Dopo il Cairo: salute, diritti riproduttivi e il perseguimento della giustizia sociale*

di Wendy Harcourt

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Il processo preparatorio della conferenza del Cairo, e gli anni posteriori alla conferenza, mostrano come coloro che operano nel campo della salute e dei diritti riproduttivi, abbiano acquisito un enorme quantità di nuove conoscenze, intrapreso una promozione a livello mondiale attraverso la creazioni di reti efficaci e mostrato una grande abilità nell'armonizzare posizioni culturali sensibilmente diverse. Tutto ciò ha portato al successo del movimento internazionale della donna nel disegno di strategie e mobilitazione intra-regionale per sfidare le politiche locali, nazionali ed internazionali. Inoltre segnala la forza politica del movimento internazionale della donna nello sfidare e nel modificare gli ordini del giorno mondiali per lo sviluppo. [..]Tali iniziative non solo stanno cambiando profondamente gli approcci di popolazione ma stanno portando al ripensamento delle politiche di sviluppo ed alla costruzione di istituzioni politiche.

La maggiore conquista del Cairo è indubbiamente quella di aver promosso la salute ed i diritti riproduttivi e l'empowerment delle donne all'interno di una struttura democratica e di diritti umani. Il processo Cairo+5 sta ora analizzando come questi impegni vengano effettivamente messi in atto. [...]

In primo luogo c'è il rischio di capovolgere l'intero ordine del giorno del Cairo in materia di salute e diritti riproduttivi. Quando si pensa a come porre in atto tale ordine del giorno, il concetto di salute e diritti riproduttivi diventa difficile in quanto è interpretato da diverse culture e posizioni geopolitiche inserite in situazioni economiche differenti.

Per produrre accordi politici a livello internazionale è stato necessario includere queste differenze nel complicato processo di negoziati che ha prodotto il Programma d'Azione. Almeno sulla carta sembra che il Cairo abbia determinato una trasformazione di norme culturali relative ai diritti riproduttivi. Ma quali di queste norme culturali hanno stabilito le basi per un accordo? Coloro che si oppongono alla salute ed ai diritti riproduttivi, ed in particolare modo alla salute riproduttiva sessuale e all'autonomia della donna, vedono nella conferenza del Cairo un ordine del giorno femminista del nord, imposto su altre culture da meccanismi internazionali. Le voci discordi che si sono sentite dal Cairo in poi [...] rivelano che ciò non è vero. Nel sud e nell'est esistono diversi ordini del giorno centrati sulla donna, che sono ugualmente forti e che si basano su proprie storie e norme culturali, pienamente in armonia con la situazione economica e politica locale.

Tali ordini del giorno sono elaborati all'interno di strutture analitiche sofisticate e realistiche che vincolano i rapporti tra i sessi, la famiglia, il pubblico e il privato, gli ambienti micro e macro, con piena consapevolezza delle diversità dei modelli culturali, però che continua a considerare i diritti riproduttivi come decisivi. Ed è la conoscenza della vita delle donne del sud e dell'est fornite da queste strutture che ha condotto alle discussioni posteriori al Cairo e che ne ha conferito autorità, e queste discussioni sono state in primo piano nel processo di messa in atto del consenso ottenuto al Cairo.

Durante l'ICPD, e ora con il processo di revisione del Cairo+5, le differenze tra nord, sud ed est vengono riconosciute e discusse a fondo, in un dibattito in cui tutte le parti si ascoltano. I partecipanti al movimento internazionale della donna, sebben riconoscendo le diverse posizioni, hanno imparato ad unirsi in modo strategico ed efficacemente per arrivare ad un modo di lavorare più democratico e a nuove istituzioni politiche sulla strada della giustizia sociale.

Un'altra questione polemica che continua ad essere evidente nello scenario del dopo Cairo è come attuare una serie di pratiche di salute riproduttiva partecipate e che permettano l'empowerment della donna. Il messaggio del Cairo è chiaro -le donne devono essere il soggetto non l'oggetto dei servizi di salute riproduttiva. Questo rende più delicata la funzione del tecnico esterno -sia uomo o donna - che interviene nella vita di altre donne. Le ricercatrici, coloro che elaborano politiche sensibili, coloro che lavorano nei servizi comunitari e le attiviste delle ONG devono ora pensare a soluzioni creative per fornire la conoscenza e servizi di salute riproduttiva affinché le donne (e gli uomini) di tutte le età e culture facciano scelte auto-determinate. Ciò implica la difficile impresa di trasformare le burocrazie, le istituzioni mediche e le agenzie ben intenzionate ma insensibili all'ordine del giorno (e obiettivi) in materia di politiche di popolazione per favorire l'auto-stima e fornire scelte reali a coloro che utilizzano il servizio.

Tali considerazioni si applicano ad un'altra questione polemica: l'ambiguità intorno all'uso delle tecnologie moderne di riproduzione contro le pratiche tradizionali. Dal Cairo [..], sorge la necessità di separare l'efficacia della tecnologia riproduttiva dalla prestazione oppressiva di organizzazioni mediche e burocratiche. E importante svelare le politiche che sono dietro l'elaborazione e la messa in pratica di una tecnologia. E ugualmente importante determinare la convenienza della tecnologia per differenti gruppi di donne e uomini nelle loro fasi di vita e in contesti culturali specifici. In alcuni casi ciò potrebbe significare respingere le tecnologie di oggi a favore di strumenti meno interventisti.

Ma riconoscere gli svantaggi di alcune tecnologie mediche e della loro prestazione non significa celebrare una tecnologia ostetrica non occidentale. Questa in ogni caso, esiste a malapena. Nello scenario del dopo Cairo il punto è che nel perseguire la struttura per la salute ed i diritti riproduttivi dobbiamo accettare la necessità di trasformare le istituzioni mediche e della sanità in maniera tale da incorporare i requisiti sociali e culturali definiti dalle donne a livello locale, nazionale ed internazionale. Si spera che questa strategia politica condurrà ad una svariata quantità di esempi di vita riproduttiva che riflettano non solo la tecnologia medica occidentale ma le vecchie pratiche tradizionali che le donne reputano adattabili ed ancora utili.

Nel cambiare l'orientamento delle politiche di popolazione verso una struttura di salute riproduttiva incentrata sulle persone, l'obiettivo del dopo-Cairo è di creare condizioni in cui non venga imposto nulla alle donne ma in cui le donne possano scegliere ciò che desiderano senza influenze esterne. 'intervento esterno dovrebbe arricchire e non sopprimere. Per l'esperto, ciò significa avere una preparazione più attenta ed una conoscenza dell'ambito locale per assicurare che la nuova informazione e le tecnologie siano pienamente in armonia con l'esperienza e la cultura delle donne e degli uomini del luogo. Tale premessa includerebbe il diritto delle donne e degli uomini a resistere con discernimento ed informazione, alle politiche che percepiscono dannose per se stessi e per la comunità. 'abilità di coloro che partecipano ai programmi di salute riproduttiva deve consistere nello stabilire priorità e nel fare delle scelte. Si esige anche una direzione ed uno scopo che non abbia solamente carattere individuale ma anche comunitario. Essenzialmente ciò suggerisce che la salute riproduttiva deve essere inserita in un ordine del giorno politico che sia al corrente delle realtà economiche e sociali da affrontare e che, nello sfidare la politica convenzionale su popolazione e sviluppo, contribuisca ad andare verso giuste ed adeguate relazioni sociali.

Questo ci porta ad una delle maggiori critiche emerse nel dopo Cairo: che la battaglia vinta per un ordine del giorno per i diritti riproduttivi, basati sui diritti umani e in un ambito democratico, abbia inevitabilmente accantonato le questioni di sviluppo economico più difficili e politicamente controverse. Nel processo Cairo+5 si sta prestando maggiore attenzione alle 'condizioni propizie' - collocando la struttura dei diritti riproduttivi e l'empowerment delle donne nel contesto della crisi economica globale e le questioni dello sviluppo stesso. A differenza del Cairo, dove non è mai stata messa in questione la crescita economica a qualsiasi costo, nel dopo Cairo i costi sono molto evidenti. I governi, costretti dagli imperativi globali a seguire delle politiche restrittive che obbediscano al mercato, sono incapaci di fornire alle donne i diritti ed i servizi riproduttivi promessi al Cairo. I rigori del mercato, i continui aggiustamenti strutturali, i tagli alla salute pubblica ed il mercato globale hanno un grave effetto sul provviggionamento di servizi medici, di educazione e salute riproduttiva.

Le condizioni macro-economiche esterne costituiscono uno dei temi di discussione nel dibattito del dopo Cairo. Un'ulteriore sfida, che ci porta ad un altro livello politico, è il problema di quanto possano essere sollevati questi temi, nel mondo reazionario odierno di crescente fondamentalismo e incertezza

Quanto è sicuro per le donne sollevare pubblicamente le questioni di salute e diritti riproduttivi? Cosa deve rimanere nella sfera privata? Il 'personale è politico' appartiene a certe culture ed a momenti storici e non può essere applicato a tutte le donne. [...]Nel mettere in atto il programma del Cairo, si vede che le posizioni e gli ordini del giorno politici delle donne si trovano a livelli differenti. Mentre alcune donne in alcune culture possono accogliere e promuovere attivamente una discussione aperta sulla sessualità e sul comportamento riproduttivo, altre, per ragioni strategiche di sopravvivenza, devono mantenere il silenzio. Uno dei temi più difficili dentro il movimento internazionale della donna per quanto riguarda la salute ed i diritti riproduttivi, consiste in come conciliare i diversi parametri del privato e del pubblico che hanno le varie culture. Anche se il Cairo riconosce che non esiste un'unica strategia per permettere alle donne di accedere ai diritti riproduttivi ed alle pratiche mediche riproduttive sicure e piacevoli, è ancora una lotta rispettare le diversità culturali, in particolar modo di fronte alla forte opposizione del Vaticano e degli altri stati religiosi. La politica del dopo Cairo esamina quindi come creare molteplici spazi sicuri che possano diffondere i punti di vista e le scelte delle donne affinché siano introdotti in modo appropriato nelle comunità e nella sfera delle decisioni politiche a livello nazionale.




*Tratto da Sviluppo Salute e diritti riproduttivi: mettere in atto il Cairo. Numero speciale prodotto con il sostegno dellUNFPA, di Population Action International e della Fondazione William and Flora Hewlett.
Wendy Harcourt: wendyh@sidint.org