La presenza femminile nei Comitati dei trattati



Sui comitati di origine pattizia la Commissione diritti umani ha espresso in un documento del 1999 disappunto rispetto alla composizione di questi organismi caratterizzati al loro interno da una netta prevalenza numerica maschile. La scarsa presenza femminile potrebbe essere assunta, secondo linterpretazione proposta nel documento, ad indicatore della reale posizione delle donne nel sistema delle Nazioni Unite. Il documento segnala linesistenza di membri donne entro il Comitato contro la tortura, la presenza di sole due donne nellorganico del Comitato sui diritti economici, sociali e culturali rispetto ai diciotto componenti questa struttura, di sole tre donne nel Comitato per leliminazione di ogni forma di discriminazione razziale, anche in questo caso su diciotto membri previsti per il funzionamento di questo organismo. Sono invece 7 le donne inserite nel Comitato per i diritti del minore su dieci membri che lo compongono e quattro quelle in organico nel Comitato diritti umani su diciotto esponenti previsti dal Patto che lo istituisce. Questi due ultimi Comitati sono però entrambi presieduti da donne.
Una riflessione a parte, suggerisce la Commissione, potrebbe essere sviluppata in merito allopportunità di mantenere la composizione del Comitato per leliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna unicamente femminile. Nel rapporto presentato dal Segretario Generale per la 57a sessione della Commissione diritti umani
si offre una panoramica degli sviluppi registrabili nel 2000 in seno ai meccanismi convenzionali per quanto riguarda il gender mainstreaming. Rispetto allanno precedente si segnalano cambiamenti di scarso rilievo. Mentre il Comitato contro la tortura ha provveduto alla nomina del suo primo membro donna con il compito di sviluppare le problematiche collegate alla condizione femminile, la composizione degli altri Comitati è rimasta pressoché invariata.
Il Comitato per i diritti economici sociali e culturali è probabilmente lorganismo di origine pattizia che ha affrontato nel corso della sua esperienza con maggior sistematicità una serie di problematiche rispetto alle quali ha saputo sviluppare un punto di vista femminista. Di fatto questo Comitato ha indirizzato alla discriminazione di genere numerosi interventi; i più incisivi hanno riguardato linterpretazione degli artt. 3 (parità uomo-donna), e 10 (protezione della famiglia, delle madri e di bambini) dellomonimo Patto. Recentemente, ladozione del General Comment n. 14 sul diritto alla salute adottato nel 2000 , riconosce specificamente la necessità di considerare i bisogni di cui sono portatrici le donne, anzitutto nellambito del diritto alla salute riproduttiva.
Per rendere più agevole ladozione di una prospettiva di genere la Commissione diritti umani ha posto anche la questione della revisione delle linee guida del sistema di reporting adottate dai singoli comitati derivanti da accordi convenzionali. A questo proposito il Comitato per leliminazione di ogni forma di discriminazione razziale con riferimento allarticolo 5 della Convenzione omonima ha modificato nellagosto del 1999 le regole suggerite agli stati per la stesura dei rapporti periodici allo scopo di dare maggior evidenza alle implicazioni per le donne di tutte quelle violazioni rientranti nella tipologia della discriminazione razziale.


*Tratto da P. Degani, Nazioni Unite e genere, pag.33-34, sito www.cepadu.unipd.org.