La violenza sessuale contro le donne in situazioni di conflitto armato*



Nel corso dell’ultimo secolo, il peso dei conflitti armati sulle popolazioni civili è aumentato in misura notevole. Secondo quanto riportato, il cinque per cento delle vittime della prima guerra mondiale, il 52 per cento di quelle della seconda guerra mondiale, e circa il 90 per cento delle vittime di guerre combattute durante il 1991 erano civili(a). Nelle guerre civili, la forma predominante di conflitto oggi, più del 90 per cento delle vittime sono civili(b). Dei civili coinvolti nel conflitto in Kosovo, l’80 per cento erano donne e bambini(c). Anche il numero di civili che diventano profughi e sfollati all’interno del proprio paese come conseguenza dei conflitti armati è aumentato nel corso degli ultimi decenni e, in tali circostanze, le donne e i bambini sono particolarmente esposti alla violenza sessuale. C’è una penuria di statistiche disaggregate in base al sesso sull’impatto dei conflitti armati, ma la quantità di informazioni disponibili sulla violenza sessuale contro le donne sta aumentando(d).

La relatrice speciale della Commissione sui Diritti Umani ha stabilito che, durante il conflitto in Ruanda del 1994, lo stupro era sistematico e veniva utilizzato come "arma" dagli autori dei massacri. Secondo testimonianze coerenti e sistematiche, lo stupro era la norma più che l’eccezione. Tra le donne vittime di stupro c’erano: le bambine, le anziane, le donne incinte, le puerpere e persino i cadaveri(e).

Human Rights Watch ha scoperto che lo stupro e le altre forme di violenza sessuale sono stati utilizzati in Kosovo nel 1999 come armi di guerra e strumenti di "pulizia etnica" sistematica. L’organizzazione ha trovato 96 resoconti verificabili di aggressione sessuale durante il periodo dei bombardamenti NATO, dal 24 marzo al 7 maggio 1999. Human Rights Watch ritiene che i casi documentati rappresentino solamente una parte degli episodi verificatisi, è ciò è dovuto in parte alla stigmatizzazione culturale associata allo stupro ed alla riluttanza delle donne kosovare a parlare delle aggressioni sessuali(f).

Nel corso del 1998, la relatrice speciale sulla violenza contro le donne ha ricevuto una comunicazione relativa alle violenze sessuali a Timor Est da parte delle forze di sicurezza indonesiane. Tra le violazioni riferite c’erano: violenze sessuali, stupri, matrimoni forzati, prostituzione forzata e le intimidazioni nei confronti delle donne che facevano parte della famiglia di sospetti attivisti(g).





NOTE


a. Judith Gardam e Michelle Jarvis, "Reviewing the Bejing Platform for action: What has been achieved at the international level for women in armed conflict?", Columbia Human Rights Law Review, vol.31, No.3; rapporto dell’esperto del Segretario Generale, Ms.Graca Michel, sull’impatto dei conflitti armati sui bambini (A/51/306); C.A. Palmer e A.B.Zwi, "Women, health and humanitarian aid in conflict", Disaster, vol.22, No.3 (1998).Gardam e Jarvis, op.cit; Michel, op.cit.

b. UNICEF, Women in Transition…Gardam e Jarvis, op.cit; Michel, op.cit.

c. UNICEF, Women in Transition…Gardam e Jarvis, op.cit; Michel, op.cit.

d. Gardam e Jarvis, op.cit; Michel, op.cit.Vedi il rapporto sulla situazione dei diritti umani in Ruanda (E/CN.4/1996/68), parag.16 e 17.

e. Vedi il rapporto sulla situazione dei diritti umani in Ruanda (E/CN.4/1996/68), parag.16 e 17.

f. Rapporto dello Human Rights Watch, intitolato "Rape as a weapon of ethnic cleansing".

g. Rapporto della relatrice speciale sulla violenza contro le donne, le sue cause e le sue conseguenze (E/CN.4/1998/54).

 

* Tratto da The world’s women 2000. Trends and statistics", a cura dell’Ufficio statistico delle Nazioni Unite, New York 2000. Versione italiana a cura della Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità.