L’altra metà del cielo*



Nascono associazioni, si pubblicano libri, si moltiplicano simposi e programmi televisivi: il nuovo protagonismo delle cinesi è la prima ricaduta positivo della Conferenza di Pechino. Cambiamenti profondi, difficili da fermare. Saranno considerate pericolose dal potere?

di Ilaria Maria Sala

ALL'INIZIO la Quarta conferenza mondiale sulle donne non avrebbe dovuto essere l'affaire diplomatico e di politica interna che il paese ospitante l'ha fatta diventare, dando cosi ragione, almeno in parte, a quanti sostengono che eventi di tale portata non andrebbero assegnati a paesi politicamente cosi chiusi e antidemocratici. La conferenza non sarà dunque quell'occasione ideale per le donne del mondo di confrontarsi liberamente e di esercitare pressione sui loro governi, ma, allo stesso tempo, come dice Sarah Burd-Sharp del Fondo Onu per lo Sviluppo delle Donne (Unifem), consigliera speciale alla Conferenza, ´se l'avessimo fatta in Svezia, dove la presenza delle donne al govemo e già del 50 per cento, l'impatto locale sarebbe stato molto minore. In Cina la risonanza è stata profonda, come dimostrano le iniziative prese dal 1992 a oggiª. E inoltre, continua Burd-Sharp, ´bisogna considerare che nel mondo una donna su cinque è cinese: malgrado gli enormi problemi, e la decisione di spostare il forum delle Ong a Huairou è solo uno fra i tanti, non si può ignorare che un beneficio per le cinesi è un beneficio per un quinto della popolazione femminile mondialeª. E in effetti è innegabile che le cinesi stiano attraversando un periodo di grande attività ed entusiasmo, ben visibile anche dall'esterno: nascono nuovi gruppi; si parla di violenza domestica o molestie sessuali; si organizzano simposi; cambiano i livelli di coscienza. La Tv Centrale trasmette ogni sera un programma di un'ora, in cui un gruppo di donne discute di problemi femminili, con spigliatezza e libertà rinfrescanti. In un solo giorno il Quotidiano della Cina dedica un'intera pagina a una conferenza di scrittrici a Tianjing, e in cronaca due colonne riportano l'inaugurazione dell'Associazione delle Dottoresse, che conta di riunire tutto il personale medico femminile sotto un'unica insegna distintiva, quella di essere professioniste dedite alla salute altrui e propria, con una diversa etica lavorativa. La presenza pubblica sembra tradursi in una maggiore sicurezza di sé e in un'inedita fiducia nel proprio valore, entrambi sentimenti rivoluzionari per le donne di questo paese.

Proprio per illustrare questo punto Lisa Steams, Mary Ann Burris e Wong Yuen Ling, della Fondazione Ford, che si sono occupate dell'organizzazione del forum fin dall'assegnazione della conferenza alla Cina, hanno curato l'edizione di Riflessioni e Risonanza, un libro di scrittrici cinesi coinvolte nel lavoro di preparazione, pubblicato sia in cinese che in inglese. Grazie anche al contributo economico della Fondazione Ford, decine di donne cinesi hanno potuto partecipare agli appuntamenti preparatori che per molte di loro sono stati la prima occasione di un viaggio all'estero, e il confronto con altre donne, provenienti da tutti i paesi, ha costituito un vero e proprio spartiacque nel modo di concepire sia se stesse che il movimento di cui fanno parte. Nel libro, una collezione di brevi articoli autobiografici, si possono ritrovare le incertezze, i timori e i dubbi che hanno accompagnato l'emozione dell'affrontare questa nuova esperienza. Problemi che vanno dai vestiti da indossare al simposio a quanto dessert prendere durante i buffet, riferiti con insistenza e naturalezza, ma con la grande serietà di chi attribuisce un valore simbolico imprescindibile a ogni atto compiuto "all’estero". Ci sono poi le difficoltà meno concrete, rese urgenti dalla rapidità con cui si sono sviluppati gli eventi, quale quella non indifferente che hanno provato molte delle rappresentanti cinesi rispetto alla concezione stessa di "organizzazione non governativa", concetto del tutto nuovo per loro, la cui introduzione è uno dei meriti da attribuire alla conferenza. Come dice Xie Lihua, una delle autrici di Riflessioni e Risonanza: ´per quanto ci siano già state tre conferenze mondiali sulle donne, noi cinesi non ne eravamo consapevoli. E’ solo la quarta, a Pechino, che ci farà capire che cosa sianoª. Il fatto di scrivere in prima persona, di se stesse, è una grossa innovazione. Nel libro una delle riflessioni più ricorrenti al ritorno dagli incontri internazionali riguarda l’apparente facilità con cui le sorelle "straniere" sembrano esprimersi, sicure di sé, estroverse, abituate ad anni di lotte: ´il movimento femminista occidentale è cominciato dal basso verso l’alto, mentre quello nell’Europa dell’Est e in Cina è dall’alto verso il basso. Le donne in questi paesi non hanno chiaro il concetto di rivoluzionare se stesse, e rimangono passiveª, dice Li Ping, e Guo Jianmei conferma: ´per esempio la recente legge per la protezione dei diritti e degli interessi delle donne è stata un’iniziativa venuta dall’alto. Molte donne non sanno neanche che esiste, e non sanno in che mondo utilizzarla. Quasi tutte le donne nel libro esprimono il desiderio e l'intenzione di cominciare un inovimento indipendente, e di averne compreso la necessità soprattutto dopo aver visto ´come erano attive e aggressive le sorelle di Ammanª, o come erano ´colorate e dirette le sorelle africane, che esprimevano le loro opinioni tramite spettacoli teatrali, canzoni, performances piene di colori e vivacitàª, o come erano ´bene organizzate le sorelle finlandesiª.

Il confronto, che stimola lunghe riflessioni stilla propria identità di donne e di cinesi ritorna pagina dopo pagina, a volte come un contrasto, ma ancora più spesso con la sorpresa di scoprirsi prima donne che appartenenti a una nazionalità specifica. Per poter portare il mondo femminile a Pechino questo settembre, il lavoro paziente di portare se stesse verso il mondo, intrapreso con travolgente entusiasmo, ha messo in moto cambiamenti profondi, che sarà difficile fermare una volta terminata la conferenza. Le donne stanno affermando il diritto a uno spazio in tutti gli ambienti, nei centri di ricerca e nelle università, ma anche nelle unità di lavoro, e nei media, cosi come nei semplici incontri fra i sempre più numerosi gruppi femminili che si dedicano ad attività e ricerca in campi che si diversificano rapidamente. L'entusiasmo e l'ottirnismo non devono però far dimenticare il grande coraggio richiesto in Cina a qualunque gruppo che decida di organizzarsi in maniera autonoma e indipendente dal potere politico. Anche in questo contesto il divario crescente fra governo e popolazione si fa sentire, in modo spesso doloroso e stridente. Le inevitabili critiche al sisteina attirano in poco tempo l'eccessiva attenzione delle autorità, ed è opportuno ricordare il monito inquieto di una diplomatica occidentale, che ha preferito restare anonima: ´tutto questo è molto emozionante, il movimento è incominciato dal nulla e sta assumendo proporzioni sempre più belle. Ma il controllo comincia a farsi sentire: più le donne si organizzano e più vengono viste come gli studenti, potenzialmente pericolose. La distinzione non dovrebbe esistere, ma se invece che "gruppo di donne" si comincia a essere considerate "gruppo politico", la repressione non è mai lontana. E una volta che i fari della conferenza si saranno spenti su Pechino, le donne cinesi avranno bisogno di tutto il nostro sostegno per continuare l'importante lavoro che hanno cominciato, senza essere perseguitateª.

*Tratto da noidonne, settembre 1995