Le rifugiate*


Metà dell’intera popolazione di profughi e rifugiati è costituita da donne e ragazze*

In data 1 gennaio 1999, la popolazione di competenza dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) raggiungeva i 21,5 milioni di persone, compresi 11,5 milioni di profughi e rifugiati (vedi il trafiletto laterale sulla classificazione delle popolazioni di competenza dell’ACNUR). I dati disponibili in base al sesso riguardano un totale di 4,2 milioni di rifugiati assistiti dall’ACNUR, cioè circa un terzo della popolazione complessiva di profughi e rifugiati. Le donne costituiscono il 50 per cento del gruppo (vedi il riquadro sull’integrazione dei dati sulle donne nelle statistiche su profughi e rifugiati). Secondo i dati a disposizione, le donne rappresentano il 53 per cento della popolazione di profughi e rifugiati in Europa orientale, il 51 per cento in Asia, e il 50 per cento in Africa. In America Latina e Caraibi, le donne rappresentano il 47 per cento della popolazione di profughi e rifugiati.

Le informazioni contenute nei registri di profughi e rifugiati suggeriscono che le dimensioni della popolazione di profughe e rifugiate mutino a seconda delle ragioni che innestano i vari flussi migratori. In caso di esodo di grandi masse umane a causa di un conflitto, le donne rappresentano il 50 per cento della popolazione di profughi e rifugiati. Ad esempio, nel 1996 dai censimenti a tappeto della popolazione di profughi in Georgia e nella Repubblica Federale di Jugoslavia, risultava una popolazione femminile pari rispettivamente al 56 ed al 53 per cento.

La percentuale di donne che presentano richiesta di asilo è invece minoritaria — il 15 per cento in Italia nel 1992, e un terzo nella Repubblica Ceca, in Svizzera e nei Paesi Bassi nel 1995\1996. In Canada nel 1993 ed in Svezia nel 1997, un po’ più di un terzo — il 38 per cento — delle persone in cerca di asilo erano donne. La maggioranza dei richiedenti asilo sono giovani maschi provenienti dai campi profughi o dai loro paesi d’origine, e che generalmente sono in cerca di lavoro; in molti casi, le donne li raggiungono in un secondo momento.

Alcuni dati relativi alla fine del 1998 suggeriscono che la composizione delle popolazioni di profughi e rifugiati all’interno dei campi profughi sia diversa rispetto a quella delle popolazioni di profughi e rifugiati nelle aree urbane. Nelle aree urbane, le donne e le ragazze costituiscono spesso una percentuale più piccola di profughi e rifugiati - il 36 per cento in America Latina e il 41 per cento in Africa. L’Europa è l’unica regione che vede una presenza maggioritaria di donne e ragazze tra profughi e rifugiati urbani; tuttavia, questa media regionale dipende dall’elevata percentuale di donne e ragazze tra i profughi e i rifugiati urbani in Croazia (61 per cento).I bambini e le bambine di età inferiore ai 5 anni costituiscono un’altra fetta minoritaria delle popolazioni urbane di profughi e rifugiati - il 9 per cento, in confronto al 14 per cento della popolazione generale di profughi e rifugiati.

Al contrario, i campi profughi sono tipicamente popolati da famiglie, e le donne raggiungono il 50 per cento della popolazione totale. La percentuale di bambini e bambine di età inferiore ai 5 anni è superiore nei campi profughi rispetto alle aree urbane. La convinzione diffusa che tali campi siano unicamente popolati da donne e bambini non è tuttavia avvalorata dai dati disponibili. Le percentuali di donne ed uomini al di sopra dei 18 anni nei campi profughi sono approssimativamente le stesse.

Le donne e le ragazze diventano spesso profughe o rifugiate come conseguenza di una violenza subìta, compresa la violenza sessuale. Esse continuano ad essere esposte al pericolo di violenza sessuale durante l’esodo, la permanenza nei campi profughi, la permanenza nel paese di asilo e di nuova residenza, nonché durante e dopo il rimpatrio. Alcuni studi rivelano che le donne e le ragazze sono troppo spesso costrette ad intraprendere attività sessuali in cambio di cibo e di altri beni di prima necessità. Pertanto, l’ACNUR ha prodotto alcune linee guida per i governi e per il personale dei campi profughi sulla protezione delle donne profughe e rifugiate, ed anche alcune linee guida più specifiche sulla prevenzione e la risposta alla violenza sessuale contro le donne.

I governi riconoscono sempre di più l’importanza di fornire un sostegno materiale e psicologico alle donne profughe e rifugiate, in particolare alle donne che hanno subito abusi e molti governi hanno creato delle unità speciali a questo scopo. Altri governi hanno preso misure volte a garantire assistenza sanitaria, istruzione ed opportunità economiche alle donne profughe e rifugiate, molte delle quali sono a capo di un nucleo familiare. Inoltre, si è garantito un sostegno ai progetti dal basso per l’empowerment e la sicurezza economica delle donne colpite dai conflitti, comprese le vedove e le sfollate. Vengono rilasciati i documenti di identità alle persone che ne sono sprovviste, permettendo così alle donne e agli uomini di esercitare quei diritti che venivano loro negati in quanto sfollati.

L’ACNUR ha inoltre avviato alcuni programmi per rispondere ai bisogni delle donne che rientrano nei propri paesi d’origine dopo l’esilio. Ad esempio, le donne parlamentari del Ruanda rientrate dopo l’esilio hanno ricevuto una formazione in materia di stesura delle leggi per l’uguaglianza tra i sessi. Un altro progetto dell’ACNUR, Rwanda Women’s Iniziative, è finalizzato a rafforzare i diritti umani delle donne, assicurarne la piena integrazione nella società ruandese, e ridurre gli abusi sessuali. In Liberia, l’ACNUR è impegnato in un’attività di tutela delle vedove, che una volta rientrate subiscono le conseguenze di leggi discriminatorie in materia di eredità. In Iran, Kenya, Malawi e Stati Uniti, i programmi dell’ACNUR si sono occupati anche della formazione in materia di diritti delle donne per la popolazione maschile e femminile di profughi e rifugiati.

La partecipazione delle donne alla pianifcazione e all’attuazione dei programmi per profughi e rifugiati risulta essere limitata, in parte a causa dei modelli culturali diffusi e della mancanza di competenze e di autostima da parte delle donne stesse. I programmi dell’ACNUR in Bulgaria, Liberia, Slovenia, Uganda e Asia occidentale hanno cercato di affrontare questo problema, ed hanno reso possibile la partecipazione effettiva delle donne alla gestione della comunità di profughi e rifugiati.

Persecuzioni di origine sessuale

Nel 1951, la Convenzione per i rifugiati ha esteso la protezione giuridica ai profughi e ai rifugiati che abbiano motivi ben fondati per temere persecuzioni dovute a motivi di razza, religione, opinione politica o appartenenza ad un determinato gruppo sociale; senza contemplare la possibilità di persecuzioni dovute al sesso, alla sessualità o al genere. A partire dal 1985, l’ACNUR ha cercato di garantire una protezione adeguata alle donne, soprattutto nei casi di persecuzioni di genere, come le violenze sessuali in situazioni di conflitto, gli aborti forzati, la sterilizzazione forzata, la mutilazione forzata dei genitali femminili, o gravi discriminazioni dovute alla trasgressione di consuetudini sociali.

Diversi Stati hanno elaborato linee guida per la valutazione delle richieste di asilo legate al genere. Un numero crescente di paesi, tra cui l’Australia, il Canada, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, riconoscono alle donne lo status di rifugiate in seguito a persecuzioni di genere, quali il timore di subire mutilazioni genitali, il matrimonio forzato e la violenza domestica. È stato inoltre stabilito che lo stupro e le altre forme di violenza sessuale costituiscono una persecuzione quando vengono perpetrate o tollerate dai pubblici ufficiali.

 

* Tratto da The world’s women 2000. Trends and statistics", a cura dell’Ufficio statistico delle Nazioni Unite, New York 2000. Versione italiana a cura della Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità.

L’integrazione dei dati sulle donne nelle statistiche su profughi e rifugiati

La persecuzione e i suoi "agenti": definizioni e problemi di Marilyn Achiron

Donne: persecuzione sotto i riflettori di Judith Kumin

Per approfondire

nella biblioteca TESTI

Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati

Piattaforma di Pechino

Pechino +5

nella biblioteca TEMI

conflitti