Le italiane verso pechino: il caucus delle donne*



Su iniziativa della deputata progressista Giovanna Melandri, un gruppo di donne ha cominciato a riunirsi per avviare una riflessione comune, in vista prima del Summit sociale di Copenaghen e poi della Conferenza di Pechino. E' stato scelto il nome Caucus per significare un luogo di incontro aperto tra donne per offrire una sede di discussione e confronto; coinvolgere l'opinione femminile più larga possibile sulle tematiche oggetto del Summit e della Conferenza; esercitare una pressione congiunta e concorde sulle istituzioni e sulla delegazione italiana, prima, durante e dopo Pechino.

Nel corso dei mesi, si è fatta sempre più evidente L’esigenza di uscire dai confini romani e di allargare il confronto a realtà femminili organizzate di tutta Italia. Il momento culminante di questo sforzo è stata l'assemblea nazionale convocata per il 16 giugno che, nonostante la concomitanza degli scioperi dei trasporti, è stato il momento più significativo di confronto tra le donne italiane in vista di Pechino. All'assemblea è stata sottoposta una traccia di discussione che, arricchita dai molti spunti offerti dal dibattito, è stata poi articolata in una piattaforma da porre all'attenzione della delegazione governativa e in cui, senza cercare impossibili unanimismi, che appiattirebbero la grande articolazione delle organizzazioni delle donne, sono stati individuati alcuni punti largamente condivisi e considerati irrinunciabili.

L'AIDOS ha partecipato attivamente alle riunioni del Caucus, alla preparazione e realizzazione dell'assemblea del 16 giugno ed ha contribuito largamente alla redazione della piattaforma, che pubblichiamo integralmente.

Premessa

Dalla prima Conferenza di Città del Messico nel 1975 a oggi la consapevolezza non solo della qualità sociale e culturale della differenza femminile, ma anche della centralità della dimensione di genere ha compiuto dei passi giganteschi. Si è compiuto un lungo percorso di "presa di parola"' delle donne sul mondo.

In questo quadro, i momenti istituzionali come le Conferenze, sono state sia la cassa di risonanza dei mutamenti in corso, sia anche un elemento catalizzatore e di crescente comunicazione tra paesi del mondo molto diversi dal punto di vista della condizione femminile.

In particolare, negli ultimi anni si può individuare un percorso di idee e di rivendicazioni che da Rio de Janeiro (ambiente, 1992), attraverso Vienna (diritti umani, 1993), il Cairo (popolazione, 1994) e Copenaghen (sviluppo sociale, 1995) porta a Pechino, in una crescente consapevolezza e voglia di contare da parte della società civile. Si sta formando una cultura politica diffusa che delinea una "magna charta" dello sviluppo sostenibile per il XXI secolo.

Malgrado le grandi trasformazioni avvenute, però, le contraddizioni sono tuttora fortissime e, da alcuni punti di vista, crescenti: le donne sono in maggioranza tra i poveri e tra gli esclusi e gli emarginati; sussistono e/o si aggravano discriminazioni e intollerabili violenze contro le donne, e proprio in quanto donne; i conflitti danno spesso luogo a forme di oppressione e di violenza specifica contro le donne.

La questione dei diritti - del cui valore sono sempre più consapevoli soprattutto le donne di alcuni paesi del Sud del mondo - si allarga a nozioni nuove, come quelle di diritti riproduttivi, di diritti economici e di diritti di cittadinanza, oltre che al riconoscimento generalizzato dei diritti specifici delle donne come diritti umani.

Un'altra questione, quella dell'empowerment, attraversa trasversalmente tutti i temi in discussione a Pechino. L’acquisizione di potere e autorità da parte delle donne, e in particolare il rafforzamento delle loro organizzazioni, è un obiettivo in sé ed è lo strumento necessario per perseguire altri obiettivi. Il primo passo per tradurre l'obiettivo dell’ empowerment di azione concreta e che ciascuna donna rivesta un suo ruolo definito e lo assuma con decisione per costruire con le altre una forza collettiva.

Che cosa vogliamo

Alla delegazione che andrà a rappresentare l'Italia a Pechino chiediamo innanzi tutto che si impegni, non solo e formalmente ma anche e soprattutto nella sostanza, ad attuare in Italia le decisioni che saranno prese a Pechino e ad adoperarsi, in tutte le sedi internazionali appropriate, perché siano attuate in tutto il mondo.

Chiediamo inoltre che, durante la Conferenza., il comportamento (voti sulle risoluzioni, ecc...) della delegazione italiana sia ispirato ai seguenti principi irrinunciabili:

1) Non devono più essere messi in discussione i principi, i contenuti e le linee di azione approvate a Rio sull'ambiente, a Vienna sui diritti umani, al Cairo sulla popolazione e a Copenaghen sullo sviluppo sociale, e quelli contenuti negli strumenti giuridici internazionali sui diritti umani, in particolare la Convenzione sull'elim"nazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW), la Convenzione sui diritti dell'’nfanzia e la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne. Devono essere stanziate risorse adeguate per l'attuazione di questi impegni, privilegiando le iniziative mirate all'empowerment delle donne.

2) I diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani fondamentali e devono essere riconosclutI e tutelati in tutto il mondo e per tutte le comunità, senza deroghe dettate da alibi basati su appartenenze etniche, geografiche, religiose, culturali, tradizionali, ecc... Le differenze culturali, che arricchiscono l'umanità, non sono in contraddizione con i diritti inalienabili delle donne. La violazione dei diritti delle donne. fin dall'infanzia, è sempre e in ogni caso violazione dei diritti umani fondamentali. Va rifiutato ogni tentativo di ghettizzare i diritti delle donne dentro sfere separate ed ineguali. La riduzione dell'uguaglianza tra uomo e donna a equità, cioè ad una valutazione arbitraria della misura di uguaglianza ragionevole, colpisce fondamentalmente il principio essenziale delFaccesso delle donne al potere.

In particolare, va garantito a tutti i livelli il godimento degli stessi diritti per tutte le donne che vivono in un determinato paese (e contribuiscono quindi al suo benessere), che vi siano nate o vi siano immigrate.

3) L'integrità fisica delle donne è un diritto personale, intoccabile fin dalla nascita e inalienabile. Sul corpo delle donne si esercitano sin dall'infanzia abusi che mirano ad affermare su di esso un controllo esterno, negando di fatto l'autonomia decisionale delle donne sulla propria vita. Devono quindi essere appoggiate tutte le iniziative volte a combattere:

- l'infanticidio selettivo delle bambine, la mutilazione genitale delle bambine;

- la tratta di ragazze e bambine per lo sfruttamento sessuale;

- le politiche di contenimento o di espansione delle nascite eterodirette che non abbiano come unico fine la tutela della salute e la ricerca della felicità da parte della donna e della sua famiglia;

- le tecniche di parto concepite per le esigenze del personale medico e paramedico e non per quelle della madre e della banibina/o:

- l'uso di tecnologie riproduttive lesive della persona.

4) Vanno prornosse e rafforzate tutte le iniziative volte a denunciare e soprattutto a combattere le violenze compiute contro le donne, sia che avvengano in situazioni di guerra che in tempo di pace, e all'interno della famiglia. Ciò vale soprattutto per tutte le donne che vivono in situazioni di particolare rischio per la propria vita e la propria integrità. Richiamiamo in particolare l'attenzione sulle donne che soffrono della negazione di ogni diritto e che non potranno far sentire la propria voce a Pechino, come le tibetane, le iraniane e le bosniache.

Va data visibilità alle donne non solo come vittime di una violenza che comunque non può mai essere considerata un fattoprivato, ma anche come soggetti capaci di ridisegnare la prospettiva dei diritti umani e delle relazioni tra i popoli sulla scena del mondo. La discriminazione sessista contro le donne e la violenza che ne consegue sono infatti fenomeni strettamente interdipendenti con questioni globali quali la sicurezza e la pace. Pace non significa assenza di guerra, ma un processo che comporta l'eliminazione di tutte le forme di violenza -domestica, strutturale, bellica - il disarmo, la costruzione di un clima di dialogo e di reciproca fiducia tra le persone e i popoli. In particolare deve essere data alle donne, anche attraverso le loro organizzazioni, "uguale" partecipazione ai tavoli negoziali per la soluzione dei conflitti armati e agli organismi internazionali.

5) Vanno sostenuti in tutte le sedi i diritti economici delle donne, sia aumentando in modo specifico le loro opportunità di accesso alle risorse, sia combattendo le esclusioni e le discriminazioni specifiche di cui le donne sono vittime nel mondo del lavoro. Vanno abbandonati gli attuali modelli di sviluppo, che portano di fatto ad un peggioramento delle condizioni di vita delle donne e delle loro famiglie e a un deterioramento delle condizioni ambientali. Le istituzioni finanziarie internazionali sono tra i principali responsabili del depauperamento complessivo indotto dalle politiche di aggiustamento strutturale e dal nuovo sistema di accordi commerciali internazionali. Pertanto vanno ripensate perché, nella loro programmazione, tengano conto della dimensione di genere nello sviluppo.

6) Il progresso delle donne è in tutto i i mondo o non è: i governi dei paesi più ricchi si devono quindi impegnare - e investire risorse finanziarie - perché, da un lato, sia garantita parità di diritti e sia data soluzione positiva ai bisogni specifici delle donne immigrate, dall'altro, una percentuale adeguata di risorse della cooperazione internazionale vada alle donne dei paesi poveri, che sono il principale soggetto dello sviluppo.

All'analisi, ormai avanzatissima. dell'importanza del ruolo delle donne nello sviluppo, è seguita, nella maggior parte dei paesi del mondo occidentale ma non in Italia, l'elaborazione di precise linee di intervento. L'Italia deve colmare questo divario, con l'obiettivo che la nostra cooperazione si adegui almeno alle linee comunitarie.

7) Vanno incoraggiate tutte le iniziative tendenti a ridefinire significato e valutazione del lavoro umano, pagato e non pagato, rendendo visibile anche il valore sociale ed economico dei lavori di cura svolti dalle donne nella società e nella famiglia. In particolare, i governi si devono impegnare a contabilizzare nelle statistiche nazionali - disaggregate per genere - tutto il lavoro, compreso quello di cura, in unità fisiche e in valore, nonché il lavoro non pagato svolto nella società attraverso il volontariato.

8) La non presenza femminile e la cancellazione del pensiero e delle politiche delle donne dall’informazione pubblica e privata contribuiscono pesantemente a ritardare ogni loro conquista e ad accrescere gli squilibri. Ancora molta strada resta da fare per la promozione di una cultura e di un'immagine corretta e positiva dell’universo femminile nei mass-media, nonché per impedire che le donne siano usate, anche attraverso una pubblicità scorretta e fuorviante, come principali consumatrici di prodotti spesso dannosi per la salute delle donne stesse, delle loro famialie e dell'ambiente fisico.

Per quel che riguarda la copertura della Conferenza e del Forum da parte dei media, la delegazione governativa italiana dovrebbe adoperarsi per fornire un’informazione corretta e puntuale sulla sostanza dei problemi reali, scoraggiando ogni tendenza da parte dei giornalisti a soffermarsi soltanto sugli aspetti folcioristici, sensazionalistici e scandalistici.

Tratto da Supplemento speciale Pechino 95 — Aidos news 3-4 1995.