degli uomini anziani che dichiarano di vivere con le proprie moglie e di essere accuditi da esse risulta 4 volte superiore a quellodelle donne.
Poichè la popolazione anziana, in particolare quella degli ultraottantenni, è prevalentemente femminile, le donne anziane hanno una probabilità più elevata rispetto agli uomini di essere povere o analfabete.

La longevità: un successo
Come ha affermato Nitin Desai nel suo discorso in occasione del lancio dell’Anno Internazionale delle Persone Anziane, "La longevità è un successo. È qualcosa che gli esseri umani hanno voluto fin dall’anno zero! Il fatto che la stiamo raggiungendo non dovrebbe essere considerato un problema. Dovrebbe essere considerato una conquista.

Pubblicato a cura del Dipartimento delle Nazioni Unite per la Pubblica Informazione
DPI/1964/G - Settembre 1999
Traduzione non ufficiale a cura del Centro di Informazione delle Nazioni Unite, Sett. 1999

*Tratto da www.onuitalia.it