Il crocevia delle discriminazioni

di Kimberle Crenshaw1*

Sia gli aspetti della discriminazione razziale legati alla differenza di genere che gli aspetti della discriminazione di genere legati alla razza non sono compresi appieno nel discorso sui diritti umani. Basandosi sulla consapevolezza sempre crescente che la discriminazione razziale e quella di genere non sono fenomeni che si escludono a vicenda, questo testo offre un modello provvisorio utile ad identificare varie forme di subordinazione di cui possiamo dire che rispecchiano gli effetti interattivi della discriminazione razziale e di genere. Tale contesto offre un protocollo provvisorio per cercare di identificare meglio le occasioni in cui si può essere verificata tale discriminazione interattiva, affermando inoltre che la responsabilità di affrontare le cause e le conseguenze di tali discriminazioni debba essere condivisa largamente fra tutte le istituzioni che si occupano dei diritti umani.
Grazie all'impegno delle donne negli ultimi dieci anni, sia nelle varie Conferenze mondiali che all'interno delle altre sedi internazionali in cui si è discusso di diritti umani, si è man mano costruito un vasto consenso sul fatto che i diritti umani delle donne non debbano essere limitati alle situazioni in cui i problemi, le difficoltà e le vulnerabilità delle donne siano simili a quelli incontrati dagli uomini.
Il fatto che i diritti umani delle donne riguardano un ambito di problemi sempre più vasto è più che mai evidente nei mandati concernenti il gender mainstreaming2 delle Conferenze di Vienna e di Pechino. In realtà, non soltanto la differenza non è più una giustificazione per escludere l'analisi di genere dall'ambito dei discorsi sui diritti umani fondamentali, ma in realtà la logica del gender mainstreaming si basa sull'importanza stessa della differenza in sé e per sé . Il mainstreaming si fonda sull'ipotesi che proprio perché la differenza di genere è importante, i suoi effetti differenziati devono essere analizzati all'interno di tutte le attività sui diritti umani. Perciò, mentre le differenze delle donne rispetto agli uomini in passato sono state sfruttate come giustificazione per emarginare i diritti delle donne e accentuare ancora di più l'ineguaglianza fra i generi, adesso le differenze delle donne sono un elemento portante della responsabilità di tutte le istituzioni per i diritti umani ad includere nel loro lavoro un'analisi sulla differenza di genere.
La Dichiarazione universale dei diritti umani afferma con forza il principio della non discriminazione in base alla razza. Tale garanzia è stata ulteriormente elaborata nella ICERD (Convenzione internazionale sulla Eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale) in modo da includere anche la tutela dalla discriminazione in base al colore della pelle, all'ascendenza e alla origine nazionale o etnica. Proprio perché la tutela dei diritti civili e politici veniva considerata centrale nel sistema di garanzia dei diritti umani, gli aspetti della discriminazione razziale che hanno connotato più decisamente la negazione della parità dei diritti di cittadinanza, come è avvenuto nel caso dell'apartheid, ricevevano il massimo dell'attenzione nel filone prevalente del discorso sui diritti umani. In casi come la discriminazione di genere, tuttavia, questo approccio ha limitato anche la possibile espansione delle garanzie dei diritti umani di fronte al razzismo a quei contesti in cui la discriminazione si configura soprattutto come una negazione formale, de jure, dei diritti civili e politici; mentre la discriminazione che cade al di fuori di questo modello standard a volte può essere considerata troppo differente, rispetto a esperienze come quelle dell'apartheid formale, per costituire una violazione dei diritti umani. Nelle Conferenze mondiali ci si è impegnati a fare chiarezza sull'ambito del diritto alla non discriminazione in razziale, come pure a chiarire l'ambito della discriminazione di genere; tale opportunità si ripresenterà nella prossima Conferenza mondiale dell'ONU contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza (WCAR) che avrà luogo a Durban, in Sudafrica. A tutt'oggi, comunque, sui temi del razzismo e della discriminazione razziale non c'è stato nulla di equivalente agli impegni presi alle Conferenze di Vienna e di Pechino nei confronti del gender mainstreaming.
Questa sovrapposizione fra i rispettivi percorsi seguiti dalle attività sui diritti umani correlate al razzismo e alla differenza di genere viene a concludere dieci anni di strategia, culminati da una parte nel gender mainstreaming e dall'altra nell'avvio di nuove strategie per rinsaldare l'impegno ad eliminare la discriminazione razziale e tutte le forme di intolleranza a essa correlate. Si è così creato un contesto quanto mai propizio all'impegno di affrontare l'interazione fra discriminazione di razza e di genere ad almeno due livelli, entrambi importanti.
In primo luogo, mentre i governi o le ONG si preparano alla imminente Conferenza di Durban contro il razzismo, l'imperativo del gender mainstreaming, che coinvolge in così larga misura gli organi di controllo sull'applicazione dei trattati e le istituzioni dell'ONU, attira specificamente l'attenzione sulla necessità di elaborare protocolli e analisi che mirino esplicitamente ad affrontare le dimensioni del razzismo collegate alla differenza di genere. Proprio perché la discriminazione razziale è spesso legata alla differenza di genere, nel senso che a volte le donne possono subire discriminazioni e violazioni dei diritti umani in una maniera che non esiste per gli uomini, il mandato di mainstreaming attira l'attenzione sulle modalità in cui donne e uomini sono colpiti in maniera diversa dalla discriminazione razziale e da altre forme di intolleranza a essa correlate. Non soltanto l'integrazione di un punto di vista di genere nel contesto della riflessione sul razzismo consente di portare alla luce la discriminazione razziale ai danni delle donne, ma consente anche una comprensione più approfondita delle modalità particolari in cui la differenza di genere configura la discriminazione che devono affrontare anche gli uomini.
In secondo luogo, la logica del mainstreaming, cioè il tener conto della differenza di genere in nome di un processo di inclusione più ampio, vale anche per le differenze all'interno della categoria delle donne, e non solo per le differenze esistenti fra donne e uomini. Si fa strada la consapevolezza che la mancata attenzione per le varie diversità che caratterizzano i problemi e le difficoltà di diversi gruppi di donne possa finire per oscurare o addirittura negare le tutele dei diritti umani dovute a tutte le donne. E se è vero che tutte le donne subiscono in qualche modo il peso della discriminazione di genere, è anche vero che altri fattori concernenti l'identità sociale delle donne, quali ad esempio la classe sociale, la casta, la razza, il colore, l'etnia, la religione, l'origine nazionale e l'orientamento sessuale, sono differenze che fanno la differenza nel modo in cui i vari gruppi di donne vivono la discriminazione.
Per garantire che l'espansione da un punto di vista di genere della tutela dei diritti umani torni a vantaggio di tutte le donne occorre fare attenzione alle varie modalità con cui la differenza di genere si incrocia con una gamma di altre identità, e alle modalità con cui tali incroci contribuiscono alla particolarissima vulnerabilità di diversi gruppi di donne. Le esperienze specifiche delle donne definite in base alla loro razza o alla loro etnia finiscono in secondo piano all'interno delle più vaste categorie di razza e di genere, per cui non è possibile conoscere appieno quelle che sono le dimensioni della loro vulnerabilità incrociata: tale comprensione potrà essere raggiunta solo lavorando a livello di base. Nonostante vi siano clamorose lacune nelle informazioni più facilmente disponibili sulla emarginazione razziale delle donne nel mondo, è possibile agevolare la discussione sulle forme di discriminazione contro le donne lavorando su modelli provvisori che servano a tracciare una mappa delle loro multiple identità e realtà. A tal fine, questo testo proporrà innanzitutto vari percorsi per comprendere come l'esperienza particolarissima delle donne la cui identità viene connotata in base all'etnia o alla razza sia a volte oscurata o emarginata nei discorsi abituali sui diritti umani. Laddove i contorni specifici della discriminazione di genere non sono compresi con chiarezza, è meno probabile che siano efficaci gli interventi mirati ad affrontare le violazioni dei diritti umani subite dalle donne. Perciò, per quanti sperano di dar voce e/o venire incontro alle esigenze delle donne che subiscono una emarginazione razziale, è utile prevedere i vari modi in cui possono incrociarsi le vulnerabilità di razza e di genere.

Invisibilità incrociata: riconoscere l'importanza della differenza intragruppo
Nella maggior parte dei casi i concetti tradizionali di discriminazione di razza e di genere non sono in grado di analizzare o affrontare in maniera adeguata le esperienze di subordinazione incrociata vissuta dalle donne vittime di emarginazione razziale. Anche nelle circostanze in cui esista una qualche conoscenza delle condizioni e dei problemi in cui esse vivono, i problemi più importanti concernenti la vita di queste donne sono comunque resi invisibili. Di conseguenza, i problemi che esse si trovano ad affrontare sono spesso classificati come manifestazioni della subordinazione di genere delle donne o come subordinazione razziale di gruppi colpiti dal razzismo:3 ciò crea il problema parallelo di un errore di inclusione, per eccesso o per difetto; tali problemi sono più evidenti che mai per ciò che riguarda le differenze intragruppo.
A. Eccesso di inclusione. Con tale termine si vuole descrivere la situazione in cui un problema o una condizione che riguarda in misura estremamente o sproporzionatamente elevata un sottogruppo specifico di donne viene considerato soltanto come un problema delle donne. Si tratta di eccesso di inclusione, nella misura in cui gli aspetti che rendono questo problema un fenomeno di discriminazione incrociata vengono assorbiti all'interno di un'interpretazione fondata sulla differenza di genere, senza nessun tentativo di prendere atto dell'influenza esercitata dal razzismo o da qualche altra forma di discriminazione nella situazione in questione. Il problema, con una impostazione eccessivamente inclusiva, è che sfugge all'analisi l'autentica portata dei problemi che sono contemporaneamente risultato della subordinazione di razza e della subordinazione di genere. Di conseguenza, è probabile che i tentativi di porre rimedio alla condizione o alla violazione in questione risultino deboli e poco incisivi, così come la poca comprensione che ha motivato l'intervento stesso.
B. Carenza di inclusione. È l'altra faccia del problema dell'eccesso di inclusione. Un'analisi di genere può essere troppo poco inclusiva quando un sottogruppo di donne vive un problema di subordinazione in parte in ragione del proprio essere donne, ma questo non è visto come un problema legato alla differenza di genere perché non rispecchia l'esperienza delle donne dei gruppi dominanti nella società. La carenza di inclusione si verifica con maggior frequenza laddove esistono distinzioni di genere fra uomini e donne all'interno di gruppi etnici o razziali. Spesso pare che, se una condizione o un problema è specifico delle donne, e per sua natura è improbabile che riguardi gli uomini, venga compromessa l'identificazione del problema della subordinazione etnica o razziale. In questo caso il problema è che la dimensione di genere di un problema lo rende invisibile come questione di razza o di etnia. Il caso contrario, comunque, si verifica raramente; generalmente, la discriminazione razziale mirata specificamente contro gli uomini determina automaticamente l'inclusione nella categoria della discriminazione razziale, anche quando non coinvolge in maniera analoga le donne.
Ovviamente, esistono alcune situazioni in cui i problemi o le violazioni che sono esclusivi delle donne vengono rapidamente inquadrati come un problema di subordinazione etnica, ma tale riconoscimento spesso avviene perché il problema che ci si trova di fronte è più facilmente interpretato come una aggressione al gruppo nella sua totalità. Possiamo chiamarli casi di appropriazione indebita; un caso tipico è rappresentato dalla violenza sessuale commessa da persone estranee al gruppo.

La mano invisibile
Risulta particolarmente difficile identificare la discriminazione incrociata allorché le forze economiche, culturali o sociali agiscono silenziosamente nel configurare l'ambiente in cui le donne sono esposte a qualche altro sistema di subordinazione. Tali forze ambientali spesso sono rese invisibili proprio perché sono così comuni o diffuse da essere recepite semplicemente come una realtà naturale o quanto meno un fatto immutabile. In tali contesti si nota soltanto l'aspetto più immediato della discriminazione in questione, mentre rimane completamente defilata la struttura ambientale che mette la donna nella condizione di ricevere l'esperienza di subordinazione. Di conseguenza, il processo discriminatorio può essere visto come semplicemente sessista (se è una struttura razziale quella che rimane nascosta sullo sfondo) o come semplicemente razzista (se invece è una struttura di genere quella che rimane sullo sfondo). Per visualizzare il problema della discriminazione nella sua trasversalità, le dimensioni di razza o di genere dello sfondo dovranno essere portate decisamente in primo piano come fattori che contribuiscono a produrre la subordinazione.
L'importanza di elaborare un modello atto a portare alla luce e analizzare la discriminazione incrociata non consiste esclusivamente nell'utilità generica di disporre di descrizioni più precise sull'esperienza di vita delle donne vittime della discriminazione razziale, bensì nel fatto che gli interventi dettati da una comprensione parziale e a volte distorta delle condizioni delle donne probabilmente saranno inefficaci, se non addirittura controproducenti. Soltanto un esame più attento delle diverse dinamiche che danno forma alla subordinazione delle donne emarginate per motivi razziali potrà consentire di elaborare forme di interventi e di tutela veramente utili.

Definire la trasversalità: una concentualizzazione metaforica
Il convergere di sistemi multipli di subordinazione è stato descritto con vari nomi; discriminazione composita, forme intrecciate di discriminazione, carichi multipli, discriminazione doppia o tripla. La trasversalità, con il concetto della discriminazione incrociata,4 è una concettualizzazione del problema che tenta di cogliere le conseguenze sia dinamiche che strutturali della interazione fra due o più assi di subordinazione. Questo approccio affronta specificamente il modo in cui razzismo, patriarcato, oppressione di classe ed altri sistemi discriminatori creano disuguaglianze ambientali che strutturano le posizioni relative delle donne, delle razze, delle etnie, delle classi, ecc. Inoltre, il concetto di trasversalità affronta il modo in cui comportamenti e interventi specifici creano percorsi di oppressione lungo questi assi e costituiscono gli aspetti dinamici o attivi della privazione di potere delle donne.
Rifacendoci alla metafora di un crocevia, in primo luogo tracciamo un'analogia fra i vari assi del potere, per esempio, razza, etnia, genere o classe, come elementi che costituiscono i grandi viali che strutturano il terreno sociale, economico o politico. Attraverso questi grandi viali viaggia la dinamica dell'espropriazione. Questi viali sono generalmente inquadrati come assi del potere distinti e che si escludono a vicenda; per esempio, il razzismo è distinto dal patriarcato, che a sua volta è distinto dall'oppressione di classe. In realtà, i sistemi spesso si sovrappongono e si incrociano fra di loro, creando crocevia complessi in cui possono incontrarsi due, tre o anche più assi. In realtà, le donne oggetto della discriminazione razziale si trovano spesso nello spazio in cui convergono razzismo o xenofobia, classe e genere; di conseguenza, sono esposte ai pericoli del pesante flusso di traffico che percorre tutte queste strade.
Le donne vittime della discriminazione razziale e altri gruppi vittima di discriminazione incrociata si trovano a questi crocevia a causa delle loro identità specifiche devono sbrogliarsela in qualche modo nel traffico che attraversa questi crocevia, per poter ottenere le risorse necessarie per le normali attività della vita. Si tratta di un compito particolarmente pericoloso, allorché il traffico procede contemporaneamente da tante direzioni diverse. A volte si verificano degli incidenti, allorché l'impatto del traffico proveniente da una direzione getta le vittime sul percorso del traffico in arrivo dalla direzione opposta, mentre in altre occasioni gli incidenti si verificano per collisioni simultanee. Questi sono i contesti in cui la discriminazione risulta incrociata o trasversale allorché gli svantaggi o le condizioni interagiscono con le condizioni preesistenti di vulnerabilità, per creare una dimensione precisa di perdita di potere e di autonomia (disempowerment).

Classificare l'esperienza della discriminazione trasversale: un modello provvisorio
Anche se attualmente è largamente accettato il fatto che non sempre le donne vivono l'esperienza del sessismo nello stesso modo, e che uomini e donne non vivono l'esperienza del razzismo nello stesso modo, il progetto di inquadrare le circostanze effettive in cui convergono le esperienze di razzismo e sessismo sta maturando soltanto in maniera molto graduale a livello globale. Quello che fornirò qui di seguito è soltanto un modello provvisorio, che ha lo scopo di facilitare il compito di catalogare e organizzare le conoscenze esistenti sui modi molteplici in cui la discriminazione trasversale può intervenire nella vita delle donne in tutto il mondo. L'obiettivo di queste tipologie iniziali è di introdurre un linguaggio a cui le singole persone possano riferire le proprie esperienze. Serve anche ad illustrare l'imperativo di allargare i parametri concettuali dei discorsi sui trattati esistenti. Come evidenziano le tipologie, la dimensione trasversale dei problemi non è semplicemente dovuta al fatto che una forma distinta di discriminazione non è affrontata in maniera esauriente, bensì che un'intera gamma di violazioni di diritti umani rimane nell'ombra per l'incapacità di affrontare appieno le vulnerabilità trasversali delle donne e degli uomini emarginati.

Discriminazione mirata
Gli esempi più riconoscibili di oppressione trasversale sono spesso i casi più tragici: la violenza contro le donne per motivi etnici o razziali. Tale violenza potrebbe essere opportunamente inquadrata come subordinazione incrociata intenzionale, nel senso che il razzismo e il sessismo manifestati in questi episodi di stupro riflettono il fatto che per motivi razziali o etnici le donne sono prese a bersaglio per una violazione esplicitamente sessista.

Discriminazione composita
Gli atti mirati di discriminazione intenzionale non si limitano alla violenza sessuale. Sul posto di lavoro e in altri luoghi in cui sono presenti come forza lavoro, le donne oggetto di discriminazione razziale sono spesso sottoposte ad azioni e carichi discriminatori specificamente per il fatto di non essere uomini, e a volte precisamente perché non fanno parte dei gruppi dominanti sul piano etnico o razziale. In tali contesti, infatti, le donne oggetto di discriminazione razziale vivono una discriminazione composita: sono escluse in base a considerazioni razziste dai posti di lavoro previsti per le donne, e sono escluse in base a considerazioni sessiste dai posti di lavoro riservati agli uomini. In realtà, sono escluse specificamente in quanto minoranza o donne etniche" , perché non vi è nessun ruolo per chi si presenta con il loro particolare profilo etnico-razziale e di genere.
Esistono anche esempi in cui la sovrapposizione fra esclusione di razza ed esclusione di genere limita le possibilità di lavoro o di istruzione concernenti gli uomini. Laddove i posti di lavoro nell'industria o altri modi specifici di occupazione maschili sono limitati, e il lavoro che resta è più orientato al lavoro femminile, anche gli uomini potrebbero subire la discriminazione composita: il lavoro che è disponibile per le donne non è ritenuto adatto agli uomini, e il lavoro disponibile per uomini più privilegiati non è accessibile ad uomini discriminati per motivi razziali.

Discriminazione strutturale-dinamica
Una manifestazione leggermente diversa di subordinazione incrociata potrebbe essere classificata come discriminazione incrociata strutturale-dinamica. Tale fenomeno rappresenta tutta la gamma di circostanze in cui gli interventi politici si incrociano con le strutture ambientali di disuguaglianza in modo da creare un carico composito per vittime particolarmente vulnerabili. In talune circostanze, una discriminazione di genere si verifica all'interno di un contesto in cui alcune donne sono già vulnerabili per effetto della loro razza e/o classe di appartenenza. In altre circostanze, un intervento politico, una prassi o un atto individuale particolare motivato da un pregiudizio razziale, etnico o di altra natura opera nel contesto di una struttura di genere che colpisce in modo particolare le donne o, qualche volta, gli uomini.

Subordinazione strutturale
Si possono cogliere altri esempi di trasversalità strutturale identificando gli effetti sovrapposti delle strutture ambientali che interagiscono con un intervento politico o una qualche altra decisione, creando carichi che pesano in misura sproporzionata sulle donne emarginate. L'intervento politico in questione non è affatto mirato contro le donne o contro altri membri emarginati della comunità semplicemente, si incrocia con altre strutture nel creare questo effetto di subordinazione. Questo tipo di subordinazione potrebbe essere illustrato dall'effetto particolarmente pesante per le donne delle politiche di aggiustamento strutturale nelle economie dei paesi in via di sviluppo.
Le conseguenze della subordinazione incrociata non sono necessariamente conseguenze premeditate. Le politiche di aggiustamento strutturale mettono in moto certe dinamiche che finiscono col colpire in maniera prevalente le donne, eppure si tratta di decisioni che non sono intenzionalmente discriminatorie, e neppure prese totalmente sul posto. Organi decisionali molto lontani dal luogo della sofferenza possono creare carichi giganteschi nella vita di donne socialmente ed economicamente emarginate, in ogni parte del mondo. A mano a mano che gli effetti di decisioni prese a grande distanza filtrano attraverso le strutture sovrapposte della subordinazione, i carichi che esse creano diventano sempre più gravosi per chi si trova ai gradini più bassi della società. Di conseguenza, quello che per alcune economie vuol dire solo tirare la cinghia può diventare un vero e proprio strangolamento economico e sociale per altre economie, meno capaci di contemperare le conseguenze delle politiche di austerity distribuendole in tutto il corpo sociale.

Trasversalità politica
Le donne che appartengono a comunità emarginate per motivi razziali e culturali si sono organizzate attivamente in vari modi, in grande e in piccolo, per contestare la condizione in cui vivono. Lo fanno sia affrontando alcuni ostacoli comuni anche alle donne più privilegiate, che affrontando ostacoli specifici.
Uno di questi ostacoli si presenta spesso nella forma di lealtà nei confronti del proprio gruppo sociale o nazionale di appartenenza; vincoli di questo tipo a volte vengono sfruttati per soffocare qualsiasi voce critica contro quelle pratiche o problemi che potrebbe in qualche modo presentare il gruppo in una luce negativa. Le donne che insistono a far valere i loro diritti contro certe violazioni che si verificano all'interno delle loro comunità rischiano l'ostracismo o altre forme di disapprovazione, perché si sostiene che tradiscono la loro comunità o sono motivo di imbarazzo.
Donne che sfidano quelle pratiche discriminatorie che vengono difese come tradizioni culturali spesso si trovano in una posizione estremamente precaria. Da un lato, a volte si dà il caso che gli estranei siano fin troppo propensi a lanciare aspre critiche contro le pratiche ed i comportamenti di gruppi di etnia o razza differente, anche quando ignorano violazioni altrettanto criticabili che avvengono nella loro stessa cultura. D'altro canto, allorché le donne che sfidano le tradizioni culturali patriarcali all'interno della propria comunità si lasciano ridurre al silenzio, perdono la possibilità di incidere per modificare pratiche e comportamenti che sono dannosi per le donne.
Un altro aspetto della trasversalità politica è esemplificato dai gruppi di donne che si oppongono agli aspetti di esclusione razziale di alcune delle politiche che pure sostengono per portare avanti la causa delle donne.

Misure utili per elaborare protocolli interpretativi della trasversalità
È importante rendersi conto che, anche se le leggi e le convenzioni vigenti a volte sono state interpretate in senso restrittivo per cogliere soltanto forme di discriminazione che si verificano lungo un singolo asse del potere, tali interpretazioni monche negano la portata degli interventi esplicitamente previsti da convenzioni, leggi e dichiarazioni che sono finalizzate a proteggere gli individui dalla negazione dei loro diritti in base a considerazioni di razza e di genere.
Anche se non è necessaria un'ulteriore dichiarazione esplicita dei principi fondamentali per creare diritti e tutele dalla discriminazione incrociata, sarebbe comunque utile elaborare protocolli interpretativi per porre fine alle interpretazioni e alle prassi esistenti che sminuiscono i diritti delle vittime della subordinazione incrociata.

A. L'importanza dell'analisi contestuale e della raccolta di informazioni
Per la sua stessa natura, la subordinazione incrociata rimane spesso in secondo piano, perché tende a colpire persone che sono marginali anche all'interno dei gruppi subordinati, e perché i paradigmi di valutazione dei comportamenti discriminatori esistenti non prevedono sistematicamente questa forma di discriminazione. La discrepanza esistente fra gli standard e le prassi consolidate con cui si indaga sulla discriminazione e le realtà spesso complesse della subordinazione incrociata crea una ulteriore dimensione di vulnerabilità trasversale. Per dare il giusto spazio a tale problema è necessario che i protocolli interpretativi della trasversalità focalizzino l'attenzione innanzi tutto sull'analisi contestuale e che si valorizzi una strategia analitica costruita a partire dal basso (bottom up). Prendendo le mosse da domande sul modo in cui le donne vivono la propria vita, l'analisi potrà articolarsi gradualmente, rendendo conto delle varie influenze che incidono sulla vita e sulle chance esistenziali delle donne emarginate. È di particolare importanza svelare in che misura le politiche e le prassi esistenti possono incidere sulla vita di queste donne in modo diverso rispetto alle persone che non sono esposte a simili ostacoli.
Ci si dovrà impegnare a sottolineare la necessità che le ricerche indaghino in maniera specifica sulle esperienze delle donne che vivono in condizioni di marginalità. Le informazioni dirette su queste donne tuttavia spesso scarseggiano, e questa situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che gli strumenti standard descrittivi e di valutazione non sono in grado di portare alla luce esperienze che riflettono le identità multiple delle donne emarginate, oppure la gamma di carichi particolarmente gravosi che spesso costituiscono la loro esperienza di vita. Di conseguenza, è doveroso formulare protocolli di ricerca specifici, per elaborare una base di informazioni adeguate con cui procedere all'analisi delle conseguenze specifiche della discriminazione di razza e di genere.

B. Elaborare metodologie che facciano emergere la subordinazione incrociata
Per fare piena luce sulla subordinazione incrociata occorrerà elaborare nuove metodologie per scoprire i modi in cui varie strutture di subordinazione convergono fra loro. Là dove appare che vi siano prove di discriminazione di razza o di genere, un protocollo capace di individuare la subordinazione incrociata dovrà considerare se esiste qualcosa che rende le donne (o gli uomini) in questione particolarmente vulnerabili a tali violazioni.

Le sfide
Il protocollo summenzionato potrà costituire un intervento efficace per impedire l'invisibilità della subordinazione incrociata, se il seme verrà gettato in terreno fertile. Permangono comunque alcuni dilemmi e su tematiche decisamente importanti - che complicheranno la vita anche ai tentativi più ambiziosi di ampliare l'ambito delle attività sui diritti umani in modo da includervi i diritti delle donne e degli uomini colpiti/e dalla subordinazione incrociata.

1. La razza o l'etnia non sono un marker costante in tutto il mondo. La possibilità di spiegare i crocevia della discriminazione dipende dalla nostra capacità di concettualizzare con ragionevole chiarezza la funzione delle gerarchie etnico-razziali e di altre pratiche legate all'appartenenza a un determinato gruppo. Mentre è chiaro che tutte le società sono connotate in varia misura dalla differenza di genere, a volte risulta difficile impostare su solide basi il problema della razza o di divisioni ad essa correlate. Mentre alcune caratteristiche di stratificazione razziale sono esclusive delle società post apartheid, ciononostante la storia e la pratica di una subdola differenziazione fra gruppi sono sufficientemente diffuse da far sì che fra i vari paesi esistano differenze meramente quantitative piuttosto che qualitative. Inoltre, con la mobilità sempre crescente attraverso i confini internazionali, nessuna società può veramente dichiararsi omogenea. E perciò, nessuna società può dirsi immune dal razzismo o dall'intolleranza ad esso connessa; e di conseguenza persiste la massima necessità di occuparsi della interazione fra razzismo - o intolleranza - e sessismo.

2. Lo sviluppo poco equilibrato del discorso sui diritti umani riferito alle questioni di razza e di genere. Un'altra differenza importante nel discorso sulla discriminazione di razza e di genere che può ostacolare il tentativo di occuparsi della subordinazione incrociata è dovuta al fatto che il livello di organizzazione e di istituzionalizzazione delle iniziative sui diritti umani riferite alle questioni di genere è più avanzato rispetto a quelle sulle tematiche del razzismo. Mentre esistono numerose istituzioni e Ong internazionali impegnate a garantire i diritti umani delle donne, il numero di istituzioni analoghe impegnate nella lotta al razzismo è relativamente limitato. Forse proprio per questo attualmente non esiste un consenso generale nei confronti di una politica di race mainstreaming, che invece dovrebbe divenire parte integrante del lavoro delle istituzioni in ambito Onu.

3. Affrontare la divisione Nord/Sud e il ruolo complesso delle élites che subiscono una discriminazione razziale. Alcune delle vulnerabilità incrociate esaminate finora sono almeno in parte una conseguenza della divisione Nord/Sud. Per quanto tale realtà possa limitare la misura in cui questi problemi possono essere affrontati nel contesto delle attività sui diritti umani, che si occupano in primis delle relazioni fra stati, bisogna tener presente anche la costruzione razziale/etnica della linea di demarcazione, con i suoi legami con la storia coloniale, e dunque integrare le questioni della razza o del colore della pelle nell'analisi a livello macro-teorico. Sono poche infatti le situazioni di cui si può dire che siano « libere da differenze di razza», anche se può darsi il caso che la tematica dei diritti umani non sia immediatamente visibile. La subordinazione politica o economica di alcune nazioni sulla scena internazionale a volte può contribuire a far negare l'esistenza di divisioni razziali interne, il che a sua volta ostacola il tentativo di procedere ad un'analisi trasversale che poggi su solide basi. I rapporti di disempowerment fra certe nazioni nel sistema globale sono certamente una presenza reale. Eppure, le élites in queste società del Sud a volte occupano una duplice posizione. Possono essere emarginate, e forse anche costrette al silenzio sul piano internazionale, anche quando occupano posizioni privilegiate nel proprio paese. Le élites di tale società possono appropriarsi del dialogo sulla subordinazione razziale, per focalizzare l'attenzione sui rapporti di forza esistenti fra Nord e Sud, opponendosi nel contempo ai tentativi di esaminare le gerarchie interne, che potrebbero evidenziare anch'esse forme di subordinazione razziale. L'analisi trasversale può contribuire a impostare i futuri dibattiti in modo da riconoscere sia il quadro generale dei rapporti di forza fra Nord e Sud, che le stratificazioni gerarchiche esistenti all'interno dei singoli paesi.

4. Il discorso del nazionalismo e della solidarietà razziale. La politica del nazionalismo o della solidarietà razziale frappone grandissimi ostacoli a chi vuole occuparsi della condizione di tutte le donne che in varie parti del mondo classificate in base alla loro razza. Saldamente attestata nella difesa della razza o della nazione, la retorica antifemminista a volte spinge le donne nella posizione insostenibile di dover scegliere fra la propria identità in quanto donne e la propria identità in quanto appartenenti a nazioni o gruppi razziali emarginati. L'analisi trasversale potrà contribuire a inquadrare gli interessi delle donne come compatibili e compresenti con gli interessi della razza o della nazione, eliminando di conseguenza la necessità che le donne colpite dalla subordinazione razziale debbano prendere posizione contro se stesse.

Conclusione
Questo testo di base è stato inoltrato all'unico scopo di facilitare un dialogo costruttivo e l'elaborazione e circolazione di informazioni sulle dimensioni della subordinazione incrociata legate alla razza e al genere. Si tratta di un'analisi provvisoria, e sarà la sua utilità a far decidere se continuare a lavorare su queste linee, oppure abbandonarla in toto.

1 Versione riveduta del testo di base presentato alla riunione del gruppo di esperte dellONU sulla discriminazione di razza e di genere svoltasi a Zagabria (Croazia), dal 21 al 24 novembre 2000.

2 Lespressione inglese gender mainstraming, « ;cioè lintegrazione di un punto di vista di genere, indica il processo attraverso cui vengono valutate tutte le implicazioni per le donne e per gli uomini di ogni azione progettata, compresa lattività legislativa, politica e programmatica, in tutti i campi e a tutti i livelli […] per garantire che donne e uomini ne traggano gli stessi vantaggi e che non si perpetui la disuguglianza» (ECOSOC, Conclusioni concordate 1997/2).

3 Lespressione inglese targeted gourps indica specificamente i gruppi sociali fatti oggetto (bersaglio) di discriminazione razziale e, in generale, di una qualche forma di discriminazione.

4 Lespressione inglese intersectionality è usata per indicare lintersecarsi e lagire contemporaneo e interdipendente di diverse forme di discriminazione che colpiscono un determinato soggetto, aggravando reciprocamente gli effetti delluna o dellaltra forma di discriminazione.

riminazione.