Cronache dal FORUM di Huairou



Durante i dieci giorni del Forum sono convenute a Huairou 31.000 donne rappresentanti di più di 2.000 organizzazioni di 200 diversi paesi.

Il primo Forum di ONG si era tenuto a Città del Messico nel 1975 e vi avevano partecipato solo 3.000 persone; il secondo, tenutosi a Copenaghen, vide la partecipazione di 8.000 persone e il terzo, a Nairobi, di 13.000.

In totale si sono avuti circa 5.000 eventi, inclusi gli workshops, le tavole rotonde, le assemblee plenarie, le conferenze e le varie rappresentazioni e manifestazioni artistiche. Erano disponibili 75 sale riunione e 86 tende.

Ogni mattina gruppi di donne lasciavano i 32 alberghi e i 60 appartamenti che le ospitavano per raggiungere i luoghi di incontro.

La cerimonia di apertura del Forum delle ONG si è svolta nel Centro Sportivo Nazionale di Pechino il 30 agosto 1995. Vi hanno assistito 10.000 donne. Riportiamo una parte del discorso della Segretaria Generale della IV Conferenza delle Nazioni Unite sulle donne. "E’ giunto il momento di affermare che il potere, i diritti e il contributo delle donne non possono più essere negati. Le donne non sono ospiti del pianeta. Questo pianeta appartiene anche a loro... Lo scopo di questa Conferenza è di riuscire a capitalizzare sulla forza e sulle risorse delle donne per espanderle e costruirci sopra. Questa Conferenza non riguarda gli 'affari' come succede di solito. Ma mira ad apportare dei cambiamenti reali allo status quo caratterizzato da ineguaglianze... Le donne non solo rappresentano la metà della popolazione mondiale ma contribuiscono anche in modo sostanziale alla ricchezza del mondo. Non è un caso che sia giunto il momento per le donne di ricevere il loro giusto spazio nella società... Un cambiamento verso il miglioramento delle donne non solo è inevitabile, ma giusto ed essenziale se vogliamo migliorare il mondo creando una vita migliore per ogni individuo, uomini, donne e bambini di tutti i paesi del mondo... Il nostro incontro qui in Cina, paese vasto e di antiche tradizioni oltreché la più popolosa nazione del mondo, è una formidabile sfida per cambiare le cose... La missione di Pechino non è quella di elaborare ulteriori analisi ma di dar vita ad azioni significative delle quali noi tutte saremo responsabili...

Voglio concludere dicendovi che: una rivoluzione è iniziata! Non si torna più indietro".

(da Speciale Pechino nn. 5/6, supplemento ai nn. 5/6 1995 di AIDoS news)

 

Attraverso una telecamera

Io sono regista e con l'AlDOS ho realizzato un video in preparazione di Pechino che alcune di voi hanno visto, che ha girato molto in Italia tra varie associazioni di donne, è anche andato in onda su Odeon, e ha girato anche all'estero in edizione inglese. Al Forum, a Huairou, la fondazione MS - che deriva dal magazine femminista "MS" - lo ha proiettato ad un gruppo di 150 americane prima dell'inizio dei lavori perché si orientassero su quel che si andava a fare. Vi consiglio, ancora oggi, di vederlo perché aiuta molto a capire il processo che ha portato a Pechino. Io, lavorandoci, ho imparato molte cose tant'è che alla fine mi sono detta "visto che ora ho capito di che si tratta, ho contribuito, a modo mio, a preparare questo evento, tanto vale che parta e vado a godermelo in diretta".

lo però da sola a Pechino non ci sarei andata: mi sono pagata da me tutte le spese, ma ci sono andata con l'AIDOS e in particolare con Daniela Colombo che conosce a fondo questo universo di donne che lavorano a livello internazionale, conosce i meccanismi dell'ONU e le reti delle ONG, parla almeno tre lingue e dunque sa orientarsi e mi aiuta ad orientarmi per capire chi contattare ed intervistare, quali eventi cercare di registrare e così via. Molto lavoro ho fatto con lei e molto per conto mio andando in giro con una macchina semi professionale avuta in prestito da un produttore amico.

Nella vita, invece di andare avanti nella carriera sono andata indietro: una volta dirigevo una troupe e c'erano un operatore e un tecnico del suono che filmavano.

Adesso faccio tutto da me: o questo o niente. Ma la cosa ha un suo fascino. Così ho visto e registrato tante cose che ho composto poi in un discorso organico, un video realizzato con AIDOS.

Vi dico solo alcune immagini, alcune fra tante, che mi hanno colpito, alcune cose che ho visto.

Ho visto un fiume di donne di tutti i paesi, di tutti i colori, di tutte le lingue, di tutte le fogge, un fiume in piena che attraversava il mattino i viali di Huairou.

Ho visto una schiera di giovani cinesine, volontarie dei servizi, che con uno scarno inglese, mappe alla mano, e tanta voglia di rendersi utili cercavano di indicare alle ospiti le vie per giungere nei luoghi dove si svolgevano plenarie, workshop, caucus, seminari, panels e quant'altro.

Ho visto un numero incalcolabile di donne giapponesi: andavano sempre a gruppi e ogni gruppo portava i cappellini tutti uguali. E’ capitato spesso che per strada, nelle tende, nelle sale ricevessi spintoni da una giapponese. Deve dipendere dal fatto che vivono in un paese dove se non si fa a gomitate non si riesce a starci tutti.

Ho visto un donna araba piccola, minuta, col velo in testa, stava accovacciata per terra e discuteva accanitamente con una americana grande e grossa, handicappata, seduta in carrozzella. C'erano tante handicappate al Forum.

Ho visto un gruppo di donne somale tutte con la futa grigia uguale e il copricapo bianco. Semplici, eleganti, bellissime. Quella tela grigia l'avevano tessuta loro, le donne, sottraendo agli uomini il monopolio nell'uso dei telai.

Erano donne di clan diversi che ora a Mogadiscio lavorano insieme per la formazione di altre donne, la formazione al lavoro, alla cura del proprio corpo e soprattutto la formazione politica: imparare a stare tra donne al di là dell'appartenenza tribale e insieme fare pressione perché si raggiunga la pace. Al Forum tenevano un workshop per spiegare alle altre donne quant'è complicata la situazione in Somalia. Un rischio questo incontrarsi al di là del l'appartenenza di clan, peggio ancora farlo in un consesso internazionale: un rischio che al ritorno può costare la vita. Tutte le volte che le ho incontrate ho trepidato per loro.

Ho visto un arabo: sul tesserino di riconoscimento indossava la veste lunga e il copricapo bianco: nei viali del Forum aveva smesso l'abito tradizionale e, in pantaloni e maniche di camicia, si prendeva cura dei suoi due figli maschi, uno a piedi, uno nel carrozzino; mentre la moglie era andata a fare la femminista

Ho visto

un'anziana africana che mangiava con le bacchette gli spaghetti in brodo cinesi

Ho visto e udito africane, indiane, pachistane, arabe, discutere in un fluentissimo inglese... Quando ho invidiato le donne oppresse dal colonialismo britannico e costrette sin da bambine a imparare l’inglese. Non sanno che fortuna hanno avuto! ...

Ho visto

yemenite completamente vestite e velate di nero: solo gli occhi a nudo.

Con mio stupore ho visto Daniela andare incontro a una di loro e abbracciarla e l'altra a risponderle e farle festa e parlarle in italiano.

Ma come hai fatto a riconoscerla? Ho chiesto. "Dagli occhi"

Le ho incontrate più volte, ma quando provavo a inquadrarle immediatamente una del gruppo copriva le altre e davanti al mio zoom non restava che un cerchio buio ritagliato sulle esili spalle ammantate di nero.

Ma ho anche scoperto che qualcuna di loro a volte traeva furtivamente dalle tasche una piccola macchina fotografica e andava in giro scattando foto alle altre...

Ho visto una donna africana col suo abito sfolagrante e una crocchia nera alta di capelli sulla testa. Stava seduta in un mare di sedie bianche vuote, sola e si guardava in uno specchio piccolo per aggiustarsi l'acconciatura. Le ho chiesto se potevo filmarla. Mi ha detto sì e ha voluto darmi il suo indirizzo perché le rimandassi la sua immagine. Ho letto la sua carta da visita: era la direttrice delle carceri di Bamenda nel Cameroon.

Ho visto

migliaia di videocamere e telecamere di tutte le marche e di tutte le grandezze. E una donna su due aveva almeno una macchina fotografica.

Ho visto e intervistato

una giornalista delle Isole Figi che faceva parte di una Task force per l'informazione sulle donne. E noi?

Ho visto e udito ad un workshop di donne del Mediterraneo una donna algerina, bruna, occhi scuri, volto mite e sereno, esordire dicendo: "io sono condannata a morte dai fondamentalisti" e poi, senza alcuna aura di martirio o di vanto, ha cominciato ad esporre il suo punto di vista su un piano d'azione comune delle donne del Mediterraneo, come facevano le altre.

Ho visto

una donna del Sud Africa: sul retro della Tshirt portava una scritta: "Le donne del Sud Africa si uniscono a tutte le altre donne del mondo"

Ho visto

mercatini di tutto e da tutto il mondo. Con questi mercatini molte donne tentavano di ripagarsi del costoso viaggio.

Non ho mai visto poliziotti, forse erano in borghese, ma non ne ho mai visto, Mi hanno pregato spesso di passare per il metal detector, mi pareva giusto, mi sentivo protetta. Peccato che molti con ci passavano!

Ho visto e sentito

donne con voci stupende eseguire qua e la per le vie del Forum canti tradizionali di ogni paese e musica rock. Erano bravissime! Mai le vedremo sui nostri schermi. O chi sa?

Ho visto

dei cessi terribili, ma erano dappertutto.

Ho visto

centinaia, forse migliaia di computer in azione. Internet e E Mail si sprecavano.

Ho visto

in una tenda un gruppo di donne di non so quale paese africano che incontravano la loro delegazione governativa formata da due uomini e una donna

mata da due uomini e una donna. La donna stava zitta e uno degli uomini veniva strapazzato da un donnone alto e grosso che gli rimproverava chi sa cosa delle sue malefatte governative.

Ho visto e intervistato

al Forum un network di donne sudamericane che facevano con una attrezzatura minima un programma ad onde corte. Intervistavano per quattro ore al giorno le donne presenti al Forum e la loro voce arrivava nei più remoti paesi del mondo

Ho visto

la delegazione italiana e... si è scaricata la batteria

Ho visto

acqua, acqua, acqua e fango ... ho visto tende ribaltate, stands scompaginati e altre tende piene zeppe di donne che, indomite, nonostante il diluvio, continuavano a lavorare e dibattere

Ho visto

alla Conferenza migliaia di donne delle ONG a due, trecento per volta in aule grandissime sedute ai tavoli, cuffie in testa, penna alla mano, microfono davanti. Arabe, africane, indonesiane, pakistane, vietnamite, australiane, coreane, sudamericane, europee magrebine... A turno alzavano la mano e proponevano di spostare una parola, di cambiarla, di togliere una virgola, di aggiungerla, perché le modifiche venissero riportate alle commissioni e da queste al gruppo ristretto. Affinché la piattaforma d'azione che i governi dovevano approvare rispondesse meglio agli interessi delle donne. In una di queste aule ho visto una donna, non so di che paese, la cuffia in testa, il microfono davanti, e ricamava...

Ho visto

una donna del Bangladesh esperta di Danida, un'agenzia danese che eroga fondi a sostegno delle ONG. Si chiama Sheren Huq. Per tutto il tempo del Forum e della Conferenza è andata in giro portandosi sulle spalle in uno zaino il figlioletto di pochi mesi. Le ho chiesto: "è il tuo primo figlio?" mi ha risposto "Si, e anche l’ultimo"

Ho visto

centinaia di giornalisti e giornaliste assiepate in sala stampa: erano sempre là. Io ci sono passata moltissime volte. Il loro portavoce preferito - e sembrava essere l'unico disponibile - era Navarro Vallis il portavoce del Vaticano. Decine e decine di microregistratori si protendevano verso la sua bocca, come se parlasse lo Spirito Santo, in fila i vari corrispondenti si contendevano il turno per un'intervista in esclusiva. Fioccavano fogli di agenzia, documenti, dossier. Ma quanti hanno visto e seguito realmente il Forum? E anche la conferenza. Quanti si sono presi la briga di seguire almeno un pezzo dei lavori per vedere come quella particolare Conferenza sulle donne e di donne funzionava? Per vedere e cercare di capire cosa porta di nuovo nel mondo l'esistenza di questo nuovo agente politico a livello internazionale? Quanto abbiamo ancora da riflettere sul tema "donne e informazione"!...

Ho visto

tonnellate tonnellate di carta stampata da fare la felicità di tante nostre biblioteche, ma le tariffe aeree sono un terribile deterrente che frustra ogni fantasia di accaparramento

Ho visto e letto

il telegramma che hanno mandato le compagne dell'AFFI a noi che anche per conto loro stavamo lavorando a Pechino. E’ stato bellissimo.

Ho visto

tante donne ridere e ho sentito anche nel clima serioso delle grandi aule e nel corso dei lavori scoppiare clamorose risate

Ho visto e ascoltato

donne cinesi di una certa età, docenti universitarie di women's studies. Alla domanda "quale argomento vi ha più colpito in questa conferenza" hanno risposto "l'omosessualità" e poi hanno aggiunto: bisognerà fare degli studi, delle ricerche... Come se dell'argomento non si potesse trovare tracce che nei libri, non certo nelle loro vite.

Ho visto

una delle più belle manifestazioni femministe che ancora oggi si possa sognare. Nel quinto o sesto giorno della Conferenza, quando molte parentesi erano già cadute e molte mediazioni avevano funzionato, si era di fronte all'osso duro delle risorse... E allora, occupando scale mobili dell'edificio dove si svolgeva la conferenza, centinaia di donne latino americane hanno cominciato in folla a salire e scendere, scendere e salire mostrando cartelli e scandendo in coro: "Recursos! Recursos! Justicia social! Justicia social". Il coro via via si è allargato, correvano telecamere grandi e piccole da tutte le parti, scattavano i flashs delle macchine fotografiche e accorrevano donne di tutti i paesi in tutte le fogge: africane, indiane, europee, indonesiane, americane e si univano al coro. Ho sentito italiane con le quali c'eravamo appena scambiate un saluto che vedendomi con la videocamera mi chiamavano dicendo: "L’hai presa, l'hai presa?!" "Si, l'ho presa, l'ho presa." L'immagine ci riportava a momenti esaltanti della nostra comune storia politica e per qualche istante - tra noi - sembravano annullate le differenze.

Ho visto

all'aeroporto sulla via del ritorno file e file di donne che facevano il check in: tornavano in Somalia, in Rwanda, in Palestina, in Algeria, in Armenia, in paesi dove c'è fame, miseria, epidemie, guerre, dittature, atrocità di ogni genere...

Tornare, dopo aver cominciato a "guardare al mondo con occhi di donna" - come recitava lo slogan del Forum - dopo un'esperienza di confronto e di nuova civiltà... deve essere dura. Mi sono quasi sentita in colpa di tornare solo in Italia.

Questo ho visto e tante altre cose che ancora non so di aver visto, che capirò poi, che in parte riuscirò a mettere nel video, ma che a me mi accompagneranno - questo è certo - per tutta la vita.

Tilde Capomazza

(da Speciale Pechino nn. 5/6, supplemento ai nn. 5/6 1995 di AIDoS news)

Internet ha legato Huairou al mondo

Uno dei padiglioni più frequentati del Forum era il padiglione delle Comunicazioni. Qui, tra i vari servizi a disposizione dei giornalisti e delle partecipanti al Forum, l'Associazione Comunicazione per il Progresso (ACP) e la sua équipe di 40 donne provenienti da 24 paesi, offriva un servizio di collegamento in Internet, e-mail e informazione elettronica, per mezzo di linee di una capacità di 64 Kilobyte, con relativa formazione per chi non lo aveva mai usato. Il tutto sponsorizzato dalla Apple. Si è calcolato che circa 30 milioni di persone sparse in tutto il mondo abbiano così potuto avere accesso diretto alle informazioni provenienti dalla Conferenza Mondiale sulle Donne.

L'équipe dell'ACP era composta esclusivamente da tecnici donna per dimostrare non solo la voglia ma anche la reale possibilità di colmare il gap che, in tutto il mondo, esiste tra una stragrande maggioranza di uomini, tecnici e operatori di computer, e le poche donne addette al settore.

L'ACP, che è una ONG senza fini di lucro per la creazione di reti informatiche tra le associazioni di donne, negli ultimi due anni ha aiutato centinaia di organizzazioni in più di 30 paesi a collegarsi via computer per i preparativi della Conferenza Mondiale, assicurando in questo modo l'accesso rapido ed ogni genere di documento. L'associazione ha inoltre sviluppato specifici strumenti per collegare in e-mail quei paesi non provvisti dell'accesso al sistema-Internet. Tale sistema opera in ben 18 lingue tra le quali il mandarino, l'indi, il russo, il portoghese e il ceco.

 

Lasciate a Pechino ricordi, non rifiuti

Era questo lo slogan dell'Associazione delle Donne delle campagne e degli Amici della terra. Ad un certo punto del Forum, le donne si sono armate di bastoncini e sacchi di iuta per protestare contro la quantità di rifiuti e spazzatura generata dalle delegate partecipanti alla Conferenza e al Forum.

"Le donne sono venute con la speranza di fornire un'alternativa e per promuovere un consumo sostenibile", hanno scritto in una petizione presentata al Forum il 6 settembre le donne devono mostrare al mondo "di essere abbastanza coraggiose da motivare gli altri a condividere la loro comune preoccupazione per le sorti del nostro pianeta".

Servire col sorriso

Zhou Yan è una volontaria del Centro per la distribuzione dei lasciapassare del Forum delle ONG. Ha un dente dolente e si regge a malapena in piedi per aver passato parte della notte sveglia per dare assistenza al trasporto di una delegata disabile da Huairou a Pechino.

"Ho dormito solo tre ore la notte scorsa" ci racconta Zhou, studentessa dell'Istituto di Lingue Straniere di Pechino, "ho il viso stanco?" ci domanda e poi, con un sorriso, si risponde da sola: "assolutamente no!", e torna a lavorare.

Zhou è una dei 10.000 volontari, ragazzi e ragazze, organizzati dall'Associazione Volontari di Pechino, per prestare servizio al Forum delle ONG e alla Conferenza. Molti di loro, soprattutto quelli che provengono da fuori Pechino sono costretti a dormire in aule scolastiche in situazioni fortemente disagiate, ma sono appagati dal fatto che il loro servizio sia stato largamente apprezzato, come testimonia Sandya Mohapatra, delegata dall'India, che arrivata nella notte ad Huairou èstata aiutata da alcune volontarie a portare i propri bagagli fino al quinto piano.

"Mi sento a casa", ha commentato.

Lo sponsor al Forum

Esprit, la compagnia americana di abbigliamento fondata da una donna, Susie Tompkins, ha fornito 38.000 borse di tela porta documenti per le partecipanti al Forum delle ONG ed è scoppiata subito la polemica e un volantino ha denunciato lo sfruttamento da parte di Esprit della manodopera femminile per la produzione di capi di vestiario.

Nel volantino si chiedeva alle partecipanti di spedire l'etichetta attaccata all'interno della borsa alla compagnia stessa, chiedendo la cessazione dello sfruttamento della manodopera femminile e un controllo globale dei contratti per assicurare alle donne operaie una giusta retribuzione e orari di lavoro che rispondano alle condizioni sindacali.

La Segretaria del Forum, Irene Santiago, si è affrettata a dichiarare che gli sponsor ufficiali era stati attentamente vagliati dal punto di vista del loro impegno sociale e avevano fornito garanzie rispetto allo sfruttamento dei lavoratori.

Superate le barriere linguistiche con i salti mortali

Al Forum era presente anche il Circo delle donne dell'Australia, che ha presentato una serie di performances acrobatiche e mimate ispirate a storie di donne di undici paesi del mondo. L'intento era quello di superare le barriere linguistiche e culturali per far giungere il messaggio sui diritti umani a tutte le partecipanti delle Conferenza.

Le donne presenti al Forum sono state invitate a partecipare, a imparare o a condividere esperienze e abilità ginniche.

Due video per dividere questa esperienza

In occasione della IV Conferenza delle Nazioni Unite sulla donna e del Forum parallelo delle ONG l'AIDOS ha prodotto due video che costituiscono una importante documentazione della fase preparatoria alla Conferenza a livello internazionale e dello svolgimento della Conferenza a Pechino. e del Forum parallelo delle Organizzazioni di donne svoltosi ad Huairou.

Il primo, dal titolo "Appuntarnento a Pechino: Dal Messico alla Gna, vent'anni di movimento delle donne" è un documento di 50 minuti che riporta, attraverso interviste e immagini registrate, in ciascuna delle cinque Conferenze preparatorie (Manila, Jacarta, Amman, Vienna, Dakar) ambienti, figure di donne, tipi di associazioni, temi in discussione, in aree del mondo di cui difficilmente si trova notizia nei media. Un lungo flashback - reso possibile dall'esistenza dei materiali d'archivio, dalla fototeca e videoteca di AIDOS - racconta anche i precedenti della Conferenza, a partire dalla Conferenza di Città del Messico nel 1975, attraverso quella di Copenaghen (1980) e quella di Nairobi (1985).

Il secondo video, "I giorni di Pechino: il movimento delle donne al Forum di Hua’rou e alla Conferenza dei Governi" (45 minuti) girato interamente a Pechino, racconta dello straordinario lavoro di analisi, sintesi, verifica e proposta che il movimento delle donne ha svolto al Forum delle ONG e alla Conferenza. Chi erano queste donne, da quali paesi provenivano, che tipo di esperienze hanno portato, attraverso quali forme di comunicazione, come lavoravano, come si incontravano, come si divertivano, e come, alla fine, sono riuscite ad incidere sul testo della Piattaforma di Azione, con quali esiti positivi, con quali insoddisfazioni, con quali impegni futuri.

I video sono disponibili presso AIDOS al costo di 80.000 ciascuno per le istituzioni e di 50.000 lire per le associazioni di donne e le ONG di cooperazione.

(da Speciale Pechino nn. 5/6, supplemento ai nn. 5/6 1995 di AIDoS news)