I Tribunali ad hoc per la ex Jugoslavia e il Rwanda

A differenza di quelli di Norimberga e Tokyo, i due Tribunali penali internazionali (Tpi), attualmente in funzione all'Aja (Olanda) per i crimini commessi nel territorio della ex Jugoslavia e ad Arusha (Tanzania) per quelli in Ruanda, non possono pronunciare condanne a morte. Le due Corti sono dotate di giurisdizione e poteri limitati alla situazione di crisi che li ha prodotti. La loro funzione non può estendersi oltre il mandato ristretto previsto dallo Statuto che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha stilato per loro.

Istituito nel maggio del '93 con la risoluzione 827 del Consiglio di sicurezza, il Tribunale dell'Aja è costituito da 14 giudici uno dei quali, l'americana Gabrielle Kirk McDonald, da novembre è subentrata come presidente all'italiano Antonio Cassese. Per il proprio funzionamento, il Tpi ha formato al proprio interno tre 'Camere'o sezioni (collegi giudicanti in primo grado) composte ciascuna da tre giudici, e una Camera d'appello della quale fanno parte cinque magistrati. Procuratore generale è la canadese Louise Arbour. Le norme che regolano l'attività del Tpi sono largamente basate sul diritto anglosassone che esclude ad esempio il processo in contumacia e prevede la formalità dell'incriminazione (indictment) quale premessa per un procedimento.

Il Tribunale dell'Aja ha sinora posto in stato di accusa un'ottantina di presunti criminali di guerra della ex Jugoslavia, 27 dei quali sono in stato di detenzione. La recente denuncia del procuratore generale mette in luce che la cooperazione fra il Tpi e le autorità della Jugoslavia (Serbia e Montenegro) si è normalizzata, ma non sul punto più importante, l'estradizione di persone accusate di crimini di guerra.

La Camera d'appello e il procuratore generale dell'Aja esercitano le loro funzioni anche per il parallelo Tribunale di Arusha, istituito dall'Onu nel novembre del '94, dopo gli eccidi della primavera in Ruanda. Nel carcere allestito dal Tribunale nella cittadina tanzaniana sono detenuti 25 persone, tutti hutu ruandesi, tranne l'italo-belga Georges Ruggiu.

Lo statuto del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia menziona esplicitamente lo stupro fra i crimini contro l’umanità, e quello del Tribunale di Arusha sul Rwanda elenca fra gli atti che il tribunale ha competenza di giudicare "stupro, prostituzione forzata e ogni forma di aggressione sessuale". I processi celebrati da questi due tribunali hanno già riconosciuto lo stupro come atto di tortura, grave violazione delle convenzioni di Ginevra e crimine di guerra, nonché come strumento di genocidio, ed entrambi i tribunali si sono dotati di una consulente sulle questioni di genere, ed hanno adottato un punto di vista di genere anche neò modo di affrontare questioni come l’ammissibilità dlele prove e il trattamento dei/delle testimoni.