Migrazioni, diversità culturale, uguaglianza fra i sessi
Rapporto del gruppo di specialiste del Consiglio d'Europa, 1994*



VI. Il contributo delle donne immigrate



Un fattore emerso con forza durante le audizioni e il seminario organizzati dal Gruppo, è stata la grande energia, forza di volontà e determinazione delle donne immigrate di superare i molti ostacoli che incontrano. E’ importante evitare di partire dal presupposto secondo il quale per le società europee le immigrate rappresenterebbero un problema. Al contrario, il loro punto di vista, le loro esperienze, devono essere parte integrante del dibattito su questi temi. Deve essre pienamente riconosciuto il loro contributo allo sviluppo della vita economica e sociale nei paesi in cui vivono. Le immigrate devono partecipare a pieno titolo all’identificazione delle barriere che si frappongono all’uguaglianza, e alla ricerca delle soluzioni. Le reti di donne immigrate a livello nazionale e sovranazionale possono divenire sedi importanti di scambio di esperienze e riflessione sui problemi. Spetta alle immigrate, definire quali sono le barriere specifiche che incontrano, e non subire la definizione che ne danno le donne della cultura dominante: i soggetti del cambiamento devono essere, in prima persona, le immigrate stesse. Se non si opera così, se le immigrate si sentono escluse, o sentono che viene loro proposto un approccio "eurocentrico", le proposte presentate verranno rifiutate. In altre parole, si tratta di un processo di scambio, non di un percorso a senso unico: i preconcetti della società dominante su quali siano gli ostacoli principali all’uguaglianza fra i sessi devono essere modificati in base alle voci e alle esperienze dirette delle immigrate. Non si tratta solo di cambiare le leggi, ma di comprendere le ideologie su cui le leggi si fondano, e dunque di cambiare gli atteggiamenti mentali, costruendo nuove norme sui fondamenti dell’uguaglianza e sui diritti che essa comporta, per la popolazione immigrata nella società di accoglienza. E’ importante riconoscere che la presenza di donne che provengono da ambienti culturali, religiosi e sociali diversi, non solo rappresenta una ricchezza per l’Europa, ma richiede anche all’Europa di affrontare dei cambiamenti.

Dai dibattiti e dalle relazioni presentate al Gruppo è emerso con chiarezza che esistono differenze nell’importanza che le diverse comunità di minoranza danno all’uguaglianza fra i sessi. Le opinioni non sono omogenee, a causa della diversità di provenienza culturale, di origini nazionali e di classe sociale delle donne, nonché della loro situazione personale. Le immigrate hanno insistito con forza sull’importanza che ha per loro costruire una propria identità, e sull'importanza del proprio ruolo, di ponte fra due culture e di punto di riferimento nella famiglia. E’ vero sia per le europee che per le immigrate che spesso le donne svolgono un doppio ruolo: uno come fonte di sostegno per la famiglia, e l’altro nel lavoro retribuito. Per le immigrate, un terzo ruolo può essere rappresentato dal compito di fornire un punto di riferimento per le altre donne del proprio paese d’origine o della propria comunità, come mediatrici, facilitatrici o consulenti. Molte delle associazioni di donne immigrate sono organizzate e gestite da donne che svolgono proprio questo tipo di funzione. Si tratta di ruoli gravosi, che impongono un grande consumo di tempo e di energie.

Negli incontri con le immigrate le interessate hanno dato priorità soprattutto all’esigenza di mantenere ad affermare la propria identità, ed al diritto all’uguaglianza nella società dominante, come esigenza più rilevante rispetto al tema della parità fra i sessi. Le immigrate hanno espresso con chiarezza la convinzione che non è possibile ottenere l’uguaglianza fra donne e uomini senza ottenere l’uguaglianza nella società in generale: la discriminazione razziale ed etnica risulta vissuta come barriera più pesante della disuguaglianza fra i sessi.

L’uguaglianza fra i sessi, peraltro, spesso può essere intesa come omologazione delle donne agli uomini, per perseguire tutti gli stessi obiettivi e allo stesso modo. E’ invece importante riconoscere che uguaglianza significa piuttosto avere tutti e tutte eguale valore e pari dignità; significa cioé esercitare gli stessi diritti e libertà fondamentali, e mettere in discussione il modo in cui è organizzata la società, che nega alle donne un pieno esercizio dei diritti umani. Se il tema della parità viene affrontato in questo modo, sicuramente verrà considerato prioritario, ed altrettanto importante per le immigrate quanto lo è per le donne in generale.

Le giovani donne, nate nella società in cui si sono insediati i genitori immigrati, continuano a vivere due tipi di svantaggio nel lavoro. In molti paesi le ragazze le cui famiglie di origine sono immigrate conseguono risultati scolastici migliori dei ragazzi, ma poi accedono di meno dei maschi alla formazione professionale e all’istruzione superiore. Queste ragazze stanno sviluppando un nuovo senso di fierezza e di identificazione con le proprie origini etniche e culturali; contemporaneamente sono anche impegnate in uno scambio dinamico con i sistemi europei. Vale le pena di notare che per le donne europee ci sono voluti più di cent’anni, ed in una situazione di relativa sicurezza rispetto alla propria appartenenza alla società dominante, prima di ottenere la parità giuridica con gli uomini. Per le europee, uno dei punti di partenza è stato l’accesso all’istruzione e alla formazione, in particolare a studi accademici seri ed alle professioni; la lotta per le pari opportunità e la parità salariale, peraltro, è ancora in corso. Le immigrate si chiedono in che misura sia dunque possibile ottenere la parità fra donne e uomini senza prima aver ottenuto l’uguaglianza sul piano etnico e razziale.

 

*Tratto da "Donne, migrazioni, diversità: l’Italia di oggi e di domani", atti del seminario 1 marzo 2001, in corso di pubblicazione a cura della Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità.