La politica dell'inclusione e dell'esclusione: la fortezza europa e l'agenda per i diritti riproduttivi1

di Loes Keysers


Loes Keysers esamina il ruolo dell'Europa nell'elaborazione dell'agenda femminista per la salute ed i diritti riproduttivi nel contesto macro economico più generale. Analizza l'agenda per la salute ed i diritti riproduttivi del Cairo nel contesto globale riguardo questioni inerenti popolazione e sviluppo -contesto che obbliga ad una riflessione - e si occupa delle relazioni all'interno dell'Europa e in ambito internazionale della cooperazione nord-sud. Sostiene che vi siano questioni complesse e controverse che devono porsi in primo piano se l'Europa pretende di avere un ruolo coerente e responsabile nello stabilire un'agenda per la giustizia sociale piuttosto che per il controllo della popolazione.


La definizione dell'agenda femminista per la salute ed i diritti riproduttivi.

Qual è l'importanza del Cairo+5 in Europa e per l'Europa? La connessione più ovvia sembra essere il sostegno finanziario, attraverso canali bilaterali e multilaterali di cooperazione allo sviluppo, per l'attuazione del Programma d'Azione della Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo (ICPD) attraverso progetti di salute riproduttiva integrati che siano più favorevoli alla donna e per una serie di incontri di ONG e governi sul tema Cairo+5.A mio parere, tuttavia, vi sono anche altri vincoli tra il 'Cairo' e l'Europa, vincoli abbastanza complessi e talvolta controversi. Queste connessioni divengono visibili quando si parte da un'agenda femminista per la salute ed i diritti riproduttivi perché collega in modo radicale lo sviluppo alla giustizia sociale.

Quest'agenda si centra sui diritti della donna ed il suo potere di autodeterminazione e di benessere in materia di sessualità e procreazione. In realtà 'ogni atto sessuale libero da coercizione e dal pericolo di infezione; ogni gravidanza desiderata; ogni nascita sana'1 riassume il concetto di salute riproduttiva incluso nell'ICPD. Tuttavia, giacché non è stato realizzato in nessuna parte del mondo, né sembra essere facilmente realizzabile, quest'ordine del giorno femminista si inserisce sempre in un contesto di azioni tendenti a stabilire condizioni favorevoli, e ciò implica impegnarsi in un processo di trasformazione culturale, socio-economica e politica.

Il successo nel proporre e realizzare ufficialmente un'agenda ampia e radicale per la salute ed i diritti riproduttivi non dipende solamente dall'entusiasmo e dal lavoro scrupoloso delle femministe impegnate; è decisivamente determinato dall'insieme di condizioni specifiche in cui devono essere raggiunti degli obiettivi. Le dimensioni rilevanti di tali condizioni a livello mondiale ed in Europa sono:

in primo luogo, l'economia politica della salute nel mercato globale accompagnata dalle privatizzazioni ed i tagli ai servizi di assistenza sanitaria pubblici o collettivi esistenti;

in secondo luogo, le precarie condizioni igieniche che rendono la maternità una situazione di rischio di vita per molte donne, con la concomitante tendenza alla medicalizzazione tecnica del concepimento, della gravidanza e del parto;

in terzo luogo, i fattori demografici qualitativi e quantitativi che permeano le politiche dirette a popolazioni specifiche;

l'ultimo, ma non il meno importante: le forze patriarcali tradizionali e nuove contro le donne.

L'articolo analizza il processo del Cairo+5 in Europa alla luce di questi fattori interdipendenti e solleva alcuni interrogativi. ual è l'importanza della salute, o la salute riproduttiva? La salute o i diritti di chi vengono messi a repentaglio? Come vengono proposti? Da chi? erché? E come si rapporta tutto ciò alla 'vecchia' questione di Popolazione e Sviluppo? Ciò servirà ad aprire un vaso di Pandora pieno di sfide e controversie alle quali questo articolo può contribuire stabilendo punti di riferimento per la futura ricerca ed azione femminista a favore della salute ed i diritti riproduttivi come parte di un'agenda europea per lo sviluppo e la giustizia sociale.


L'agenda per la salute ed i diritti riproduttivi dei Cairo.

Le pressioni esercitate dal movimento internazionale della donna per promuovere i principi femministi di salute e diritti riproduttivi e sessuali nel Summit sulla Popolazione del Cairo si è svolto, come asserito da molte attiviste, in uno scenario né di nostra scelta e come parte di un'agenda, né in termini da noi stabiliti. La forma tradizionale di elaborazione di politiche di popolazione e sviluppo, si incentra sulla gestione delle dinamiche di crescita, composizione e distribuzione della popolazione e in

cui la salute ed il benessere delle donne sono strettamente correlati a questioni di fertilità. Al Cairo, gli ideali e le richieste del movimento (per la salute) delle donne riguardanti la salute e i diritti riproduttivi e sessuali furono riformulati e perfezionati in modo da incidere profondamente su questa agenda riguardante la popolazione. Ha funzionato, in quanto i negoziati ufficiali si sono conclusi con un ordine del giorno modificato lontano dagli obiettivi demografici e vicino all'interesse per la salute riproduttiva e l'empowerment delle donne. Questo grande passo in avanti è stato giustamente salutato come una grande conquista che crea sia nuove opportunità che un'enorme sfida politica per l'attuazione del Programma d'Azione come una politica alternativa di gestione della fertilità. Le femministe di tutto il mondo hanno asserito (Correa, 1994; Sen, 1994; Hartmann 1995; Bandarage, 1997) che ciò può essere raggiunto solo con una struttura basata sull'indivisibilità dei diritti e della salute e che pone tali concetti nel contesto generale dello sviluppo di forme di sostentamento sicure, che soddisfino i bisogni essenziali, l'empowerment delle donne e la partecipazione politica. La rete di donne attiviste del sud DAWN (Development Aternatives with Women for a New era -Alternative di Sviluppo con Donne per una Nuova Era) si è espressa succintamente in questo modo:

una trasformazione nel campo della popolazione per applicare in modo efficace la struttura di salute e diritti riproduttivi è condizionata da una rivoluzione virtuale dei sistemi di relazione tra i sessi ed i modelli di sviluppo predominanti. Insieme al loro impegno per i diritti umani, per l'integrità corporale delle donne e la libera scelta riproduttiva, le politiche inerenti alla riproduzione devono essere concepite e attuate come parte di un modello rinnovato di sviluppo umano che promuova istituzioni democratiche e ancor di più, politiche economiche eque. (Correa, 1994:9).

L'attuazione del Programma d'Azione del Cairo sulla base di questa struttura femminista integrata è stata, e continuerà ad essere, messa seriamente in discussione da pregiudizi culturali, sistemi statali e dal mercato. Pertanto, nel processo del Cairo+5, i successi raggiunti contro tutte queste circostanze sfavorevoli, dovranno essere messi in evidenza, riconosciuti e studiati1 come passi determinanti in un processo di trasformazione a lungo termine.

Quali risposte da il Programma d'Azione del Cairo alle domande su popolazione e sviluppo? Oppure il Cairo ha posto queste vecchie domande soltanto in un differente linguaggio al femminile? Che cosa implica ciò nell'attuazione del Programma d'Azione del Cairo nell'Unione Europea e da parte dell'Unione Europea?


La salute riproduttiva in un contesto di "popolazione": contraddizioni e divari

Possiamo dire semplicemente che il problema popolazione si riferisce alla quantità di persone in rapporto alle risorse ed il problema sviluppo si riferisce alla produzione e distribuzione delle risorse stesse. A livello mondiale, il modello di sviluppo attuale prevalente, diffuso dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale è soprattutto indirizzato verso una crescita sostenibile del profitto, la stabilità e del potere di poche persone e istituzioni, piuttosto che ad ottenere il benessere e forme sicure di vita degna e sostenibile per i diversi popoli della terra. Un pilastro fondamentale di questo modello è costituito dalla cruda asserzione e giustificazione maltusiana che il sud sia destinato ad essere povero a causa della sua crescita demografica troppo elevata. Questo concetto ideologico erroneo tuttavia ancora esiste2, soltanto che si nasconde dietro all'espressione 'stabilizzazione demografica', e dietro la priorità dei programmi di sterilizzazione e anticoncezionali a scapito di programmi che affrontino le cause strutturali della malnutrizione e della cattiva salute. Il pericolo di tali asserzioni maltusiane riguardo il rapporto tra popolazione e sviluppo è che allontana l'attenzione dai problemi fondamentali quali: come possiamo provvedere alla salute e alla

vita di tutti, se non entro il 2000, il prima possibile?, e come possiamo conciliare le attuali priorità dello sviluppo di brevetti di materiale genetico e il commercio in Vita e Conoscenza3, il nuovo Accordo Multilaterale sugli Investimenti, le spese elevate per il bilancio militare, i tagli effettuati dai Programmi di Aggiustamento Strutturale alle prestazioni sociali quali servizi di educazione e salute, tutto questo mentre la maternità continua ad essere insicura. E importante considerare che:


ogni giorno muoiono più di 1600 donne a causa di complicazioni durante la gravidanza o il parto (ciò equivale a vittime di quattro incidenti di grandi aerei), nonostante la loro morte possa essere evitata attraverso assistenza medica ad un costo annuale di solamente due dollari a persona. (ONU, IPS 7 Aprile 1998).


La salute riproduttiva come preoccupazione politica non dovrebbe essere un eufemismo per il controllo della fertilità, né per un approccio amplio ed integrato della salute. E' sintomatico considerare le contraddizioni che sorgono come conseguenze del Cairo. In realtà ufficialmente gli obiettivi per coloro che hanno accettato una pianificazione demografica sono stati cancellati, in perfetta linea con il Programma d'Azione del Cairo, l'empowerment delle donne e i nuovi programmi globali sulla salute riproduttiva mentre allo stesso tempo, sotto nomi di programmi poco plausibili, restano intatte vecchie e nuove pratiche di pressione e di coercizione sociale; la differenza è che apparentemente non c'è un reale motivo per lamentarsi. Per esempio, ad Andorra Predasse, (India), il programma 'Sviluppo per le donne nelle aree rurali' ' un programma governativo ben sovvenzionato, dà la possibilità di accedere a crediti a basso tasso di interesse, a un'istruzione gratuita e a un contributo economico alle donne povere che possano dimostrare di aderire al piano di 1 pianificazione familiare' attraverso la sterilizzazione oppure un metodo semi-permanente.


Un altro esempio è l'abuso di sterilizzazione di donne indigene povere in Perù, sotto le direttive dello stesso governo che si è impegnato con il movimento delle donne in un programma completo di salute riproduttiva (de la Fuente, 1998).


Nei circoli europei di cooperazione allo sviluppo, queste contraddizioni devono essere prima di tutto riconosciute e potrebbero servire da stimolo per rivedere le priorità e le condizioni dei finanziamenti.



La politica dell'inclusione e dell'esclusione

L'esempio peruviano mostra un altro aspetto del problema popolazione, esattamente la divisione di persone in categorie distinte di popolazione: i desiderati e i non desiderati, i 'noi' e i 'loro'. Il risultato di tale divisione essenzialmente gerarchica è un tratto differenziale espresso in obiettivi di politiche pro e anti-natalità, così come in leggi favorevoli oppure contrarie all'immigrazione.

L'agenda di popolazione riformulata al Cairo sulla popolazione, con l'inclusione della salute riproduttiva e l'empowerment delle donne, ancora tende a mantenere l'attenzione e i finanziamenti incentrati maggiormente sulla gestione della fertilità nel sud economico. Oscura le connessioni tra una pro-natalità ed un anti-natalità selettiva come due lati della stessa medaglia e non attacca metodi razzisti ed economici di controllo della fertilità che siano strutturali oppure radicati.

Dopo il Cairo, si rende necessaria un'analisi della problematica riguardante la popolazione nel nord e del diverso trattamento globale e regionale riservato a coloro che sono poveri, non desiderati ed esclusi. Le politiche dell'inclusione e dell'esclusione hanno un forte impatto nel campo dell'auto -determinazione in fatto di procreazione e sessualità, di salute e benessere, perché tutto dipende dalla categoria a cui si appartiene: desiderata o non desiderata, e perché è così. Ciò dovrebbe allarmare sia le attiviste europee per la salute ed i diritti riproduttivi, sia coloro che elaborano politiche e si occupano di sviluppo e giustizia sociale. ~ veramente giunto il momento di rivedere, sotto questa luce, sia le politiche di popolazione 'interne', sia i diversi metodi di assistenza sanitaria.


Aborto e sessualità durante e dopo il Cairo

I negoziati ufficiali al Cairo in realtà non si sono incentrati sul contesto popolazione e sviluppo della salute ed i diritti riproduttivi. Tuttavia l'argomento aborto e il sottinteso controverso principio della libera scelta sessuale e riproduttiva delle donne è stato l'argomento centrale. Non c'è da meravigliarsi che tali temi fossero così scottanti: si metteva in pericolo il controllo patriarcale delle donne. Nell'ordine mondiale attuale, è realmente sovversivo ed impensabile da parte delle donne reclamare l'ultima parola in questioni che riguardano la procreazione e la sessualità, prescindendo dall'età, dallo stato civile, dalle preferenze sessuali, dall'avere o non figli, se appartenenti ad una cultura dominante oppure ad una minoranza etnica.

Autorità statali e religiose fondamentaliste si sono unite per minare, criminalizzare e neutralizzare gli sforzi delle donne per essere responsabili del proprio corpo, della propria capacità procreativa e della propria sessualità. Hanno difeso e giustificato l'autorità maschile appellandosi ad immutabili precetti culturali o divini. Hanno posto delle riserve sul Programma d'Azione del Cairo a salvaguardia dei propri pregiudizi culturali e religiosi.

I rischi della maternità non desiderata, imprevista e forzata e gli alti indici di morbilità e mortalità ' così come lo stigma e l'esclusione sociale che derivano dagli aborti effettuati in condizioni rischiose, sono stati documentati a sufficienza e possono giustificare le azioni a favore della depenalizzazione dell'aborto e la creazione di condizioni sicure per tutta la popolazione sessualmente attiva, inclusi, e anzi soprattutto, per gli adolescenti. Le soluzioni ai problemi relativi a questioni tanto cruciali e complesse come l'aborto e la sessualità, dipendono da questo stesso principio del diritto alla sicurezza ed al controllo di se stessi, in contrapposizione al controllo da parte degli altri. Pertanto, il sostegno ai processi e agli atti di auto -determinazione della donna occupa ancora un posto prominente nell'agenda femminista per la salute e diritti riproduttivi, nonostante le restrizioni del Cairo.



Domande dei Cairo+5 per l'Europa

L'agenda del Cairo, per metterla cinicamente, è stata una modifica strutturale impressionante, che può essere chiamato 'controllo della popolazione con un volto femminile' in un quadro generale di uno 'sviluppo del tipo tutto-come-al solito. Il Programma d'Azione di questa Conferenza, centrata principalmente su popolazione e sviluppo, non ha messo in dubbio gli aspetti dominanti del paradigma dello sviluppo, con il suo modello di crescita economica e le sue implicite e tenaci ipotesi neo-maltusiane e razziste sul rapporto tra il numero di persone (non desiderate) e le risorse. Il Programma è quindi rimasto limitato ai dettami delle istituzioni finanziarie e del mercato globalizzante e privatizzato dei mercati come anche alle roccaforti della supremazia bianca e del fondamentalismo patriarcale opposte all'auto-determinazione della donna in materia di procreazione e sessualità. Ciò in pratica ha significato che i grandi interessi della salute delle donne sono stati limitati soltanto alla salute riproduttiva e ad una richiesta depoliticizzata per una maggiore scelta dei mezzi di contraccezione.

Le necessità di cura della salute riproduttiva delle donne vengono ora comprese nei così chiamati programmi di popolazione femministi invece che in programmi ampli di salute per la gente, e senza porre in questione l'economia politica generale della cattiva salute, del disempowerment o persino dell'esclusione di diverse categorie di donne.

Dove è presente l'Europa in tutto questo? Soprattutto come donatrice che finanzia l'attuazione del Programma d'Azione del Cairo nel sud. Tuttavia dobbiamo analizzare le condizioni all'interno dell'Europa alla luce del Cairo+5 e valutare l'ambito e i limiti nell'attuazione di un ordine del giorno femminista per la salute ed i diritti riproduttivi.

Si nota in Europa un'erosione di prestazioni pubbliche incluse prestazioni sanitarie e l'accesso ai contraccettivi. I governi riducono i fondi per lo stato sociale e le prestazioni statali. Dati i criteri dell'Unione Economica e Monetaria, gli stati continueranno a competere tra loro 'per lo stato sociale meno costoso'. In realtà siamo già in un processo di privatizzazione; con la diminuzione delle prestazioni pubbliche, coloro che se lo possono permettere devono procurarsi un'assicurazione privata sulla salute, pagare dei contributi pensionistici privati. Si ridurrà l'assistenza statale per servizi anticoncezionali, i centri di consulenza sessuale e - nei paesi dove esistono -i servizi di aborto. Tuttavia non è chiaro cosa accadrà ai sussidi per il trattamento della sterilità e per la procreazione assistita. 'è una forte tendenza a medicalizzare ulteriormente le gravidanze ed i parti, il ché comporta il pericolo di ridurre le donne che subiscono questo trattamento in uteri che funzionano o a uteri che non funzionano. Dall'altra parte, i gruppi anti-aborto, che sono ogni volta più forti, esercitano pressioni affinché vengano eliminate le prestazioni pubbliche ed esiste un clima morale più restrittivo che condanna qualsiasi tentativo di spezzare i tabù sessuali o per porre le questioni della sessualità al di fuori del matrimonio monogamo ed eterosessuale.

Un aspetto importante su cui non è stata ancora posta abbastanza attenzione è la definizione del problema popolazione nel contesto nazionale o europeo. Ciò porta la nostra attenzione a questioni di composizione e distribuzione. Come affronta l'Italia il fatto che la sua popolazione è quella che invecchia più rapidamente? Cosa indica la proposta presentata nella Francia meridionale (che fortunatamente ha provocato un diluvio di proteste) premiare 'bambini realmente francesi?' E cosa pensare dell'espressione 1 Paesi Bassi sono pieni!' sentita troppo spesso durante le campagne elettorali come argomento per imporre condizioni più severe all'ammissione di rifugiati e di coloro che richiedono asilo politico?

Nella fortezza Europa ci sono diversi approcci a seconda delle considerazioni pro o antinatalità oppure di ammissione o opposizione all'immigrazione di persone catalogate come mano d'opera a buon mercato (lavoratori ospiti) oppure dei dipendenti dell'assistenza sociale. Questo si traduce nell'esclusione di certe categorie di 'gente' e quindi le donne, alle quali non è permesso entrare ufficialmente, né di essere viste ed ascoltate; e per quelle che sono già qui, ma illegalmente, o in attesa di essere legalizzate, viene loro limitata e persino negata l'assistenza sanitaria.

Mentre in ambiti progressisti la diversità e le pluricolture vengono considerate come un bene sociale, in pratica le politiche ed i servizi sono discriminanti. I tassi di morbilità e mortalità materna sono più alti fra le popolazioni alloctone che tra quelle autoctone. Ciò è stato verificato con le donne turche e marocchine nei Paesi Bassi e con le donne di lingua turca e curda a Londra4.


Un'agenda per le attiviste europee dei movimento di tutela dei diritti e della salute riproduttivi e per i legislatori europei coscienti

Il controllo dell'attuazione dell'agenda per la salute ed i diritti riproduttivi come parte delle politiche governative nazionali/ interne, e a livello dell'Unione Europea.


Dobbiamo mantenere le prestazioni che servano alle necessità di salute delle donne, e rimettere in discussione la privatizzazione dell'assistenza sanitaria in generale e, più specificatamente, dell'assistenza che riguarda la salute riproduttiva. Si devono riconoscere ufficialmente e sostenere i pre-esistenti ed i nuovi sistemi locali di assistenza gestiti dalle donne. Inoltre, finché vi saranno gravidanze non volute o forzate (che esisteranno sicuramente), dovranno esserci le condizioni che permettano alla donna di ottenere un aborto sicuro e legale. Dovrebbe poi essere affrontato un altro problema a livello istituzionale, vale a dire la salute ed i diritti riproduttivi degli adolescenti, che sono stati riconosciuti al Cairo ma che non possono essere esercitati a causa dell'atteggiamento di forze politiche, di custodi della morale e di coloro che provvedono alla sanità che vi si oppongono in nome della cultura e della tradizione.


Il monitoraggio della cooperazione per lo sviluppo

Sin dal Cairo c'è una maggiore attenzione verbale e ci sono un po' più di finanziamenti per la salute riproduttiva della donne, ma i tagli ai fondi per la sanità continuano, cosi come continua il deterioramento della salute e del benessere di molta gente a causa della privatizzazione e dell'esclusione sociale ed economica; e c'è una tendenza ad oscurare oppure a tacere sul come attuare i diritti e la salute delle donne quando 1a gestione dello sviluppo resta uguale'.

Nel clima politico attuale caratterizzato da asserzioni maltusiane, da un modello di sviluppo basato sulla crescita economica e dal continuo, così chiamato, rispetto per le pratiche culturali e religiose misogine e abusive, i donatori vengono facilmente persuasi ad adottare soluzioni tecniche all'agenda per la salute ed i diritti riproduttivi: espandendo l'offerta dei mezzi anticoncezionali tecnici, senza però mettere in discussione l'insieme globale di condizioni culturali e di sviluppo sfavorevoli né il ruolo specifico dei donatori e le responsabilità che competono loro.

E inoltre necessario considerare la questione delle condizioni sfavorevoli/ propizie. Oggigiorno sono stati messi a disposizione più fondi per i programmi di pianificazione familiare e per la prevenzione dell'AIDS, tuttavia ciò è in forte contrasto con la mancanza di fondi per i servizi, ed anche lo smantellamento di tali servizi, e per altri aspetti tanto importanti per la salute delle donne come le vaccinazioni, la tubercolosi e la debellazione della malaria, l'approvvigionamento di acqua potabile o più vasti programmi di sviluppo tendenti allo sradicamento della povertà.

Il sostegno alle organizzazioni alternative di donne è necessario più che mai. In situazioni di privatizzazione e di Programmi di Aggiustamento Strutturale ed il conseguente ripiego dei servizi statali che erano disponibili (inclusa l'assistenza sanitaria primaria), le ONG di donne/femministe colgono lopportunità, pero sono anche state sovraccaricate di nuovi compiti incluso la messa in opera del Piano d'Azione. Le ONG di donne passano da organizzazioni non governative a organizzazioni neo-governative anche se senza il controllo sull'agenda per lo sviluppo e sugli stanziamenti complessivi di bilancio.


Affrontare l'accesso differenziale all'assistenza sanitaria, l'inclusione e l'esclusione di certe categorie di donne, di 'popolazioni' nell'ambito di vecchi e nuovi confini degli stati-nazione.

Ciò implica che l'agenda delle attiviste per i diritti riproduttivi, della così detta corrente dominante, che si incentra sui diritti all'aborto, deve essere spogliata del suo eurocentrismo bianco e deve essere ampliata per includere gli interessi delle donne fino ad ora marginali (sebbene si stiano organizzando in gruppi di donne di colore/immigrate) o persino escluse (come le rifugiate, le richiedenti di asilo politico o quelle senza documenti chiamate 'clandestine').



Realizzazione dell'agenda

Illustrare tutti i temi è una cosa; un indispensabile ulteriore passo in avanti è ideare strategie (quali alleanze, potrebbero affrontare cosa e in quale forum) e metterle in opera. Secondo me esistono tre gruppi di priorità e di azioni concrete in un'Agenda Europea per la Salute ed i Diritti Riproduttivi:

è ancora valido il punto focale 'tradizionale' che cerca di decolpevolizzare l'aborto e di garantire un'assistenza medica adeguata per la salute sessuale e riproduttiva, come anche la lotta per aderire esplicitamente al diritto di autodeterminazione nelle relazioni sessuali come un diritto umano;

la protesta contro i tagli al finanziamento dei sistemi di cura della salute (riproduttiva) e della sessualità della donna;

• legalizzare e sostenere la prestazione di servizi di aborto in condizioni sicure, di educazione sessuale, di contraccettivi, della prevenzione e la cura delle malattie a trasmissione sessuale e della sterilità e una particolare attenzione ai bisogni specifici degli adolescenti.

E necessario fare un esame critico delle politiche contraddittorie di cooperazione allo sviluppo dei governi nazionali e dell'Unione Europea che, da una parte appoggiano l'ordine del giorno del Cairo per la salute ed i diritti e riproduttivi, e dall'altra non mettono in discussione il deterioramento delle condizioni generali di salute e socio-economiche e sanitarie dovute allo stesso modello di sviluppo nel quale non viene data la priorità al benessere delle persone. Ciò implica concretamente:

insistere sul fatto che il Programma d'Azione non può essere attuato senza un finanziamento ampio, minimo a livello dell'iniziativa 20/20;

ricercare ed esporre le contraddizioni;

insistere sul fatto che la libera scelta riproduttiva e sessuale come fatto di 'selfempowerment' è -tanto decisiva quanto le condizioni materiali che la propiziano;

porre in questione/far pressione sui governi nazionali e dell'Unione Europea affinché allarghino l'attuale ordine del giorno per la salute riproduttiva, attualmente troppo limitato, e metterlo in un contesto che permetta di superare le condizioni di sviluppo che impediscono il conseguimento di servizi sanitari integrati ed ampi;

incoraggiare le ONG femministe -mediante finanziamenti -affinché mantengano un approccio alternativo, ampio ed integrato;

incorporare le questioni femministe in materia di diritti riproduttivi nella pressione esercitata per la firma e la stipulazione degli accordi Organizzazione Mondiale del Commercio /Accordo Multílaterale sugli Investimenti, e si stabiliscano le condizioni per gli stessi ' la direttiva europea sui brevetti di vita, i fondi per l'estinzione del debito ecc.

Dobbiamo tenere conto della creazione della Fortezza Europa', mettere in discussione la sua politica dell'inclusione e dellesclusione, e concretamente: essere vigili e protestare contro il riemergere delle asserzioni maltusiane e eugeniche oppure i ragionamenti espliciti mirati ad escludere gruppi particolari (stranieri/rifugiati senza documenti; gruppi etnici 'indesiderati) dall'assistenza sociale, oppure per sottoporli a misure di controllo;

• ricercare e documentare approcci differenziali reali di fertilità e assistenza sanitaria;

• rafforzare le iniziative per correggere tali disuguaglianze.


Riferimenti Bibliografici

Bandarage, A. (1997) Donne, popolazione e crisi mondiale -un'analisi politico-economica (Women, Population and Global Crisis -A Political-Economic Analysis). Londra e New Jersey: Zed.

Córrea, S. e Reichmann, R. (1994) Popolazione e diritti riproduttivi, punti di vista femministi dal Sud (Population and Reproductive Rights, Feminist Perspectives from the South). Londra: Zed in associazione con DAWN (Development Alternatives with Women for a New Era -Alternative di Sviluppo con Donne per una Nuova Era)

de la Fuente, M. (1998) Esortazione alla rivalutazione del programma nazionale dì salute riproduttiva', Bollettino della Rete Mondiale di Donne per i Diritti Riproduttivi (Women's Global Network 'for Reproductive Rights Newsletter) No.3

Hartman, B. (1995) (ed. Corretta) Successi ed errori dei diritti riproduttivi, la politica mondiale del controllo della popolazione (Reproductive Rights and Wrongs, the Global Politics of Population Control). South End Press: Boston.

Agenzia IPS di Notizie dal Terzo Mondo, via MISANET, 7 aprile 1998,13 maggio 1998.

Consiglio Nazionale di Ricerca (1997) Salute riproduttiva nei paesi in via di sviluppo, espandendo le dimensioni, costruendo le soluzioni (Reproductive Health in Developing Countries, Expanding Dimensions, Building Solutions). Washington DC: National Academic Press.

Sen, G. Germain A. and Lincoln C. (1994) Riconsiderazione delle politiche di popolazione: salute, empowerment e diritti (Population Policies, Reconsidered: Health,Empowerment and Rights),Cambridge, Harvard University Press.

Smith, L. (1998) Analisi di genere nella pianificazione familiare. Oltre il dibattito Femministe vs. controllo della popolazione ('Gender analysis of family planning. Beyond the feminist vs. Population control debate') in: Jackson, C e Pearson, R. (ed) Punti di vista femministi su sviluppo, analisi e politiche di genere (Feminist Visions of Development, Gender Analysis and Policy), Londra e New York: Routledge.



1 A novembre 1998, la rete HERA (Health, Empowerment, Rights and Accountability -Salute, Empowerment, Diritti e Responsabilità) ha convocato una conferenza in Messico per analizzare specificatamente fino a che punto il Programma d'Azione del Cairo viene messo in pericolo dall'incapacità di far fronte agli impegni finanziari.

2 I seguaci delle dottrine maltusiane vengono anche elogiati. EAccademia Reale delle Arti e Scienze dei Paesi Bassi (Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences) ha premiato il Prof. Paul Ehrlich, l'autore di The Population Bomb (La Bomba della Popolazione) e, più recentemente, di The Population Explosion (L'Esplosione della Popolazione) per il suo lavoro 'scientificamente corretto'.

3 Il Parlamento Europeo, in un atto controverso, ha sanzionato una direttiva che stabilisce che per il Diritto Comunitario élegale brevettare la vita ed il materiale genetico. Tale approvazione potrebbe aprire la strada alla 'biopirateria' delle multinazionali europee. Fonte: Agenzia IPS di Notizie dal Terzo Mondo, 13 maggio 1998 via MISANET.

4 Comunicazione verbale: progetto Targia, Paesi Bassi (1997) e, Rapporto di Ricerca del Progetto Porte Aperte di Salute Sessuale (Open Doors Sexual Health Project) e Salute della Donna (Women's Health), 1997: Valutazione defle Necessità di Salute di Donne di Lingua Turca e Curda in Hackney, Londra (1997: Assessing Health Needs of Turkish and Kurdish Speaking Women in Hackney, London).


*Tratto da Sviluppo Salute e diritti riproduttivi: mettere in atto il Cairo. Numero speciale prodotto con il sostegno dellUNFPA, di Population Action International e della Fondazione William and Flora Hewlett.
Wendy Harcourt: wendyh@sidint.org