Trasversalità, diritti umani e soggettività delle donne nere

di Lisa A. Crooms


Dico venite, avvinghiate fra i piedi la giustizia
Dico venite, avvinghiate con la lingua la verità
Dico, avvinghiate nelle mani le azioni, e la preghiera
Sonia Sanchez (n1)



Ogni convenzione delle Nazioni Unite sui diritti umani si fonda sulla Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR). Nella Dichiarazione, l'identità non conta, nel senso che ciascuno, qualsiasi sia la sua identità, ha diritto a eguali diritti ed eguale dignità e contemporaneamente nell'UDHR l'identità conta, nel senso che ciascuno ha diritto all'auto-definizione e all'autodeterminazione, cioè alla propria identità.
La Dichiarazione prevede dei rimedi nei casi in cui una persona subisca dei danni in ragione della sua identità questo perché l'oppressione in genere è facilitata dalle differenze fondate sull'identità. Per questo i gruppi o gli individui colpiti da forme di oppressione fondate sull'identità (come la supremazia dei bianchi o la schiavitù disumanizzante nelle Americhe, o l'apartheid in Sudafrica e Namibia, o il patriarcato su cui si fondano la maggior parte delle società, delle comunità e delle famiglie) hanno diritto a trattamenti preferenziali fondati sull'identità, e finalizzati a porre rimedio a pratiche del passato, nonché agli effetti tuttora operanti dell'oppressione subita.
Il doppio ruolo che svolge nel discorso internazionale sui diritti umani il tema dell'identità è la chiave per comprendere tale discorso, per entrare in un nuovo secolo in cui donne, bambini e uomini lottino per la giustizia e la verità sia con le azioni che con la preghiera. Il mio intento è di esplorare le possibilità che un sistema internazionale dei diritti umani fondato sull'indivisibilità dei diritti affronti l'emarginazione economica e sociale delle donne di colore nelle Americhe.
Per invisibilità dei diritti intendo il fatto che i diritti civili, politici, economici, culturali, i diritti di autodeterminazione e di associazione, sono incardinati in un sistema dei diritti umani che non privilegia alcuni diritti rispetto ad altri, e non consente che alcuni diritti siano tutelati mentre altri vengono ignorati. Il compito concettuale ha inizio nel punto di congiunzione fra identità trasversali e indivisibilità dei diritti, laddove la vita è vissuta in condizioni di oppressione, un'oppressione organizzata secondo una matrice di dominio al centro della quale si colloca la supremazia bianca e anglosassone. Così come viene vissuta nell'esperienza, l'oppressione non è né universale né unidimensionale, anche se invece viene concepita così nelle analisi che se ne fanno, e nei rimedi che vengono proposti.
[... in questa parte del testo l'autrice ripropone il concetto di trasversalità e di crocevia delle discriminazioni, illustrato in questa antologia dal saggio di Kimberlé Crenshaw]


È tempo di entrare tutti in un altro secolo
Tempo di libertà e di giustizia razziale e sessuale
Tempo per donne e bambini e uomini
Tempo per mani non più legate...


Mentre la UDHR (Dichiarazione universale dei diritti umani) e la CRC (Convenzione dei diritti dell'infanzia) recepiscono completamente il problema della identità nella sua trasversalità, nel contesto della CERD e alla CEDAW (rispettivamente, la Convenzione sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, e la Convenzione sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne) l'identità è trattata in maniera limitata e scorretta. Questi due strumenti non riescono a cogliere il senso in cui l'identità è importante e non lo è. Questa inadeguatezza concettuale significa che non arriviamo mai al punto in cui l'identità conta davvero, cioè al punto in cui i diritti sono riconosciuti e garantiti, a prescindere dall'identità.

Nella UDHR, i diritti individuali e di gruppo si basano sull'identità come concetto trasversale. Infatti, la Dichiarazione considera gli individui e i gruppi tenendo conto che possessiedono identità complesse e pluri-dimensionali. L'articolo 2 dichiara che ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita, or di altra condizione... [come pure sulla base dello] statuto politico, giuridico o internazionale del paese e del territorio cui una persona appartiene.
Inoltre, nella UDHR l'identità s'incrocia con una serie di assi, quali la famiglia, lo status coniugale e di genitore, l'appartenenza ad associazioni, società e comunità, oltre agli assi concernenti gruppi d'età, disabilità e cultura. In questo modo il concetto di identità nella UDHR è completamente trasversale, perché coglie i modi in cui si vivono l'identità e l'oppressione ai punti d'incontro degli assi disposti in una gerarchia di rapporti di forza e di oppressione creata dalla storia.
Il concetto d'identità nella CERD considera gli individui e i gruppi dal punto di vista della loro razza, etnia, colore della pelle, origine nazionale e ascendenza. L'articolo 5 aggiunge agli assi attorno a cui si forma l'identità anche la religione, l'associazione, la cultura, l'opinione politica e la ricchezza. La convenzione tuttavia non contiene, né in maniera esplicita né in misura adeguata, un punto di vista fondato sul sesso o sulla differenza di genere: manca un riconoscimento esplicito della rilevanza che hanno le differenze di sesso e di genere esistenti fra uomini e donne, o le differenze sul piano della sessualità esistenti fra eterosessuali, gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.
La CEDAW riconosce come fattori rilevanti, oltre allo status coniugale e genitoriale, anche l'età, la disabilità, la dislocazione geografica, la nazionalità, l'appartenenza ad un comunità o a un gruppo sociale o familiare. Essa fa rientrare nell'identità anche la cultura, il paese, l'associazione e la ricchezza. Per alcune donne, l'identità include anche la specifica condizione lavorativa, ad esempio in quanto prostitute, sindacaliste, lavoratrici agricole. Eppure, la CEDAW non include razza, colore della pelle, ascendenza e etnia fra le componenti legittime dell'identità riconosciute dalla Convenzione stessa.

Può anche darsi che il diverso grado di trasversalità che si riflette nei concetti di identità espressi dalla CERD, dalla CEDAW e dalla CRC sia figlio del tempo. I 23 anni trascorsi fra la CERD e la CRC sono stati contrassegnati da una comprensione sempre più trasversale del concetto di identità. Se così è, allora CERD, CEDAW e CRC rappresentano punti diversi nel tempo in cui l'identità e le vessazioni fondate sull'identità si sono modificate alla luce dell'esperienza e questo è vero anche se la UDHR ha precorso i tempi, e ha compreso il concetto di identità e delle vessazioni che ad essa possono essere legate ben prima di tutte e tre le Convenzioni.
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