La cultura delle differenze: riflessioni su razzismo e sessismo

di Valeria Ribeiro Corossacz

 

Il razzismo rappresenta uno dei principali problemi del nostro tempo. A sottolineare l'urgenza di affrontare questo problema, le Nazioni Unite hanno convocato per il 2001 una Conferenza mondiale su questo tema, mentre l'Unione Europea, dopo aver dedicato il 1997 alla lotta contro il razzismo, continua a sollecitare gli stati membri a impegnarsi per contrastare tutte le forme in cui si manifesta la discriminazione razziale.

Nel 1998 è stato istituito l'Osservatorio Europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, con sede a Vienna, con lo scopo di promuovere ricerche e indagini scientifiche sulle cause e le conseguenze dei fenomeni di razzismo, xenofobia e antisemitismo e con la finalità di trasmettere le informazioni agli Stati membri dell'Unione Europea.

In vista della Conferenza Mondiale contro il Razzismo, la Discriminazione Razziale, la Xenofobia e le forme connesse d'Intolleranza, l'Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha indetto una conferenza preparatoria che si terrà dal 1 al 5 maggio 2000 a Ginevra, in cui verranno discussi insieme a rappresentanti delle Nazioni Unite, dei governi e delle ONG le modalità di lotta al razzismo e le forme per accrescere il livello di coscienza dei comportamenti discriminatori.

Questo insieme di iniziative testimoniano la crescente attenzione a livello mondiale per le forme di dominazione e oppressione di gruppi sociali definiti e categorizzati come razze o gruppi etnici, che caratterizza i contesti più svariati e le regioni di ogni parte del mondo.

Parallelamente tuttavia ci troviamo di fronte a una situazione in cui la discriminazione razziale, in tutte le sue manifestazioni, e dunque l'esclusione da un pieno esercizio dei diritti umani di ciascuno individuo, non solo aumentano, ma trovano spesso una legittimazione nella costruzione di un'Europa e di un'identità europea, sia economica che politica e sociale, basate sulla protezione di chi sta dentro e l'esclusione di chi ne sta fuori.


1. il contesto italiano

Negli ultimi anni in Italia abbiamo assistito sempre più frequentemente all'emergere di campagne e episodi di xenofobia e razzismo, e a una crescente e diffusa intolleranza e un disprezzo sempre meno mal celato verso persone proveniente dai paesi più poveri dell'Europa e del mondo (Balbo e Manconi, 1992; Balbo e Manconi, 1993).

La prima osservazione da fare è che in Italia il problema del razzismo è oggi associato immediatamente all'immigrazione, come se il razzismo fosse una conseguenza del flusso di immigrati che ha investito l'Italia, e l'Europa, negli ultimi decenni. Questa associazione ha il doppio scopo di consolidare la mancanza di una memoria storica del passato dell'Italia, e insieme di vedere nell'Altro, percepito come portatore di una profonda e inconciliabile "diversità", la causa di episodi di discriminazione razziale (Ribeiro Corossacz 2000). E' importante invece svelare il processo di mistificazione del colonialismo italiano, l'ignoranza di una parte del nostro passato, per comprendere come oggi in Italia sia possibile un razzismo quotidiano (Tabet 1997: IX; Rivera 1997:131).

Il ruolo dei mezzi di informazione è centrale in questo lungo processo di costruzione del fenomeno immigrazione come invasione del territorio italiano e conseguentemente della vita - lavoro, educazione, spazi urbani - degli italiani. Assistiamo quotidianamente a una manipolazione mediatica degli eventi che riguardano gli immigrati (Rivera 1997:139).

Gallini attraverso l'analisi di pubblicità e articoli di giornale su episodi di razzismo, dimostra la presenza di una rete di immagini e parole di quello che "a pieno titolo si può definire come 'discorso razzista', i cui singoli frammenti potranno apparirci, di volta in volta, come schegge insignificanti e non come fili di un'unica trama" quali effettivamente sono (Gallini 1996:29-30).

Questo discorso razzista, ossia questo insieme di interpretazioni della realtà sociale, si poggia e si riproduce sulla sistematica tendenza ad ignorare il posto e il contributo in termini di forza lavoro alla costruzione dell'Europa dei numerosi gruppi di immigrati. In questo modo da una parte si rende invisibile il ruolo centrale svolto dagli immigrati - uomini e donne in ambiti diversi - nel rendere possibile il progetto di un'Europa economicamente solida e ricca, e dall'altra si sottolineano le forme di marginalità in cui sono costretti sempre di più gli immigrati provenienti dai paesi più poveri: "Il rapporto marginalità-visibilità, che è molto alto, finisce per dare l'impressione che la stragrande maggioranza degli immigrati vivano in queste condizioni (magari per scelta o responsabilità soggettiva)" (E. Pugliese, 1992:16; si veda anche Rivera 1997).

In questo contesto, l'impegno della Commissione di studio "Genere, Generazione e Culture delle Differenze" è inteso a mettere in luce come le differenze di genere, di origine etnica, di classe e di generazione si coniugano nelle manifestazioni di discriminazione razziale. L'attenzione al tema del razzismo è dunque trasversale a tutti i progetti della Commissione, che in questo modo vuole promuovere una prospettiva articolata che espliciti la relazione tra le differenti forme di dominazione sociale. Un'attenzione particolare è tuttavia dedicata al ruolo del genere, ossia a far emergere il ruolo che la differenza di genere ha nelle manifestazioni e nella riproduzione del razzismo, vale a dire di come il genere determini il comportamento di chi discrimina e di chi è discriminato. Segnaliamo a questo proposito che nell'ambito della riunione di preparazione alla Conferenza mondiale contro il razzismo, tenutasi il 16 marzo 1999 a Ginevra, tra i temi segnalati vi è "

Per combattere la discriminazione razziale, in tutte le sue forme, è necessario poterne capire i meccanismi di produzione e riproduzione sociale. Uno di questi è sicuramente legato alla differenza di genere, sia all'interno del gruppo che è oggetto di discriminazione, sia nel gruppo discriminante. La discriminazione razziale non è un fenomeno sociale isolato e statico, ma è spesso accompagnato da altre forme di esclusione e dominazione, tra cui quella sessuale. L'interrelazione tra razzismo e sessismo è dunque un aspetto fondamentale per la comprensione e per la lotta delle forme di esclusione sociale.

In questa nuova prospettiva dunque il razzismo è considerato come una forma di dominazione sociale che si accompagna e si rinforza con altre forme di esclusione sociale, mettendo sul campo una pluralità di soggetti sociali.


2. femminismo e lotta al razzismo

E' importante sottolineare che il dibattito interno al femminismo e ai movimenti delle donne degli ultimi trenta anni ha permesso una forte consapevolezza e rivendicazione dei diritti fondamentali di tutti gli individui.

In particolare nei paesi anglosassoni si è messo in evidenza come la discriminazione sessuale si accompagni spesso alla discriminazione razziale, e come queste non possano essere considerate indipendentemente e separatamente l'una dall'altra (hooks 1998). Questa considerazione nasce dall'attenzione riservata al concetto di differenza e alle sue implicazioni teoriche e politiche, ossia dall'esigenza di riconoscere, dare visibilità, a una pluralità di gruppi sociali, ma anche ai processi di sovrapposizione dei rapporti di dominazione.

Sul significato e le implicazioni del concetto di uguaglianza e di differenza all'interno della cultura occidente si è lungamente discusso (per una revisione si veda Taylor1998). In questa sede basti ricordare che nel recente dibattito politico e accademico si è visto nella politica dell'uguaglianza il rischio di un'impossibilità al riconoscimento delle diverse identità, e si è proposta una politica della differenza, che parta dall'idea che la "differenza è stata ignorata, trascurata, assimilata a un'identità dominante o maggioritaria" (Taylor, 1998:24). A sua volta, i limiti della politica della differenza sono stati individuati nel parcellizzate le identità e i gruppi sociali, sconnettendoli dal tessuto sociale, dalle condizioni economiche e politiche che hanno determinato la loro formazione in quanto gruppi "differenti" ( Guillaumin 1980:64; Gordon 1999).

Per quanto riguarda la discussione intorno al concetto di differenza in riferimento ai temi del razzismo e del sessismo, il ruolo delle femministe di origine africane e di quelle appartenenti alle così dette minoranze etniche, è stato fondamentale. Negli anni ottanta queste hanno intrapreso una critica del carattere etnocentrico e razzista di alcune posizioni interne al movimento delle donne e alle teorie femministe (hooks 1982; Amos e Parmar, 1984), permettendo di aprire uno spazio di riflessione e di azione intorno alla sovrapposizione di razzismo e sessismo all'interno delle società occidentali, ma anche dei loro gruppi politici.

E' interessante notare anche l'esperienza delle donne di diverse parti dell'America Latina, che si sono impegnate per conciliare una politica dell'uguaglianza tra le donne con un riconoscimento del ruolo delle differenze di classe e di origine etnica, che tanto peso hanno in società, quali quelle sudamericane, caratterizzate da enormi divari socio-economici e dalla presenza di un'ampia popolazione di origine indigena e africana.


3. sessismo e razzismo

Il lavoro intrapreso per analizzare come si manifesti diversamente all'interno di una stessa società la discriminazione contro una donna bianca e contro una donna nera ha permesso dunque di riflettere sul fatto che sessismo e razzismo contengono in sé molteplici fattori: il sessismo non è fatto solo di discriminazione sessuale, e il razzismo solo di discriminazione razziale. Secondo le parole di T. de Lauretis, ciò "significa che gli assi di 'differenza' e i modi di oppressione che ne derivano non sono allineati o paralleli, ma sovrapposti o imbricati gli uni negli altri; i sistemi di oppressione sono interconnessi e si determinano reciprocamente" (de Lauretis, 1999:41; su questo punto si veda anche hooks 1998).

Non si tratta tanto di stabilire una priorità, quanto di comprendere le dinamiche sociali che permettono di sovrapporre due modalità di dominazione e discriminazione e dunque di far sì che a seconda dei contesti, l'una offuschi l'altra, con l'effetto di non problematizzare, ossia di rendere naturale, determinate forme di oppressione.

E' dunque importante ribadire che l'apertura di una prospettiva di genere nell'analisi e nelle attività intese a combattere il razzismo è espressione del lavoro svolto dalle donne che si sono occupate di Women's and Gender's studies nel corso di un lungo periodo. Nati dalla necessità di studiare il vissuto delle donne di diverse parti del mondo e a partire da diversi approcci disciplinari, gli Women's and Gender's Studies hanno messo in discussione i fondamenti epistemologici di numerose discipline, mettendo in evidenza le implicazioni teoriche e politiche di un sapere e di una pratica di relazioni sociali contrassegnate dall'esclusione e dalla dominazione delle donne. Parallelamente è emersa la necessità di proporre modelli culturali non più universali, neutri e omogenei nei diversi ambiti della società, tentando quindi di recepire e riconoscere la pluralità di esperienze di diversi gruppi sociali (per quanto riguarda la possibilità di trasporre questo tipo di prospettiva all'interno delle università italiane, si veda Balbo e Cantù, 1998).

Il carattere non settoriale degli Women's and Gender's studies di oggi è ciò che ha reso possibile considerare fenomeni sociali, quali il razzismo, nella loro complessità. Ci sembra dunque necessario promuovere uno sguardo analitico e una pratica politica che diano riconoscimento al ruolo del genere in tutte le relazioni sociali, e quindi anche nel razzismo, inteso come una forma particolare di dominazione sociale.

Tenere in considerazione le implicazioni del genere non significa perdere di efficacia nella lotta contro il razzismo, al contrario significa riconoscere la complessità dei fenomeni sociali e dunque avere gli strumenti per comprendere meglio le dinamiche sociali che ne sono alla base.


4. la piattaforma di Pechino

La piattaforma di Pechino ha offerto una sponda utile per affrontare il tema del razzismo e del sessismo nella parte relativa ai diritti umani delle donne. Nel Rapporto del Governo Italiano alle Nazioni Unite sull'applicazione della Piattaforma di Pechino in Italia a cura del Dipartimento Pari Opportunità (giugno 1999), si sottolinea l'importanza di accompagnare la lotta per il riconoscimento dei diritti umani delle donne alla lotta per i diritti umani di altri gruppi considerati socialmente inferiori, quali gli omosessuali, gli immigrati e le così dette 'minoranze etniche'. Vi è dunque un allargamento di orizzonti nella consapevolezza e nelle attività delle donne che portano a una proficua sovrapposizione di diversi attori sociali nelle mobilitazioni contro le differenti modalità di esclusione sociale.

In questo nuovo contesto, le pari opportunità non sono più intese solo come pari opportunità tra uomini e donne, ma come eguali opportunità per tutti quei gruppi socialmente discriminati.


 

BIBLIOGRAFIA

 

- Amos V. e Parmar P. "Challenging Imperial Feminism, in Feminist Review, n.17, july, 1984.

- Balbo L. e Manconi L. I razzismi reali, Feltrinelli, Milano, 1992.

- Balbo L. e Manconi L. Razzismi. Un vocabolario, Feltrinelli, Milano 1993.

- Balbo L. e Cantù F. "Culture delle Differenze e studi delle donne nell'istituzione universitaria: Gruppo di Lavoro presso il Ministero dell'Università", in Trimestre, Interlinea editrice, Teramo, 1997.

- Censis, Child Immigration Project: National Report - Italy, Rapporto alla Commissione europea DGXII TSER, 1999.

- de Lauretis T. Soggetti Eccentrici, Feltrinelli, Milano, 1999.

- Gallini C. "Giochi Pericolosi", in Giochi Pericolosi, Frammenti di un immaginario alquanto razzista, manifestolibri, Roma, 1996.

- Gordon L. "The Trouble with Difference", in Dissent, Spring, 1999.

- Guillaumin C. "The idea of race and its elevation to autonomous, scientific and legal status" in Sociological Theories: Race and Colonialism, Unesco, Parigi, 1980.

- hooks b. Ain't I a Woman? Black Women and Feminism, Pluto, London, 1982.

- hooks b. "Riflessioni su razza e sesso", in Elogio del margine, Feltrinelli, Milano, 1998.

- L'applicazione della Piattaforma di Pechina in Italia, Rapporto del Governo Italiano alle Nazioni Unite, a cura del Dipartimento pari opportunità, Roma, giugno 1999.

- Pugliese E. "Razzismo, antirazzismo e conoscenza", in Razzisti e Solidali, a cura di Pugliese E., Ediesse, Roma, 1993.

- Ribeiro Corossacz V. "Negro e pure sordo: quale differenza contro il razzismo", in Ribeiro Corossacz V. e Vincenzo C. "Razzismo e Sessismo: riflessioni sulle impercettibili discriminazioni", in Adultità, in via di pubblicazione, 2000.

- Rivera A. "Immigrati", in Gallissot R. e Rivera A., L'imbroglio etnico, Edizioni Dedalo, Bari, 1997.

- Tabet P. La pelle giusta, Einuadi, Torino, 1997.

- Taylor C. "La politica del riconoscimento", in Habermas J. e Taylor C., Multiculturalismo, Feltrinelli, Milano, 1999.






PARTE II: Alcune proposte operative


Razzismo e sessismo:
proposte per una formazione delle nuove generazioni


di Valeria Ribeiro Corossacz

 

Dalle questioni poste nel quadro della riflessione sulle forme di razzismo e sessismo e sul loro stretto legame, ci è sembrato opportuno indicare quale possibile campo di azione la scuola, e in generale i percorsi formativi.

L'attenzione alle nuove generazioni si traduce infatti anche nell'effettivo impegno ad intervenire sui processi di socializzazione, quali quelli operati dalla scuola, al fine di modificare determinati comportamenti e aspetti della nostra cultura. Infatti poiché il razzismo e il sessismo sono delle forme di esclusione e dominazione socialmente e culturalmente determinate e quindi apprese, è possibile disimpararle. La scuola può dunque essere intesa come lo spazio sociale e istituzionale in cui esercitarsi a disimparare, e non solo ad apprendere.

L'interesse per l'ambito scolastico è dato non solo dalla convinzione che per cambiare i modelli culturali alla base del razzismo sia necessario intervenire sui processi di apprendimento e socializzazione, ma anche in considerazione del crescente numero di alunni figli di immigrati presenti nelle scuole italiane. Un recente studio del CENSIS (1999) dimostra che in Italia si sta passando molto velocemente, rispetto agli altri paesi europei, dal flusso immigratorio da sola manodopera straniera a nuclei familiari, in conseguenza del ricongiungimento familiare. Ad esempio nel 1998 gli alunni albanesi sono aumentati del 63%, da 8312 a 13.551, mentre quelli cinesi del 47%, da 4178 a 6148 (CENSIS-CHIP, in L'Unità, mercoledì 27 ottobre, 1999).

Negli ultimi anni sono state avviate molte iniziative nell'ambito dell'educazione interculturale, ma quasi nessuno spazio è stato dedicato alla sovrapposizione di razzismo e sessismo nei comportamenti discriminatori.

E' necessario dunque introdurre l'ottica di genere nei programmi didattici e nelle iniziative intese a prevenire e combattere la discriminazione razziale tra le nuove generazioni, in particolare nelle scuole elementari e superiori.

Abbiamo dunque individuato una possibile linea di ricerca e di attività con l'obbiettivo di promuovere dentro le scuole un dialogo tra studenti e docenti che contemporaneamente affronti il tema del razzismo e quello del sessismo. A questo scopo abbiamo definito un modulo, un prototipo che possa servire da spunto per diverse entità territoriali, e sul quale continuare a lavorare.

Il modulo si divide in tre fasi. Nella prima si delinea il panorama delle ricerche e delle iniziative sul rapporto tra sessismo e razzismo, con particolare attenzione alla letteratura straniera che si è occupata di questo aspetto. Questa fase è necessaria al fine di contestualizzare i risultati della ricerca, ma anche ad acquisire un quadro di riferimento che permetta di mettere appunto le attività del progetto.

Nella seconda fase si distribuiscono dei questionari e vengono condotte delle interviste tra gli studenti al fine di raccogliere informazioni sulla percezione e la definizione del razzismo e del sessismo tra le nuove generazioni. E' infatti necessario partire dal senso comune, da veri e propri pezzi di discorso per poter decostruire in forma efficace i procedimenti che portano alla definizione dell'Altro come soggetto socialmente inferiore, alla sua stereotipizzazione. In particolare è necessario portare l'attenzione dei giovani su tutte quelle immagini, rappresentazioni e interpretazioni della realtà sociale e degli attori sociali comunemente accettate, ossia date per scontato.

Il materiale raccolto in questa fase serve quindi per mettere a punto i corsi di formazione e i workshops della terza ed ultima fase. In questa tappa si prevedono delle attività interattive con gli studenti al fine di sensibilizzarli a una maggiore consapevolezza delle forme di razzismo e sessismo, e incidere sui processi cognitivi che partecipano alla produzione e alla riproduzione sociale del razzismo e del sessismo. Oltre alle risorse umane, si può fare ricorso a materiali audiovisivi, e ad altri progetti finalizzati alla costruzione di una nuova percezione dell'Altro e della differenza di genere (su questo ultimo punto di particolare interesse il progetto POLITE sui libri di testo da poco inaugurato in Italia con il patrocinio del Ministero per le Pari Opportunità, a cui partecipano diversi paesi europei).

 

Roma, gennaio 2000