Donne, pace e sicurezza: donne che gestiscono i conflitti

La giornata internazionale della donna, 2001

"Le Nazioni Unite hanno appreso a proprie spese che la pace e la sicurezza dipendono dalla capacità di fornire una rapida risposta, sin dai primi segnali di un conflitto. Sappiamo che la prevenzione dei conflitti richiede delle strategie singolari. Sappiamo che la risoluzione dei conflitti, il mantenimento e la costruzione della pace, necessitano di approcci che siano al tempo stesso creativi e flessibili. In tutte queste aree, abbiamo visto degli esempi di donne che rivestono un ruolo importante e non soltanto nel mio continente dorigine, l'Africa. E ciononostante, il potenziale contributo delle donne alla pace e alla sicurezza rimane l'argamente sottovalutato. Le donne sono tuttora gravemente sottorappresentate al livello di presa di decisioni, dalla prevenzione dei conflitti, alla loro risoluzione, fino alla riconciliazione post-bellica."

(Dal discorso del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, pronunciato davanti al Consiglio di Sicurezza, il 24 ottobre 2000)

Introduzione
Con il titolo di "Donne, Pace e Sicurezza: Donne che gestiscono i conflitti" , la celebrazione della Giornata Internazionale della Donna di questanno è dedicata allimpegno della comunità internazionale nellaffrontare l'impatto devastante che i conflitti armati esercitano sulle donne, sul loro ruolo fondamentale per la pacificazione, il mantenimento e la costruzione della pace, e sulla necessità di assicurare una piena e paritaria partecipazione delle donne ai processi di pace. Questo impegno è stato rinsaldato in maniera significativa con l'adozione, il 31 ottobre 2000, della risoluzione del Consiglio di Sicurezza S/RES/1325, che sollecita un ruolo più importante delle donne nella prevenzione dei conflitti, nella promozione della pace, e nellassistenza alla ricostruzione post-bellica, oltre che a incorporare una prospettiva di genere nelle operazioni delle Nazioni Unite. Inoltre, per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza ha dedicato un'intera sessione a un dibattito sulle esperienze delle donne nelle situazioni di conflitto e post-belliche, e ai loro contributi in favore della pace.
Ladozione della risoluzione S/RES/1325 del Consiglio di Sicurezza rappresenta un'altra pietra miliare nel processo volto a portare il ruolo delle donne ai primi posti dell'ordine del giorno politico per quanto riguarda la pace e la sicurezza. Tale processo ha avuto inizio con l'adozione della Dichiarazione e la Piattaforma di Azione di Pechino nel 1995, ed è continuato con l'adozione della Dichiarazione di Windhoek e il Piano di Azione della Namibia sullInserimento di una Prospettiva di Genere nelle Operazioni Multidimensionali di Supporto alla Pace, nel maggio 2000, e con la ventitreesima sessione speciale dellAssemblea Generale intitolata "Donne 2000: Parità fra i sessi, sviluppo e pace per il ventunesimo secolo" (Pechino +5), nel giugno 2000.
Le discussioni di questanno, in occasione della celebrazione della Giornata Internazionale della Donna, sono fondamentali in quanto esse attireranno la massima attenzione sullidentificazione di aree di interesse e sulle modalità per superare gli ostacoli che impediscono la partecipazione della donna ai processi di pace. La Giornata offre inoltre unopportunità per discutere ulteriormente l'attuazione degli impegni internazionali a livello locale, nazionale ed internazionale.

Azione internazionale sulla questione donne, pace e sicurezza
La questione della partecipazione delle donne ai processi di pace è stata affrontata mediante impegni presi a livello internazionale sin dalla metà degli anni 90. A tale proposito, la Piattaforma di Azione di Pechino, adottata in occasione della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne del 1995 (A/CONF.177/20/rev.1), è stata di particolare importanza. Tale documento, infatti, sottolineava l'importanza dell'uguaglianza fra i sessi negli sforzi volti alla costruzione e al mantenimento della pace che fossero al tempo stesso efficaci e sostenibili. Delineava anche una serie di iniziative concrete che i governi, la comunità internazionale e la società civile avrebbero dovuto assumere per attuare le raccomandazioni della conferenza. Da allora, sono emerse nuove iniziative a livello locale, nazionale e internazionale aventi lo scopo di far progredire il percorso verso la costruzione di una leadership femminile per la pace. Allinterno del sistema delle Nazioni Unite, la Piattaforma di Azione di Pechino è stata cruciale nel promuovere lo sviluppo di nuove iniziative volte a migliorare la partecipazione delle donne nel raggiungimento della pace, e continua a guidare gli sforzi per garantire che ai contributi delle donne ai processi di pace venga riconosciuto un posto di primo piano nellordine del giorno della pace e della sicurezza internazionale.
La Dichiarazione di Windhoek e il Piano di Azione della Namibia sullinserimento di una Prospettiva di Genere nelle Operazioni Multidimensionali di Supporto alla Pace (A/55/138), ambedue adottate nel maggio 2000, sono state acclamate da quanti si battono per i diritti delle donne a partecipare a tutti gli stadi del processo di pace. La Dichiarazione di Windhoek asserisce che alle donne è stato negato un pieno ruolo nelle operazioni multidimensionali di supporto alla pace e delinea, nel Piano di Azione, modalità pratiche con le quali il sistema delle Nazioni Unite e gli Stati Membri potrebbero promuovere un attivo coinvolgimento delle donne nelle missioni di pace. Queste iniziative internazionali, unitamente alla convocazione della ventitreesima sessione speciale dell'Assemblea Generale intitolata: "Donne 2000: Parità fra i Sessi, Sviluppo e Pace per il Ventunesimo Secolo (Pechino +5), rappresentano dei passi importanti lungo la strada per considerare le operazioni di pace delle Nazioni Unite tanto dal punto di vista delle donne che da quello degli uomini.
A seguito del dibattito aperto nel Consiglio di Sicurezza su "Donne, pace e sicurezza" tenutosi il 24 e 25 ottobre 2000, nel corso del quale 40 Stati Membri hanno pronunciato degli importanti discorsi a favore dell'inclusione di una prospettiva di genere nei processi di pace, il Consiglio, sotto la presidenza della Namibia, ha adottato la risoluzione S/RES/1325 (2000). Questa risoluzione provvede una cornice per un approfondimento, decisamente necessario, sui milioni di donne che vivono in situazioni di crisi e di conflitto armato, e riconosce il loro potenziale contributo alla risoluzione dei conflitti e la loro partecipazione alla costruzione della pace.

"Il godimento del diritto umano fondamentale dell'uguaglianza è un dato di fatto. Esso è stato enfatizzato dalla Conferenza di Pechino, e riaffermato nel documento conclusivo di Pechino +5 e, in misura persino maggiore, nella Dichiarazione del Millennio. Non può esistere alcuna pace in mancanza dell'uguaglianza fra i sessi, né può esistere lo sviluppo in assenza di pace ed uguaglianza. In mancanza di un'equa e paritaria partecipazione delle donne alle posizioni di responsabilità allinterno delle Nazioni Unite e anche degli Stati Membri, come pure in questorgano fondamentale delle Nazioni Unite, noi non riusciremo mai a tradurre in realtà la visione delineata nello Statuto delle Nazioni Unite."
(Dal discorso di Angela E.V. King, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite e Consigliere Speciale per le Questioni relative alla Parità fra i Sessi e al Progresso della Donna, davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite)
Nelle sue deliberazioni relative alladozione della risoluzione S/RES/1325, il Consiglio di Sicurezza ha messo in rilievo come i conflitti armati abbiano eroso quei progressi socio-economici e politici che, negli ultimi decenni, erano stati conquistati a caro prezzo dalle donne. Il Consiglio ha inoltre riconosciuto il fatto che, durante i conflitti, le donne sono maggiormente a rischio, dal momento che i combattenti non tengono di solito conto dei diritti umani internazionali e delle norme umanitarie che garantiscono la loro protezione. In aggiunta, si è raggiunto un accordo sul fatto che le donne hanno un importante ruolo da giocare, al pari degli uomini, nelle trattative di pace, nelle azioni preventive e nella costruzione post-bellica della pace, e sono già particolarmente attive nei movimenti per la pace a livello di base, promuovendo la pace allinterno delle proprie comunità. In occasione di un incontro informale su Donne, Pace e Sicurezza, svolto prima delle deliberazioni del Consiglio di Sicurezza il 24 Ottobre 2000, i rappresentanti delle organizzazioni non governative (ONG), hanno evidenziato ai membri del Consiglio come l'assenza delle donne dai tavoli di negoziazione della pace rimanga un grave motivo di preoccupazione.

Risoluzione S/RES/1325 (2000) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
La risoluzione, composta da 18 punti, prevede diversi mandati operativi che hanno implicazioni tanto per i singoli Stati Membri, quanto per il sistema delle Nazioni Unite:
• Aumentare la rappresentanza femminile nella presa di decisioni relative alla prevenzione, gestione e soluzione dei conflitti e ai processi di pace (paragrafo 1);
• Incrementare la partecipazione delle donne ai livelli decisionali, nella soluzione dei conflitti e nei processi di pace (paragrafo 2);
• Aumentare le nomine di donne a rappresentanti e inviati speciali (paragrafo 3);
• Espandere il ruolo delle donne nelle operazioni sul campo in qualità di osservatori militari, poliziotte, personale umanitario e per i diritti umani (paragrafo 4);
• Incorporare una prospettiva di genere nelle operazioni per il mantenimento della pace e assicurare che le operazioni sul campo prevedano una componente di genere (paragrafo 5);
• Fornire agli Stati Membri delle linee guida e dei materiali per la formazione relativi ai diritti e ai bisogni delle donne e incorporare le prospettive di genere nei programmi nazionali di formazione (paragrafo 6);
• Incrementare il supporto volontario di carattere finanziario, tecnico e logistico degli Stati membri, per i programmi di formazione sensibili alle questioni di genere (paragrafo 7);
• Adottare una prospettiva di genere nelle negoziazioni e nellattuazione degli accordi di pace, includendo un'attenzione alle speciali esigenze di donne e ragazze, sostenendo le iniziative di pace delle donne a livello locale, e garantendo protezione e rispetto dei diritti umani di donne e ragazze (paragrafo 8);
• Garantire il rispetto del diritto internazionale relativo ai diritti e alla difesa di donne e ragazze (paragrafo 9);
• Adottare misure speciali per difendere donne e bambine dalla violenza sessuale (paragrafo 10);
• Mettere fine allimpunità e perseguire i responsabili di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità, compresi quelli relativi alle violenze sessuali e di altro genere perpetrati nei confronti di donne e bambine (paragrafo 11);
• Garantire il rispetto per gli aspetti di carattere civile ed umanitario dei campi e degli insediamenti di rifugiati e tenere in considerazione le particolari necessità di donne e bambine (paragrafo 12);
• Analizzare le differenti esigenze degli ex combattenti femmine e maschi, e le necessità delle persone che sono a loro carico nelle iniziative di disarmo, smobilitazione e di reinserimento (disarmament, demobilization, rehabilitation - DDR) (paragrafo 13);
• Dare il giusto peso al potenziale impatto sui civili, e alle speciali esigenze di donne e bambine, e a speciali esenzioni umanitarie, nelle misure adottate in conformità allArticolo 41 dello Statuto delle Nazioni Unite (paragrafo 14);
• Garantire che le missioni del Consiglio di Sicurezza prendano in esame le considerazioni relative al genere e ai diritti delle donne, anche mediante consultazioni con i gruppi di donne a livello locale ed internazionale (paragrafo 15);
• Invitare il Segretario Generale a svolgere uno studio sullimpatto esercitato dai conflitti armati sulle donne e sulle ragazze, sul ruolo delle donne nella costruzione della pace e sulle dimensioni di genere nei processi di pace e nella soluzione dei conflitti, e a presentare al Consiglio di Sicurezza un rapporto su tale argomento (paragrafo 16);
• Richiedere al Segretario Generale di includere nei suoi rapporti al Consiglio di Sicurezza una sezione relativa ai progressi compiuti nellinserimento delle questioni di genere allinterno delle missioni per il mantenimento della pace (paragrafo 17);
• Il Consiglio di Sicurezza rimane attivamente coinvolto nella questione (paragrafo 18);

Un Piano dAzione sullattuazione della risoluzione S/RES/1325 (2000)
Al fine di assicurare la collaborazione e il coordinamento allinterno dell'intero sistema delle Nazioni Unite per quanto riguarda l'attuazione della risoluzione S/RES/1325 (2000) del Consiglio di Sicurezza, il Comitato Interagenzia sulla Donna e sulla Parità fra i Sessi, presieduto dal Consigliere Speciale del Segretario Generale per le Questioni relative alla Parità fra i Sessi ed il Progresso della Donna, ha istituito una Gruppo Speciale (Task Force) su Donne, Pace e Sicurezza. Dallottobre 2000, questo Gruppo Speciale, composto da rappresentanti provenienti da 15 entità delle Nazioni Unite, si è riunita diverse volte, ed è attualmente impegnata nel processo di sviluppo di un Piano di Azione per l'attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
Linvito rivolto al Segretario Generale affinché svolga uno studio sullimpatto dei conflitti armati su donne e bambine, sul ruolo delle donne nella costruzione della pace, e sulle dimensioni di genere nei processi di pace e nella soluzione dei conflitti contenuto nella risoluzione del Consiglio di Sicurezza (paragrafo 16), offre unopportunità particolarmente importante per approfondire la comprensione delle prospettive di genere nei processi di pace. Il Consigliere Speciale del Segretario Generale in materia ha avuto l'incarico di curare il coordinamento della preparazione del rapporto del Segretario Generale al Consiglio di Sicurezza, in stretta collaborazione con altri organismi del sistema delle Nazioni Unite. L'attivo coinvolgimento del Segretariato sarà fondamentale per garantire l'identificazione di chiare priorità e raccomandazioni per l'azione allinterno del sistema delle Nazioni Unite.

La sfida da affrontare
Nonostante i progressi realizzati a partire dalla metà degli anni 90, a livello nazionale permane una certa carenza di donne coinvolte nelle trattative di pace e manca, da parte di alcuni responsabili politici, un saldo impegno per includere nei processi di pace le prospettive di genere e le prospettive delle donne. Questa realtà viene dimostrata dal basso livello di partecipazione delle donne alle componenti militari e di polizia delle missioni di pace delle Nazioni Unite, alle quali i governi nazionali contribuiscono. Similmente, a livello internazionale, l'assenza di donne in qualità di Rappresentanti Speciali del Segretario Generale o di Inviati Speciali costituisce un esempio dell'assenza di donne ai livelli più alti nei processi di pacificazione o in quelli per il mantenimento della pace. Dal 1948, infatti, soltanto tre donne sono state a capo di missioni delle Nazioni Unite per il Mantenimento della Pace.
Anche se gli impegni internazionali assunti a partire dalla metà degli anni \rquote 90 hanno rappresentato degli importanti passi in avanti nel promuovere la partecipazione femminile ai processi di pace, la realizzazione di questi impegni rimane una grande sfida.
• A livello locale sarà importante integrare in maniera efficace le donne nei processi di pace ed assicurare una "appartenenza" locale dei processi. I gruppi di donne dovrebbero partecipare a tutte le fasi delle trattative di pace, dalla pianificazione per il futuro, alla ricostruzione, fino alla formulazione di strategie preventive per evitare conflitti futuri.
• L'attività delle ONG, tanto quelle nazionali che internazionali, rimane essenziale per l'attuazione degli accordi internazionali sulle donne e la pace. Per esempio, il lavoro in corso delle ONG nello sviluppo di dati specifici di genere e di indicatori di allarme precoce, così come nella compilazione di dati disaggregati per sesso, contribuirà ad una migliore comprensione dell'impatto dei conflitti sui diversi settori della società.
• A livello internazionale, il sistema delle Nazioni Unite continua a sostenere e incoraggiare il coinvolgimento delle donne nelle attività per il mantenimento e la costruzione della pace. Il Dipartimento Operazioni per il Mantenimento della Pace delle Nazioni Unite (DPKO), incoraggia gli Stati Membri ad incrementare il numero delle donne assegnate alle missioni delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. Due operazioni per il mantenimento della pace, nel Kosovo e a Timor Est, hanno istituito delle unità apposite allo scopo di includere la questione di genere in tutte le loro attività. In aggiunta, è stato sviluppato un pacchetto di formazione in materia di genere per il personale militare e di polizia che opera sul terreno.
• Oltre al DPKO, numerosi altri importanti attori del sistema delle Nazioni Unite sono coinvolti nel promuovere la partecipazione femminile e le prospettive di genere allinterno delle proprie attività. Essi comprendono il Dipartimento per gli Affari Politici (DPA), l'Ufficio del Coordinatore per gli Affari Umanitari (OCHA), l'Ufficio del Consigliere Speciale sulle Questioni relative alla Parità fra i Sessi e sul Progresso della Donna del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali (OSAGI/DESA), il Dipartimento per il Disarmo (DDA), l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR),L'Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR), il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF), Il Programma Alimentare Mondiale (WFP), l'Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), il Fondo delle Nazioni Unite per lo Sviluppo della Donna (UNIFEM), il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) e il Centro delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani (UNCHS). L'UNDP e l'UNIFEM stanno inoltre assistendo le donne per accrescere le loro potenzialità nei ruoli di leadership e di gestione.


Conclusioni
Difendere le donne dai conflitti e dalla violenza rimane un aspetto prioritario per la comunità internazionale. Ugualmente importante sarà l'enfasi posta sul ruolo delle donne quali leader nei processi per la costruzione della pace. Garantire che tanto le donne quanto gli uomini siano coinvolti in tutti gli aspetti delle operazioni a sostegno della pace, e a tutti i livelli, è infatti essenziale ai fini del successo di tali operazioni. Senza una partecipazione femminile paritaria nelle posizioni decisionali delle Nazioni Unite e degli Stati Membri, le donne non raggiungeranno il ruolo per loro previsto nello Statuto delle Nazioni Unite. È quanto è stato affermato, il 24 ottobre 2000, dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, davanti al Consiglio di Sicurezza, quando egli ha ricordato che "lo Statuto ci insegna che l'Organizzazione è stata creata per salvare le future generazioni dal flagello della guerra. Esso dichiara inoltre l'uguaglianza dei diritti di uomini e donne. Dobbiamo pertanto essere allaltezza di entrambe le sfide, altrimenti non riusciremo a superarne pienamente nessuna" .
Anche se le questioni relative alle donne nei conflitti armati stanno ricevendo attenzione ai massimi livelli, rimane ancora molto da fare affinché tutto ciò si traduca in azioni concrete sul terreno.
Le misure necessarie non possono essere attuate senza un impegno dei Governi per fornire le risorse necessarie. In aggiunta, sono importanti tanto le consultazioni con le ONG locali e con i gruppi della società civile, compresi i gruppi di donne e le reti femminili, quanto lo stimolare una loro attiva partecipazione. Questi gruppi e reti possono infatti ricoprire un ruolo importante nella sensibilizzazione e nel monitoraggio. Sarà altrettanto fondamentale assicurare un'attività di controllo e di informazione regolare e sistematica in merito allinserimento delle questioni di genere nelle operazioni di pace, anche da parte dello stesso Consiglio di Sicurezza. In ultima analisi, garantire una partecipazione paritaria delle donne al tavolo della pace richiede una volontà politica, una collaborazione efficace e l'adozione di strategie adeguate.
Gli sforzi realizzati dalla comunità internazionale a partire dalla metà degli anni 90 sono incoraggianti, dal momento che essi mettono a disposizione dei mandati più forti per garantire la sicurezza delle donne che vivono in aree di conflitto, ponendole in condizione di partecipare al tavolo delle trattative di pace e favorendo l'inserimento delle questioni di genere nelle operazioni a sostegno della pace. Promuovere l'attuazione di questi mandati in occasione della celebrazione della Giornata Internazionale della Donna di questanno è, perciò, di fondamentale importanza.


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Elizabeth Ruzicka-Dempsey
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