Città del Messico: si apre un dialogo globale*



La prima conferenza mondiale sulla condizione della donna venne organizzata a Città del Messico nel 1975, in coincidenza con l’Anno Internazionale delle Donne, celebrato per ricordare alla comunità internazionale che la discriminazione nei confronti delle donne continuava ad essere un problema in gran parte del mondo. La Conferenza, assieme al Decennio delle Nazioni Unite per le Donne (1976-1985), proclamato dall’Assemblea Generale cinque mesi più tardi, sulla spinta della Conferenza, diede inizio a una nuova era negli sforzi globali per promuovere il progresso femminile, aprendo un dialogo su base mondiale sull’uguaglianza dei sessi. Venne messo in moto un processo — un processo di apprendimento — che avrebbe coinvolto deliberazioni, trattative, la fissazione di obiettivi, l’identificazione di ostacoli e un riesame dei progressi compiuti.

La Conferenza di Città del Messico venne convocata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per concentrare l’attenzione internazionale sull’esigenza di sviluppare degli obiettivi orientati al futuro, strategie efficaci e piani d’azione per il progresso femminile. A questo fine, l’Assemblea Generale identificò tre obiettivi chiave che sarebbero diventati la base per il lavoro delle Nazioni Unite in difesa delle donne:

* La piena uguaglianza fra i sessi ed eliminazione delle discriminazioni sessuali;

* L’integrazione e la piena partecipazione delle donne allo sviluppo;

* Un maggiore contributo delle donne nel rafforzamento della pace mondiale.

 

La Conferenza rispose adottando un Piano d’azione mondiale, un documento che presentava le linee guida che i governi e la comunità internazionale avrebbero dovuto seguire nei successivi dieci anni per perseguire i tre obiettivi chiave stabiliti dall’Assemblea Generale.

Il Piano d’azione stabiliva degli obiettivi minimi, che avrebbero dovuto essere raggiunti nel 1980, obiettivi che erano concentrati sull’assicurare uguaglianza nell’accesso delle donne a risorse quali istruzione, opportunità di impiego, partecipazione politica, servizi sanitari, abitazione, nutrizione e pianificazione familiare.

Questo approccio segnò un cambiamento, che ha cominciato a manifestarsi all’inizio degli anni ’70, nel modo in cui le donne venivano percepite. Laddove in precedenza le donne venivano viste come passive destinatarie di sostegno e assistenza, ora esse venivano considerate come partner paritari e a pieno titolo degli uomini, con i medesimi diritti alle risorse e alle opportunità. Una simile trasformazione stava prendendo piede nell’approccio allo sviluppo, con il cambiamento dall’iniziale convinzione che lo sviluppo servisse a far progredire le donne, per arrivare a un nuovo convincimento secondo il quale lo sviluppo non sarebbe stato possibile senza una piena partecipazione femminile.

La Conferenza invitava i governi a formulare delle strategie nazionali e a identificare degli obiettivi e delle priorità nei loro tentativi di promuovere una partecipazione paritaria delle donne. Entro la fine del decennio delle Nazioni Unite per le Donne, 127 Stati Membri avevano risposto a tale sollecitazione istituendo una qualche forma di meccanismo nazionale, di istituzioni che si occupavano di promuovere politiche, ricerche e programmi diretti a favorire il progresso delle donne e la loro partecipazione allo sviluppo. All’interno del sistema delle Nazioni Unite, in aggiunta alla già esistente Agenzia (ora Divisione) per il Progresso delle Donne, la Conferenza di Città del Messico portò alla creazione dell’Istituto Internazionale per la Ricerca e la Formazione per il Progresso delle Donne (International Research and Training Institute for the Advancement of Women — INSTRAW) e del Fondo delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Femminile (United Nations Development Fund for Women —UNIFEM) per garantire la cornice istituzionale per la ricerca, la formazione e le attività operative nell’area delle donne e dello sviluppo.

Un aspetto importante dell’incontro di Città del Messico è stato dato dal fatto che le donne stese avessero ricoperto un ruolo di fondamentale importanza nel dar forma alla discussione. Delle 133 delegazioni degli Stati Membri riuniti per l’occasione, infatti, 113 erano capeggiate da donne. Le donne organizzarono inoltre un forum parallelo delle ONG, la Tribuna Internazionale dell’Anno della Donna, che attirò circa 4.000 partecipanti. Fra le donne riunite al Forum emersero delle differenze molto nette, che riflettevano le realtà politiche ed economiche dei tempi. Le donne che appartenevano al blocco dell’Est, ad esempio, erano maggiormente interessate alle questioni della pace, mentre le donne occidentali mettevano l’accento sull’uguaglianza e quelle provenienti dalle nazioni in via di sviluppo davano priorità alla questione dello sviluppo. Ciononostante, il Forum ha avuto un ruolo importante nel fare incontrare donne e uomini che appartenevano a differenti culture e avevano esperienze personali diverse, per scambiare informazioni e opinioni e mettere in moto un processo che avrebbe contribuito a unificare il movimento femminile, che, entro la fine del Decennio della Donna, sarebbe divenuto realmente internazionale. Il Forum ebbe inoltre un ruolo fondamentale nell’aprire le Nazioni Unite alle organizzazioni non governative, che portarono la voce delle donne nel processo decisionale dell’Organizzazione.

*Tratto da www.onuitalia.it