La Conferenza mondiale sui diritti umani di Vienna


La Conferenza mondiale sui diritti umani di Vienna ha iniziato il suo cammino nel 1989, quando l'Assemblea generale dell'Onu decise che a 25 anni dalla Prima Conferenza mondiale sui diritti umani, quella di Teheran del 1968, era venuto il tempo per la comunità internazionale di interrogarsi sul cammino fatto nell'attuazione dei diritti umani e quali ostacoli vecchi e nuovi si presentassero alla loro realizzazione. L'Assemblea generale stabilì alla sua 47a sessione (1992), che particolare attenzione doveva essere prestata nei lavori della Conferenza, ad esaminare il legame tra diritti umani, democrazia e sviluppo, nonché all'elaborazione di meccanismi e strumenti (anche di tipo finanziario) per dare effettività alle norme internazionali sui diritti umani.
La prima riunione del Comitato preparatorio della Conferenza mondiale si svolse nel settembre del 1991. Con essa venne avviato un ampio complesso di attività che coinvolgevano governi, organizzazioni internazionali, organi dell'Onu e centinaia di Ong in tutto il mondo, finalizzato a fornire informazioni ed elaborare studi in vista dell'importante appuntamento. In particolare, si iscrivono nel processo preparatorio le tre importanti Conferenze regionali svoltesi a Bangkok, Tunisi e S. José, in cui i temi della Conferenza sono stati preventivamente affrontati nell'ottica dei popoli asiatici, africani e latino-americani. Riunioni e consultazioni informali si sono svolte durante questa fase preparatoria, con il coinvolgimento di istituti di ricerca e Ong di tutto il mondo.
Un progetto di documento finale è stato predisposto dal Comitato preparatorio nel maggio 1993: su questo progetto, che raccoglieva le varie indicazioni provenienti da tutti i soggetti intervenuti, si è svolta la discussione nella Conferenza degli stati. [..]
I contenuti di maggiore novità espressi dal documento di Vienna riguardano:

i diritti delle donne (viene raccomandata l'adozione di un Protocollo facoltativo alla Convenzione sulla discriminazione contro le donne e viene istituito presso la Commissione dei diritti dell'uomo un relatore speciale sulla violenza contro le donne),
• i diritti dei bambini (si chiede che entro il 1995 tutti gli stati ratifichino la Convenzione sui diritti dell'infanzia)
• i diritti dei popoli autoctoni (si chiede di istituire il decennio dei popoli indigeni).

La conferenza ha inoltre richiesto e ottenuto l'istituzione di un Alto commissariato per i diritti umani e il rafforzamento del Centro per i diritti umani di Ginevra (struttura specializzata del Segretariato generale dell'Onu).
L'importanza della Conferenza di Vienna sui diritti umani non può essere compresa in tutta la sua portata se non si considera accanto ai risultati della Conferenza "ufficiale" degli stati, anche l'apporto della fase non ufficiale della Conferenza, ossia del Forum delle Ong, svoltosi nella capitale austriaca dal 10 al 12 giugno, e in cui centinaia di Ong, associazioni, centri di ricerca hanno discusso e preso iniziative sugli stessi temi oggetto della Conferenza ufficiale. Il tema generale del Forum era "Tutti i diritti umani per tutti" ed è stato affrontato attraverso il lavoro di cinque gruppi programmati e di altri sei costituitisi spontaneamente.
Il Forum ha conosciuto momenti di tensione e di scontro, legati soprattutto all'assurda regola, alla quale nemmeno in questa Conferenza mondiale sui diritti umani si è voluto derogare, per cui non si sarebbe potuto parlare delle violazioni dei diritti umani citando singoli paesi. Questa regola contrasta con l'idea, espressa anche da molti rappresentanti governativi, che la materia dei diritti umani non è questione interna ai singoli stati, ma problema di interesse mondiale. Anche il Ministro di Grazia e Giustizia italiano, Giovanni Conso, capo della delegazione italiana alla Conferenza, nel discorso pronunciato il 16 giugno, ha ribadito che "La sovranità nazionale pur elemento fondamentale nei rapporti internazionali, non può essere considerata come un impedimento all'interesse dei vari Stati ed in particolare alle iniziative che essi devono assumere di fronte ad eventi come il genocidio ed il razzismo istituzionalizzato". La "consegna del silenzio" imposta dagli stati sulla violazione dei diritti umani nei singoli paesi è stata la causa, tra l'altro, del mancato intervento alla Conferenza e al Forum del Dalai Lama, premio Nobel per la pace.


Tratto da www.cepadu.unipd.it
Boll. 7 ( o 3 1993) , p.3