Il parlamento delle donne dei paesi isiamici*



Uno degli avvenimenti più interessanti per chi lavora con le donne dei paesi del Mediterraneo, è stata la tavola rotonda, che si è tenuta il 3 settembre a Huairou, intitolata "Il parlamento delle donne dei paesi dell'Islam". La tavola rotonda era stata organizzata dal Collettivo '95 Maghreb Egalité, dalla Fondazione Friedrich Ebert e dall'UNESCO per presentare al pubblico le "Cento misure e disposizioni per un Codice Maghrebino egualitario, sullo stato personale e sulle relazioni familiari" Questo documento composto di una dichiarazione di principio, una relazione e vari articoli giuridici concernenti i diritti delle persone nel matrimonio, in caso di divorzio e di successione era stato redatto dal Collettivo '95 Maghreb Egalité, una ONG che raggruppa le varie associazioni di donne maghrebine. Negli ultimi tre anni il Collettivo ha condotto varie inchieste ed ha organizzato incontri, dibattiti e riflessioni tra i suoi membri al fine di elaborare questo documento e altri due: un libro bianco sulla ratifica e l'applicazione delle convenzioni e dei trattati internazionali concernenti le donne nei paesi del Maghreb e l'altro sulla condizione della donna in Tunisia, Algeria e Marocco.

Per dibattere queste proposte si è voluto organizzare una specie di Parlamento, le cui parlamentari erano state scelte tra le rappresentanti delle donne che in vari paesi islamici, in Africa, Asia e nei paesi arabi, lottano per il riconoscimento e l'applicazione dell'eguaglianza dei diritti tra uomini e donne nei paesi dell'Islam. Le persone scelte condividevano gli stessi obiettivi ma rappresentavano correnti di opinione diverse per quanto concerne le strategie per realizzarli. Sessanta donne provenienti dalla Malesia, dal Bangladesh, dal Pakistan, dall'India, dall'Iran, dall'Afghanistan, dal Mali, dall'Algeria, dalla Tunisia, dal Libano, dalla Siria, dalla Giordania, dall'Egitto e dalla Palestina componevano il Parlamento, che era presieduto da Asmaa Khadr, giurista e presidente dell'Unione delle Donne Giordane. La seduta del Parlamento era aperta al pubblico.

Il dibattito che ha fatto seguito alla presentazione delle "Cento rnisure" si è concentrato sui tre approcci principali che rappresentano le diverse correnti di pensiero delle femministe che operano nelle aree culturali marcate dall'Islam. Questi tre approcci possono essere schematicamente così identificati.

Primo approccio: l'eguaglianza tra le donne e gli uomini può realizzarsi attraverso una rilettura dell'Islam e un ritorno al pensiero del Profeta Maometto. Il Corano rappresenta un avanzamento storico per lo statuto delle donne, e la religione mussulmana è stata la prima a riconoscere i diritti delle donne, che se situati nel loro contesto storico possono essere qualificati come innovatori, se non rivoluzionari. La interpretazione dell'Islam e della sua applicazione è il frutto di società patriarcali che il messaggio religioso non è riuscito a trasformare. Il peso dell'antropologia, della cultura e la supremazia del potere dell'uomo hanno avuto la meglio sulla religione. E’ un abuso oggi rifarsi all'Islam per giustificare il rifiuto del riconoscimento dell'eguaglianza tra gli uomini e le donne nelle società musulmane.

Secondo approccio: una delle particolarità dell'Islam è la sua apertura e la possibilità di adattarsi alla vita sociale e alle esigenze del presente. Le società musulmane di fronte alle crisi e ai cambiamenti sociali devono fare lo sforzo, l'Ijtihad, necessario e di rivedere i dogmi elaborati nei secoli passati dalle diverse scuole di diritto musulmano al fine di adattarli al presente. Esempio di questo approccio è la Tunisia, che ha situato la sua evoluzione nel quadro della Ijtihad, vale a dire lo sforzo di adattarsi al presente nel rispetto delle tradizioni religiose.

Terzo approccio: bisogna separare la religione dalla gestione delle società, uscire dalla confusione tra le nozioni di identità e di cittadinanza. Gli stati partecipanti alla Conferenza devono adempiere agli impegni presi nell'aderire al sistema delle Nazioni Unite e adottare il principio di eguaglianza tra i sessi che non è altro che una parte indivisibile del principio generale dei diritti umani. Devono pertanto ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite del 1979 per l'eliminazione tutte le discriminazioni contro le donne o togliere le riserve che hanno formulato.

Il dibattito ricco e appassionato, di alto livello scientifico, ha permesso di confrontare i diversi approcci al principio di eguaglianza, ciascuno marcato dalle condizioni politiche dei paesi dai quali erano originarie le parlamentari. E se all'Algeria, risolutamente favorevole alla separazione della religione dallo Stato, si contrapponevano altri paesi, meno fermi nella loro posizione, tuttavia l'obiettivo comune dell'eguaglianza e della libertà delle donne nei paesi di cultura islamica è stato unanimemente riconosciuto come principio di base dell'avvenire delle società musulmane e un'esigenza etica.

Le parlamentari, che hanno sottolineato nei loro interventi di considerare Pechino come un punto di partenza determinante e positivo per il futuro, hanno affermato il loro impegno a proseguire nell'azione indicata dal Collettivo.

*Tratto da Speciale Pechino nn. 5/6, supplemento ai nn. 5/6 1995 di AIDOS News