Pechino+5: rispetto, promozione e protezione delle diversità delle donne

Di Lisa Clarke e Cynthia Rothschild



I. Orientamento sessuale e diritti sessuali

Il dibattito pubblico sull’orientamento sessuale durante l’Assemblea di "Pechino+5"

L’orientamento sessuale non era inserito da nessuna parte nella Piattaforma d’Azione di Pechino. Durante i negoziati alcune delegazioni si erano opposte all’inserimento di un linguaggio sull’orientamento sessuale, in quanto dicevano che avrebbe creato un "nuovo diritto". Il linguaggio proposto, tuttavia, non faceva mai riferimento all’orientamento sessuale come ad un diritto. Piuttosto, citava l’orientamento sessuale come base di discriminazione, che impedisce ad alcune donne di godere completamente dei loro diritti. Mentre, alla fine, i riferimenti espliciti all’orientamento sessuale venivano cancellati, sedici paesi di tutte le regioni dichiaravano che avrebbero interpretato le clausole pertinenti della Piattaforma d’Azione di Pechino, in particolare il Paragrafo 96 (citato sotto il Paragrafo 72k. del Documento finale di Pechino+5) nel senso di una loro inclusione della protezione dalla discriminazioni dovute all’orientamento sessuale.

Alla fine, non fu raggiunto alcun consenso sui riferimenti all’orientamento sessuale durante la Sessione Speciale dell’Assemblea generale ONU ("Pechino+5") del giugno del 2000. Un linguaggio simile a quello proposto senza successo per il Paragrafo 102j (che chiedeva di riesaminare ed abrogare le leggi che criminalizzano l’omosessualità, perché tali leggi incoraggiano la violenza contro le donne) fu adottato dalla relazione finale dell’Incontro Preparatorio Regionale europeo (ECE) per Pechino+5, nel gennaio del 2000. All’epoca, nessun paese ECE, né i governi né la Santa Sede, espressero alcuna riserva sul testo adottato. Inoltre, il documento adottato per consenso a Lima, dall’Incontro Preparatorio Regionale (febbraio 2000) dell’America Latina e dei Caraibi (CEALC) richiede che i paesi s’impegnino a "garantire la protezione dei diritti delle donne, compreso il diritto sessuale e quelli riproduttivi, e si occupino delle violazioni di tali diritti, riservando una particolare attenzione a tutte le forme di violenza basata sul genere ed alle sue cause di fondo, compresa la riproduzione di una cultura di violenza."

Negoziati estenuanti

Basandosi sui risultati ottenuti durante le riunioni ECE e CEALC, i gruppi per i diritti umani delle donne hanno chiesto la protezione contro la violenza, la protezione contro la discriminazione, e il rispetto delle diversità. Tuttavia, al fine di evitare i riferimenti all’orientamento sessuale, alcune delle delegazioni più conservatrici hanno voluto eliminare qualunque elenco di altre barriere che le donne debbono affrontare per esercitare i loro diritti umani, per la preoccupazione che la frase "piena diversità delle donne" fosse una maschera dietro la quale si nascondeva il tema dell’orientamento sessuale. Dopo molte discussioni su dove andasse collocata una lista di questo tipo, un elenco delle barriere che le donne debbono affrontare è stato posto nell’introduzione al documento finale (Paragrafo 5). Per tutta la durata dei negoziati, l’orientamento sessuale era apparso tra parentesi in quest’elenco, e solo alla fine ne fu escluso, l’ultima sera dei negoziati. La lista comprende le parole "altra condizione", che molti governi hanno detto avrebbero interpretato come comprensiva dell’orientamento sessuale.

Come a Pechino, il dibattito sui diritti sessuali è stato acceso e controverso. Uno degli argomenti usati è stato che mentre il Nord finanziariamente sicuro poteva sostenere il patrocinio dei diritti sessuali, il Sud in via di sviluppo aveva questioni più pressanti che richiedevano attenzione. Gli oppositori dei diritti sessuali hanno usato il tema della sessualità per promuovere questa divisione, tentando di descrivere la sessualità come una nuova, superficiale questione dei diritti umani che non interessa il Sud, e come un "blocco" nel processo negoziale. Tuttavia, delegati e rappresentanti delle ONG di tutte le regioni hanno continuato a battersi per i diritti sessuali, ed hanno fatto dei collegamenti concettuali tra la discriminazione, la violenza contro le donne e la necessità di sostenere i diritti sessuali; e molti hanno riconosciuto l’ampia estensione regionale e culturale del lavoro in materia di diritti sessuali. Sebbene le trattative per il testo definitivo non abbiano dato come risultato dei miglioramenti sicuri sul piano dell’affermazione dei diritti sessuali, queste posizioni di sostegno sono state manifestate durante tutto il processo di Pechino+5 da vari governi.

Analisi dei risultati ottenuti nel documento finale di "Pechino+5" su:

Orientamento sessuale, Discriminazione e violenza

Paragrafo 68f.

Paragrafo 69c.

Commento: sebbene non vi siano riferimenti manifesti all’orientamento sessuale nel Documento finale, molti governi hanno dichiarato che avrebbero interpretato le parole "altra condizione" (other status) come inclusivo delle questioni relative all’orientamento sessuale. Nel far ciò, il Canada ha fatto riferimento alla decisione del 1994 del Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite, Nicholas Toonen contro Australia, che afferma che le protezioni contro la discriminazione contenute nella Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici debbono essere intese come comprendenti l’orientamento sessuale. Inoltre, diversi paesi hanno approvato norme di legge che proibiscono la discriminazione in base all’orientamento sessuale. In anni recenti, due paesi, l’Ecuador e il Sud Africa, hanno incluso tali norme di tutela nelle loro costituzioni. Protezioni contro la discriminazione basata sulla sessualità e sull’orientamento sessuale sono state ampiamente confermate dalle agenzie delle Nazioni Unite, compreso l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il Comitato delle Nazioni Unite dei Diritti Umani, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla Violenza contro le Donne e il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle Esecuzioni Extragiudiziali, Sommarie o Arbitrarie.

Diritti sessuali

Paragrafo 72k. (Paragrafo 96. della Piattaforma d’Azione)

Commento: i sostenitori dei diritti umani delle donne hanno lavorato sodo perché l’espressione "diritti sessuali" fosse inclusa nel documento. Questa frase è stata usata nel documento finale adottato per consenso a di Lima, che fu redatto all’incontro Preparatorio Regionale ECLAC a febbraio del 2000. La frase non fu inclusa nel documento finale di Pechino+5, ma fu sostituita dal testo del Paragrafo 96 della Piattaforma d’Azione di Pechino. L’orientamento sessuale fa parte del tema trattato al paragrafo 96, cioè l’esperienza della sessualità e della salute sessuale, il cui scopo, così espresso nel Paragrafo 94 della Piattaforma d’Azione di Pechino, "è il miglioramento della vita e delle relazioni personali."

Durante un convegno ben seguito organizzato dal Caucus delle Lesbiche, alcuni rappresentanti di organizzazioni religiose conservatrici hanno distribuito dei volantini contro i diritti delle persone gay e i diritti riproduttivi, in cui si asseriva che "l’occidente è ossessionato dal sesso". In un altro volantino intitolato "l’occidente ostacola il documento", le lentezze nel processo negoziale di Pechino+5 venivano collegate alla lotta per i diritti sessuali e riproduttivi: "se l’Occidente la smettesse di incitare ai ‘diritti’ omosessuali e all’aborto, cui molti paesi sono contrari, il documento sarebbe fatto. Non biasimate i Paesi in via di sviluppo per il coraggio di difendere i loro valori e i loro diritti all’autogoverno!" Il volantino non fu attribuito a nessuna organizzazione o paese. Le ONG di destra coinvolte nella distribuzione di questi volantini hanno dichiarato anch’esse che l’avanzamento dei diritti sessuali promuoverebbe la pedofilia e la necrofilia.

Orientamento sessuale come motivo per ottenere asilo

Paragrafo 68i.

Commento: Il Documento finale riconosce implicitamente l’orientamento sessuale come motivo per ottenere asilo perché l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati riconosce l’orientamento sessuale come una forma di persecuzione basata sul genere. Secondo la Convenzione delle NU sui Rifugiati del 1951, a chi chiede asilo può essere accordata la condizione di rifugiato se è in grado di dimostrare un "ben fondato timore di essere perseguitato" nel suo paese in quanto "…appartenente ad un particolare gruppo sociale…" L’orientamento sessuale di una persona è una parte fondamentale della sua identità. Conseguentemente, lesbiche, bisessuali e persone che hanno cambiato sesso sono manifestamente un "gruppo sociale particolare."

Riferimento alla Relazione finale della Conferenza di Pechino

Paragrafo 1.

Commento: Durante tutto il procedimento, alcuni oppositori dei paragrafi relativi ai diritti all’orientamento sessuale e ai diritti sessuali hanno proposto di includere il riferimento alla Relazione ufficiale della Conferenza di Pechino, piuttosto che solo alla Piattaforma d’Azione, dato che essa contiene le forti riserve in materia di diritti sessuali e riproduttivi presentate da alcuni stati durante le trattative per il testo del 1995. Tuttavia, la Relazione ufficiale della Conferenza di Pechino contiene anche forti dichiarazioni a sostegno dell’introduzione nel documento dell’orientamento sessuale e dei diritti sessuali, un fatto che è meno conosciuto e che lavora a favore di chi si batte per i diritti sessuali. Il Documento finale di Pechino+5 menziona proprio la relazione finale di Pechino, e può dunque essere utilizzato in questo senso.

II. La famiglia e la maternità

L’ossessione del diritto religioso per "la famiglia"

Dopo ampi dibattiti a Pechino, la Piattaforma d’Azione riconosce che "esistono varie forme di famiglia" nei diversi sistemi culturali, politici e sociali [...] Tra le tattiche usate dalla Santa Sede per influenzare il tono del documento c’è stata quella di costellare il testo, ogni volta che era possibile, di riferimenti al "rafforzamento della famiglia" e "al sostegno della famiglia". La Santa Sede e gruppi religiosi conservatori hanno rivendicato la totale proprietà della "famiglia" e della "maternità", come avevano fatto in occasione di precedenti conferenze, compresa Pechino e la Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo del Cairo. Molti riferimenti alla famiglia chiesti dalla Santa Sede sono stati cancellati dal testo finale. I fondamentalisti hanno anche voluto vedere "la famiglia" definita come una famiglia nucleare composta da un uomo, da una donna e dai loro figli. Inoltre, hanno difeso l’idea che il contributo più importante delle donne alla società è quello della maternità e che c’è un grande bisogno di proteggere la famiglia in via di disgregazione.

I miglioramenti più rilevanti in quest’area a Pechino+5 sono:

Paragrafo 20.

Paragrafo 60.

Paragrafo 68g.

Paragrafo 82c.

Paragrafo 99j.

Commento: sebbene il documento faccia molti riferimenti alle donne come madri e al loro ruolo nelle famiglie, i riferimenti non sono così limitanti come molti avevano temuto in origine. Piuttosto che asserire che il ruolo principale delle donne nella società è la maternità, il Documento finale riflette la necessità di dedicarsi ai molteplici ruoli delle donne nel contribuire al benessere della famiglia nelle sue varie forme.

III. Diversità, cultura, e sovranità nazionale

Diversità a Pechino+5

Durante i negoziati di Pechino, le ONG per i diritti umani delle donne hanno esercitato pressioni politiche per il riconoscimento (tra gli altri fattori) della discriminazione razziale ed etnica, come barriere all’empowerment delle donne. Le ONG hanno anche chiesto il riconoscimento della molteplicità di barriere che le donne si trovano di fronte. Grazie alle pressioni politiche di questi gruppi, la Piattaforma d’Azione di Pechino menziona la razza e l’etnia come barriere che le donne debbono affrontare (Paragrafi 48. E 226.) e riconosce le molteplici barriere all’empowerment delle donne (Paragrafo 32.). Tuttavia, in questi paragrafi gli elenchi sono incompleti e tralasciano la discriminazione basata su origine nazionale, orientamento sessuale, condizione di persona indigena, e condizione socioeconomica.

Paragrafo 4.

Paragrafo 5.

Commento: Sebbene la Piattaforma d’Azione contenga un elenco che parla di "piena diversità delle situazioni e delle condizioni delle donne", c’è stata molta resistenza nelle trattative di Pechino+5 nei confronti dell’espressione "la piena diversità delle donne". Alcune delegazioni hanno detto che per loro sarebbe stato appropriato parlare di "diversità" o di "rispetto per la diversità" e che non volevano includere un elenco. Ad un certo punto delle trattative, il riferimento alla "piena diversità delle donne" è stato cancellato dall’introduzione. Le ONG delle donne hanno esercitato pressioni politiche, incontrando non poche difficoltà, per far reinserire la frase nell’introduzione, giacché è importante che tutto il documento rifletta le varie barriere che le diverse donne debbono affrontare per raggiungere "la piena uguaglianza e per ottenere progressi". L’elenco appare nel documento finale al Paragrafo 5, che in realtà ripete il Paragrafo 46 della Piattaforma d’Azione di Pechino, parola per parola.

I sostenitori dei diritti umani delle donne hanno esercitato pressioni politiche per un ampliamento dell’elenco, contenuto nella Piattaforma d’Azione di Pechino, delle barriere che le donne debbono affrontare; il tentativo era di includervi fattori come condizione educativa, cittadinanza, condizione coniugale, orientamento sessuale, o vedovanza, condizione di donne agricole o di donne sfollate all’interno del proprio paese. Sfortunatamente, l’elenco di Pechino non è stato ampliato. Nel Paragrafo 43 c’è un riferimento al numero crescente di vedove, ma non viene suggerita alcuna azione corrispondente per le difficoltà sopportate dalle donne in quanto vedove. Sfortunatamente, si è lottato talmente tanto sull’opportunità o meno che un elenco delle diversità delle donne dovesse comparire e, in caso positivo, su dove dovesse essere inserito, che non si è mai discusso pubblicamente sull’espansione dell’elenco. L’eccezione, naturalmente, è stata la raccomandazione di includere l’orientamento sessuale, che è stata controversa.

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