Afghanistan



In oltre venti anni di conflitto - interno, contro l'occupazione sovietica e poi di nuovo tra fazioni rivali, tutte in sostanza animate da un fondamentalismo islamico marcato oltre che dalle diverse appartenenze tribali - in Afghanistan le donne sono state trattate come bottino di guerra e sottoposte a stupri e violenze sessuali: la violenza è stata giustificata e condonata dai capi delle diverse fazioni poiché considerata utile a fiaccare la resistenza dell'avversario e ricompensare i propri miliziani. Nel marzo 1994 una ragazza di 15 anni è stata ripetutamente violentata nella sua abitazione di Chel Sotton, un distretto della capitale Kabul, da un gruppo di miliziani che avevano appena ucciso suo padre perché continuava a mandarla a scuola. […] Molte donne si sono suicidare per non fare la stessa fine. In un caso un padre, accortosi dell'arrivo di un gruppo di mujaheddin armati, ha ucciso sua figlia prima che questi gliela rapissero. Ma la situazione è decisamente peggiorata con l'avvento al potere dei Talebani nel 1996.


Storia recente delle donne in Afghanistan di Daniela Colombo

Decreti dei Talebani
I decreti dei Talebani nell'ambito della sanità


PAGINA NERA

BUONE PRASSI

Nel 1996 buona parte del paese è passata sotto il controllo dei Talebani, la cui interpretazione dell'Islam ha causato la perdita di libertà e diritti fondamentali per intere fasce della popolazione civile, e ha significato soprattutto gravi restrizioni alla libertà di espressione, associazione e movimento delle donne.
Editto dopo editto i Talebani hanno sospeso l'educazione femminile, impedito alle donne di lavorare fuori casa (con la parziale eccezione del settore sanitario) e imposto loro di circolare in luoghi pubblici solo accompagnate da un membro maschio della famiglia e con un velo che le copre dalla testa ai piedi (il burqa, che lascia solo un foro chiuso da una grata per guardare e impedisce quasi di respirare). Molte di loro sono state brutalmente picchiate e umiliate in mezzo alla strada dagli zelanti ispettori del Dipartimento per la promozione della virtù per aver lasciato scoperta una gamba o indossato vestiti di un colore sbagliato.
Nel tempo si sono aggiunti altri divieti: ridere, cantare, portare scarpe con i tacchi il cui rumore può infastidire gli uomini.
La vita delle donne di è dunque ritirata sempre di più nelle case, frontiera di una nuova forma di resistenza.

Garantire il diritto all'istruzione

Il lavoro di AIDOS e HAWCA per le bambine afgane

Quattro anni fa l'AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo, entrò in contatto con HAWCA, Humanitarian assistance for the women and children of Afghanistan, una piccola organizzazione con sede a Peshawar (Pakistan), che lavora soprattutto con i nuovi profughi.
Con i pochi fondi privati, raccolti dall'Aidos in Italia grazie a una campagna che ha avuto come testimonial la campionessa di sci Deborah Compagnoni, HAWCA ha potuto dare avvio ad una scuola informale a Peshawar e a una rete di classi all'interno dell'Afghanistan. Le scuole informali restano una componente essenziale dell'intervento di HAWCA: permettono di far fronte ai bisogni di alfabetizzazione di base, di far socializzare bambine e bambini, (sono infatti classi miste), ma anche giovani donne e adulte, consentendo di elaborare insieme il trauma dell'esilio, di annodare relazioni che aiutano ad affrontare le nuove difficili condizioni di vita nel campo, sotto una tenda, in fila per cibo e acqua.
Ma le scuole informali non sono sufficienti. E quest'anno HAWCA e AIDOS hanno dato avvio ad un progetto diverso: "Borse di studio per le bambine afgane", per contribuire a costruire progressivamente una nuova leadership femminile afgana. Le prime 12 bambine, scelte tra le più brave, sono state iscritte ad una scuola privata pakistana del Beaconhouse School System e del City School, nelle classi comprese tra la prima elementare e l'undicesima, cioè il primo e il secondo ciclo scolastico che consente poi l'accesso alla scuola secondaria. Le borse di studio comprendono la retta scolastica, i costi per la divisa, i libri, i quaderni, lo zaino e altro materiale scolastico, la refezione, il trasporto dal campo profughi alla scuola. Inoltre è previsto un contributo economico alla famiglia e uno ad HAWCA, che assicura la gestione del progetto e segue le bambine nel percorso scolastico. La speranza e l'impegno di AIDOS - che ha l'esperienza di un simile progetto in uno degli slum di Calcutta, dove quest'anno le prime due ragazze sono state ammesse all'Università - è di consentire loro di completare il ciclo di studi e possibilmente di dare ad altre la stessa opportunità.
Le prime borse di studio sono state finanziate dal contributo di alcuni dei partners della società di consulenza internazionale Accenture.

AIDOS però non è impegnata solo nel settore dell'istruzione. Avviare dei servizi per la salute riproduttiva è assolutamente necessario e urgente per cambiare la situazione delle donne afgane. Esse infatti detengono il triste primato mondiale del tasso di fertilità, di morti materne, di morti perinatali. Per questo l'AIDOS sta attivamente promuovendo il finanziamento dei programmi dell'Unfpa in situazioni di emergenza.

Chi vuole contribuire al progetto Borse di studio per le bambine afghane
può farlo utilizzando il

c/c postale 76622000
intestato ad AIDOS, via dei Giubbonari 30 00186 Roma
causale del versamento Borse di studio per le bambine afghane

Le organizzazioni che lavorano per riaffermare i diritti umani delle donne in Afghanistan:

www.hawca.org

www.wapha.org

www.rawa.org